“Evitato l’addio di Air Italy allo scalo di Olbia, i dubbi sulla volontà della compagnia di voler continuare a operare in Sardegna purtroppo non diminuiscono. Anzi, non possono che aumentare. Se fino a qualche settimana fa era lecito mettere in dubbio la volontà di Air Italy di voler operare in regime di continuità territoriale, oggi veniamo addirittura a sapere che lo smantellamento della base di Olbia pare sia già iniziato: i Cobas hanno denunciato che le manutenzioni degli Aeromobili Sociali sono state affidate a Atitech e Alitalia, perché per effettuarle nella base olbiese sarebbero necessari adeguati investimenti. Le intenzioni di Air Italy vanno invece in tutt’altra direzione. Nonostante le letterine firmate affettuosamente Rossen, sono convinto che l’interesse per Olbia sia scemato del tutto, al punto che ancora oggi manca un piano industriale: dopo mesi di rassicurazioni, non è stato presentato a sindacati e lavoratori. Ad aggravare la situazione, le condizioni dello scalo, per niente promettenti: un hangar è affittato ad Eccelsa ad uso di Uzmanoff, l’altro è ridotto quasi a un immondezzaio”.
Cresce la preoccupazione del consigliere regionale del M5S Roberto Li Gioi per la precarietà sul futuro dei lavoratori Air Italy alla luce di un nuovo allarme lanciato dai Cobas sull’affidabilità della compagnia.
Air Italy, stando a quanto lamentato dal sindacato, avrebbe già provveduto a privare la base olbiese di servizi primari come le manutenzioni.
La riflessione di Li Gioi parte dai numeri: “I dati sul traffico del Trasporto Aereo diffusi da ENAC ci dicono che nell’anno dell’arrivo della Qatar Airways la performance di Air Italy ha registrato un meno 21,5% di passeggeri rispetto a qualche anno prima, e anche che, nello stesso periodo, l’aeroporto di Olbia ha prodotto un più 6,61%, sfiorando i 3 milioni di passeggeri. Qualcosa vorrà pur dire se, contrariamente ad Air Italy, compagnie come EasyJet, Volotea e Vueling continuano a investire nell’aeroporto Costa Smeralda incrementando il numero di aeromobili e considerando lo scalo di Olbia un nodo fondamentale del loro piano industriale. È arrivato il momento di chiedersi cosa si nasconda dietro tanto lassismo”.
A dispiacere sono soprattutto le condizioni in cui versano i dipendenti, questi sono “costretti a vivere in completa precarietà, nel timore che da un momento all’altro il management trovi un’altra buona scusa per smantellare”.
“A livello regionale – ribadisce Li Gioi – è obbligatorio mettersi subito al lavoro per costruire un nuovo bando di continuità territoriale che non sia soggetto ad attacchi strumentali. La situazione va in ogni caso monitorata costantemente. I 600 posti di lavoro devono essere tutelati con un rilancio dell’attività di Air Italy, che sta invece concentrando la sua attenzione sul medio e lungo raggio limitando l’attività su Olbia alla sola continuità territoriale senza uno straccio di piano industriale”.