“Casta Diva” è il titolo scelto per caratterizzare quest’anno il festival: un titolo preso in prestito dalla celeberrima aria della “Norma” di Vincenzo Bellini, una preghiera che la protagonista dell’opera eleva alla Luna, la “Casta Diva”, appunto.
Il 2019 è infatti l’anno in cui si celebra il cinquantenario del primo sbarco sul nostro satellite: era il 20 luglio del 1969 quando l’astronauta Neil Armstrong mise piede sul suolo lunare nell’ambito della missione Apollo 11, avverando un sogno coltivato dall’uomo per millenni. Ma, un mese dopo, un altro evento segnò indelebilmente anche la storia della musica: “tra il 15 e il 18 agosto di quello stesso anno” – scrive il critico d’arte Ivo Serafino Fenu per illustrare il tema del festival – “a Woodstock, fu il mondo della musica rock a toccare la luna”, in quello che è universalmente riconosciuto come “l’evento simbolo e l’apice della generazione del flower power”. Un evento in parte offuscato, quattro mesi dopo, dell’Altamont Free Concert, una sorta di Woodstock sulla West Coast, che col suo violento epilogo “segnò, per quella generazione, ‘la fine delle illusioni’, divenendo il simbolo delle numerose utopie e delle altrettanto numerose cadute contro le quali si scontrarono i giovani di allora, alla ricerca di una luna conquistata e subito perduta.”
Al ricordo di quella memorabile annata, il festival Dromos dedica dunque la sua ventunesima edizione con la sua collaudata formula itinerante a base di musica, ma non senza il consueto spazio per altri eventi e appuntamenti, come la mostra ART TUBE, da Woodstock alla Luna, a cura di Paolo Curreli e Antonio Manca, e come Woodstock Revolution!, un “concerto lezione” del giornalista Ernesto Assante col trio di Enzo Pietropaoli.
Il cartellone musicale prevede, come di consueto, una fitta serie di concerti, spaziando su più latitudini e generi, a partire dal jazz e i generi confinanti, con un ampio e variegato cast di artisti, in larga prevalenza internazionali. Dromos conferma ancora una volta la sua grande attenzione verso la scena musicale europea e verso le nuove generazioni di musicisti che la popolano, focalizzando stavolta il suo sguardo sulla scena londinese, da sempre culla di giovani e interessanti talenti. E proprio dalla capitale del Regno Unito arrivano Alfa Mist, giovane producer e musicista originario dell’East London, la talentuosa sassofonista Nubya Garcia, che di Londra è nativa (ma le sue origini sono afro-caraibiche) e il collettivo Kokoroko, protagonista sul palco del Mamma Blues, a Nureci, consueta rassegna che suggella Dromos. Giovani veterani sono gli statunitensi Snarky Puppy (protagonisti dell’anteprima del 18 luglio a Fordongianus) e i Forq, formazione nata da una loro costola. Dal cuore dell’Asia sono invece in arrivo gli Huun-Huur-Tu, accostati per l’occasione ai Tenores di Bitti Remunnu ‘e Locu, dal Portogallo la cantante Carmen Souza, mentre è ivoriana la bassista Manou Gallo, e di natali burundesi il cantante J.P. Bimeni. E poi, tra gli italiani, Fiorella Mannoia, Giovanni Allevi, Fabio Treves, Paolo Fresu con il Devil Quartet, Boris Savoldelli; e, naturalmente gli artisti sardi: il trio del pianista Raimondo Dore, il quartetto Roundella, Francesco Piu, Irene Loche, La Città di Notte, The Wheelers, Bob Forte Band, mumucs, De Li Soul.
Per il quarto anno consecutivo il festival si avvale della collaborazione dello scenografo Mattia Enna per arricchire di suggestioni visive questa edizione dedicata alla Luna. Per l’occasione Enna rilegge la Casta Diva nel suo eterno bipolarismo: ora la placida e malinconica Luna argentea, ora la dura e funerea Luna nera. Attraverso il segno grafico delle bozze dei tatuaggi, lo scenografo ha proceduto alla selezione di fotogrammi di film cult nei quali il nostro satellite era protagonista, inserendo suggestioni tratte dalle tavole di Gustave Dorè dedicate al viaggio dell’Astolfo di Ariosto sulla luna (tavole da cui è tratta anche l’immagine scelta per la grafica del festival) e arcani simboli a esso legati.
Un programma ricco e articolato caratterizza dunque anche l’edizione numero ventuno del festival Dromos che si appresta al lancio per l’organizzazione dell’omonima associazione culturale con il contributo della Regione Autonoma della Sardegna (Assessorato allo Spettacolo e Attività Culturali e Assessorato al Turismo), dei Comuni interessati, della Fondazione di Sardegna, della Cantina Contini di Cabras, della Cantina Bingiateris di Ortueri, in collaborazione con le Agenzie regionali Laore e Forestas, Rete Sinis, la Curia Arcivescovile di Oristano, l’Unione dei Comuni del Barigadu, il ‘Du festival, Mamma Blues, festival Licanìas e Barigadu Fest, i curatori della mostra Paolo Curreli e Antonio Manca, il Centro per l’autonomia di Oristano, l’associazione Lampalughis di San Vero Milis, l’associazione Genadas di Nureci, la Music Academy di Isili, l’associazione di promozione sociale Mariposas de Sardinia, ViaggieMiraggi ONLUS, Pastori in moto, la compagnia teatrale BobòScianèl, la Fondazione Italiana Sommelier, Sgfood di Stefano Marongiu, i ristoranti Somu di Salvatore Camedda e Josto di Pierluigi Fais.
I concerti di Dromos
Come sempre, Dromos si contraddistingue per la vasta e variegata offerta di grande musica dal vivo: una regola valida anche per questa ventunesima edizione del festival in cui l’arte dei suoni fa la parte del leone.
Come già noto, il compito di fare da preludio agli appuntamenti di agosto, il 18 luglio a Fordongianus, è affidato agli Snarky Puppy, in scena alle 21.30 nell’unica tappa sarda sul palco allestito nel suggestivo scenario della antiche terme romane, per presentare il disco Immigrance, uscito lo scorso 15 marzo per la GroundUP Music. Un ritorno nel paesino del Barigadu per Michael League, bassista e leader del gruppo fondato nel 2003, già protagonista un anno fa con il gruppo Bokanté, l’altra formazione di cui è artefice e guida. Gli Snarky Puppy sono una sorta di collettivo che si muove tra jazz, funk e R&b, musica scritta e improvvisazione totale, con ben 25 membri in rotazione, tutti impegnati come sideman (con artisti come Erykah Badu, Snoop Dogg e D’Angelo), produttori (per Kirk Franklin, David Crosby e Salif Keïta) e solisti. La formazione di casa a New York rappresenta la convergenza della cultura musicale americana bianca e nera con vari innesti provenienti da tutto il mondo (Giappone, Argentina, Canada, Regno Unito e Porto Rico) e vanta al suo attivo ben tre premi Grammy: miglior performance di rhythm & blues nel 2014, miglior album strumentale nel 2016 e nel 2017.
Due settimane dopo questa gustosa anteprima, il festival prenderà ufficialmente il via giovedì primo agosto a Mogoro, una delle immancabili tappe del suo itinerario, rinnovando così l’incontro tra Dromos e la Fiera dell’Artigianato artistico della Sardegna, quest’anno alla sua cinquantottesima edizione (dal 27 luglio al primo settembre). Alle 21.30, sul palco in Piazza Martiri della Libertà (biglietto a 20 euro più diritti di prevendita), sarà di scena Paolo Fresu in testa al suo Devil Quartet, formazione che ha debuttato alla fine del 2003, e che nel nome rimanda e allude al suo illustre precedente, l’Angel Quartet (nato nel 1994 come alter ego elettroacustico dell’allora già avviatissimo quintetto “storico”). Gli strumenti del Devil sono gli stessi dell’Angel Quartet: accanto alla tromba e al flicorno del leader ci sono il chitarrista Bebo Ferra – altro musicista sardo (cagliaritano) che si è affermato oltre i confini isolani -, Paolino Dalla Porta, uno dei contrabbassisti più apprezzati nel panorama del jazz italiano, e il batterista Stefano Bagnoli, un raffinato specialista nell’uso delle spazzole su piatti e tamburi. Diverso rispetto al quartetto dell'”angelo” è invece il suono, più acustico nel quartetto del “diavolo”, come dimostra in particolare il quarto album del gruppo, “Carpe diem”, pubblicato lo scorso anno dalla Tǔk Music, l’etichetta fondata dallo stesso Paolo Fresu nel 2010.
La chiesa di San Giovanni di Sinis, nell’omonimo borgo marino in territorio di Cabras, farà da suggestiva cornice, la sera dopo (venerdì 2 agosto) alle 20, alla performance di Boris Savoldelli, una delle voci più originali nel panorama internazionale. Definito dal magazine All About Jazz New York “un immenso talento multiforme”, il cantante bresciano (che lo scorso aprile ha conquistato New York con il secondo concerto allo storico club “The Stone” di John Zorn) proporrà un repertorio costruito ad hoc, arricchito dal sapiente uso dell’elettronica, utilizzata per duplicare in tempo reale la propria voce al fine di creare armonizzazioni vocali tipiche degli ensemble corali. Il suo live set in solo voce è un vero e proprio viaggio sonoro dove spiritualità e misticismo sono protagonisti assoluti.
Altri suoni e atmosfere, un’ora e mezza dopo (alle 21.30), nella Piazza Centrale a ridosso della Chiesa, con il concerto di Alfa Mist, produttore e compositore londinese recentemente salito agli onori della critica con il disco “Structuralism”, pubblicato per la Sekito lo scorso 26 aprile. La musica dell’artista nato e ancora residente a Newham, si caratterizza per suoni urbani ispirati dal jazz, da lui stesso prodotti e composti, che hanno sorpreso positivamente pubblico e critica. Già con il suo precedente EP “Nocturne” (Sekito, 2015) aveva impressionato parecchio, ma con “Antiphon” (album autoprodotto e senza il supporto di una vera e propria etichetta) la stima e la fama di Alfa Mist si è moltiplicata in brevissimo tempo: basti pensare che ha ottenuto 6 milioni circa di visualizzazioni su Youtube, mentre la prima stampa del vinile (Giugno 2017) è andata esaurita in preordine in due giorni.
A seguire, spazio dopofestival con un live set del cantante Boris Savoldelli. La serata, sotto il titolo Archeowine & Jazz, è la prima della serie Dromos Win(e) Jazz con cui il festival, in collaborazione con Laore (agenzia regionale per lo sviluppo in agricoltura) e con eccellenze della ristorazione locale, sposando musica e vino, celebrerà alcuni dei migliori prodotti vitivinicoli del territorio nei suoi luoghi di origine, come la vernaccia di Cabras e di Baratili San Pietro e, nel Mandrolisai, il Lollóre di Ortueri.
Sabato 3 agosto Dromos approda nella “sua” Oristano per uno dei concerti più attesi di questa ventunesima edizione: sul palco allestito in Piazza Cattedrale (grazie alla gentile concessione dell’area da parte della Curia Arcivescovile di Oristano), riflettori puntati su Fiorella Mannoia, in concerto alle 21.30 (biglietti a 40 euro nel primo settore e 30 nel secondo, più diritti di prevendita) per l’unica data sarda del tour all’insegna del suo nuovissimo disco, Personale (uscito alla fine dello scorso marzo). Il lavoro si snoda in tredici brani inediti, tredici storie che raccontano consapevolezze e prese di coscienza, riflessioni su se stessi, sull’umanità, sulla vita e sui sentimenti, in tutte le loro sfaccettature, e molto altro ancora; un album che è anche – come afferma la cantante romana – una “piccola e umile ‘personale'”, come recita il titolo: a rafforzare il racconto delle canzoni, trovano infatti spazio le fotografie realizzate dalla stessa Fiorella Mannoia in varie parti del mondo, assecondando una passione per l’arte dello scatto che ha recentemente approfondito e condiviso sui social network.
Due antiche tradizioni vocali, così lontane tra loro, ma anche così vicine, si incontrano e confrontano domenica 4 in uno dei luoghi più sacri dell’età nuragica, il Santuario ipogeico di Scaba ‘e Cresia, in territorio di Morgongiori: protagonisti, alle 19.30, gli Huun-Huur-Tu, con le loro musiche e canti di Tuva, nel cuore dell’Asia, e i Tenores di Bitti Remunnu ‘e Locu, da quarant’anni ambasciatori del canto tradizionale sardo, riconosciuto dall’UNESCO tra i Patrimoni orali e immateriali dell’umanità: nato nel 1974, il coro è attualmente composto da Daniele Cossellu (Oche e Mesu oche), Mario Pira (Bassu), Pier Luigi Giorno (Contra), Dino Ruiu (Oche e Mesu Oche).
La musica degli Huun-Huur-Tu viene definita come profondamente misteriosa e diretta conseguenza del loro stile di canto armonico, figlio di una tradizione secolare: una tecnica nella quale il cantante, sfruttando le risonanze che si creano nel tratto tra le corde vocali e la bocca, emette contemporaneamente la nota e l’armonico relativo. Questa tecnica permette lo sviluppo di un universo del suono unico e coinvolgente, ricco di armonici sopra e sotto la frequenza fondamentale. Un altro elemento peculiare del gruppo è l’utilizzo di strumenti tradizionali come l’igil, il byzaanchi, il khommuz, il doshpuluur e il tuyug.
Si intitola Casta diva il progetto ad hoc al centro della serata di lunedì 5 agosto a San Vero Milis (ore 21.30): al centro dei riflettori nel Giardino del Museo Archeologico sarà il pianista algherese Raimondo Dore, in trio con Salvatore Maltana al contrabbasso e Massimo Russino alla batteria. Il progetto gioca sull’esaltazione dei contrasti, a partire dall’ironica contraddizione nei termini che il musicista individua nel concetto di castità rispetto al senso dell’essere Diva. Un procedimento attraverso il quale sottopone la Norma di Bellini a un intervento di destrutturazione, per poi procedere a una ricomposizione quanto mai straniante e originale. Lo spartito interagisce e dialoga con le immagini altrettanto fondanti, per l’immaginario contemporaneo, proposte nel pionieristico film Viaggio nella luna (1902) del regista francese Georges Méliès.
Ancora musica made in Sardinia martedì 6 agosto: a Baratili San Pietro, in Pratza de Ballusu, luci e amplificatori si accenderanno alle 21.30 per Roundella, quartetto cagliaritano nato nel 2012 quando la cantante Francesca Corrias, il contrabbassista Filippo Mundula e il batterista Gianrico Manca, sulla base del precedente quartetto Around Ella (tributo ad Ella Fitzgerald), decidono di dar vita a un progetto originale avvalendosi della chitarra di Mauro Laconi. Roundella è una continua ricerca ritmica e sonora in cui le influenze si intrecciano senza creare barriere e le differenti personalità dei quattro musicisti trovano una unità completa nel groove e nel beat. Nell’estate del 2015 esce il primo lavoro discografico, Biography, prodotto da S’Ard Music.
A seguire il concerto, un dj set di De Li Soul, alter ego di Mario Delitala, con le sue selezioni musicali che spaziano dall’afrobeat al jazz, dal funk al blues, dalla bossa nova alla cumbia. La serata, dal titolo Vernaccina Funky, rientra nel progetto Dromos Win(e) Jazz in collaborazione con Laore.
Le sonorità della nuova scena new wave jazz inglese coloreranno il festival mercoledì 7 agosto a Cabras (ore 21.30), dove è attesa Nubya Garcia, giovane sassofonista nativa di Londra, ma di origini afro-caraibiche, tra i più interessanti musicisti della nuova generazione inglese. Dopo le importanti e significative esperienze con la Outlook Orchestra e Congo Natty, e dopo aver militato accanto a leggende come Horace Andy e Sister Sledge o come parte integrante dei jazz ensemble Nérija e Maisha, la Garcia è diventata un nome ben noto nel panorama musicale britannico, intraprendendo, successivamente, la carriera solista che in breve tempo l’ha portata all’esordio discografico con Nubya’s 5ive, uscito a maggio 2017 (ormai esaurito anche nella versione ristampata). Un anno dopo esce il suo secondo EP, When we are (Nyasha Records, 2018). Attualmente è al lavoro per il nuovo album, la cui pubblicazione è prevista per il 2019.
Il compito di chiudere questa nuova serata Archeowine & jazz (progetto Dromos Win(e) Jazz), sponsorizzata dalla Cantina Contini di Cabras, spetterà a mumucs, ovvero la “traversata in solitaria” per voce e loop station della cantante e compositrice oristanese Marta Loddo. A lei spetterà anche il compito di introdurre ogni serata del festival inserendosi con i suoi interventi manipolativi sulle celeberrime note della Casta Diva cantata da Maria Callas, e interpretando con la sua voce e i suoi effetti manipolativi i versi più belli che, nei secoli, i poeti hanno dedicato alla Luna.
Parole e musica si intrecceranno giovedì 8 agosto (alle 21.30) ancora a Cabras, per Woodstock Revolution!, concerto/lezione del giornalista Ernesto Assante e il Wire Trio del contrabbassista Enzo Pietropaoli, con Enrico Zanisi al pianoforte e Alessandro Paternesi alla batteria. Un incontro “multidisciplinare” che sposa musica e narrazione, proponendo e commentando ascolti, filmati e testimonianze che contribuiscono a informare ma anche a incuriosire e stimolare il pubblico, portandolo a conoscenza di storie, aneddoti e curiosità legate allo storico evento dell’agosto del 1969, tra i più rappresentativi per il movimento hippie di fine anni sessanta: la tre giorni di pace, amore e musica che vide la partecipazione di musicisti e gruppi come Santana, The Who, Janis Joplin, Joan Baez, Joe Cocker, Creedence Clearwater Revival, Sly And The Family Stone e Jimi Hendrix.
Il concerto si terrà nell’Area del Museo Civico “Giovanni Marongiu” che custodisce, attualmente, importanti testimonianze del territorio di Cabras, dal Neolitico fino al Medioevo. Salito alla ribalta nazionale per l’esposizione della spettacolare statuaria di Mont’e Prama, i cosiddetti Giganti, attualmente si appresta a concludere i lavori che lo renderanno Polo Museale, sede permanente del patrimonio scultoreo.
Chiusura di serata, anche questa nel segno di Archeowine & Jazz (progetto Dromos Win(e) Jazz) con un nuovo dj set di De Li Soul.
La suggestiva distesa di lecci di Mitza Margiani a Villa Verde farà da cornice, venerdì 9 agosto (ore 21.30), al concerto dei Forq, progetto nato in seno agli Snarky Puppy: insieme al tastierista Henry Hey, altro fondatore del gruppo è stato infatti Michael League. Il quartetto strumentale statunitense si caratterizza per il suono dinamico e una spiccata propensione per l’esplorazione sonora. Al suo attivo, tournée negli Stati Uniti e in Europa, con concerti in festival internazionali tra cui il North Sea Jazz festival e il GroundUP Festival di Miami Beach. Il terzo e più recente album dei Forq è Thrēq, rilasciato alla fine del 2017. Con Henry Hey alle tastiere (ha lavorato con David Bowie nel suo ultimo disco, Black Star), completano l’organico Chris McQueen alla chitarra (altro Snarky Puppy), Kevin Scott al basso e Jason “JT” Thomas alla batteria, musicisti e improvvisatori di livello mondiale.
Il festival pianta le tende a Neoneli sabato 10 agosto, dove in piazza Barigadu (ore 21.30; ingresso a 10 euro più diritti di prevendita) è attesa la bassista e cantante ivoriana Manou Gallo, brillante leader e musicista dal carisma e l’energia irresistibili (suona il basso come uno strumento a percussione fondendo in maniera personalissima soul, funk e blues). Le sue composizioni alternano l’utilizzo della lingua Dida (ivoriana), del francese e dell’inglese. Nel 2017 la musicista originaria di Divo incontra il leggendario bassista Bootsy Collins, noto nell’ambiente della black music statunitense, con il quale incide l’album Abj Groove, potente e originale contenitore di ritmi e influenze africane che l’hanno consacrata come la regina dell’afro groove.
I ritmi e le suggestioni del Portogallo caratterizzano la serata di domenica 11 in piazza IV Novembre a Ula Tirso con la cantante lisbonese (di origine capoverdiana) Carmen Souza. Alle 21.30 l’artista, caratterizzata da un personalissimo stile capace di condensare le influenze della tradizione di Capo Verde con elementi tradizionali e contemporanei del jazz, presenterà il suo nuovo progetto dedicato alla musica di Horace Silver, da sempre accreditato tra gli artisti che maggiormente l’hanno ispirata nel corso della sua formazione artistica. Carmen Souza (insignita nel 2013 del premio come migliore interprete di morna e come migliore voce femminile al Cabo Verde Music Awards) sarà affiancata dai suoi Silver Messengers, ovveroBenjamin Burrell al piano, Theo Pascal al basso e al contrabbasso e Elias Kacomanolis alla batteria, con la missione di onorare il repertorio del grande pianista e compositore statunitense.
Tappa in provincia di Nuoro l’indomani (lunedì 12) alle 21: a Ortueri, presso la Cantina Bingiateris, sponsor della serata, sarà di scena il duo blues capitanato dal cantante e armonicista Fabio Treves, portavoce della musica del diavolo in Italia, inventore del “blues delle masse” e padre del genere musicale in Italia. Ad affiancarlo, Alex “Kid” Gariazzo, chitarrista che da venticinque anni lo accompagna nella Treves Blues Band, con la quale conta sei dischi e centinaia di concerti in tutto lo Stivale. Il concerto ripercorrerà la storia del blues, dalle origini ai canti di lavoro, passando per il blues arcaico e quello elettronico di Chicago, fino ad arrivare a quello contemporaneo. La serata, con degustazione (compresa nel prezzo del biglietto di 30 euro) e posti limitati, dal titolo Lollore & Blues (progetto Dromos Win(e) Jazz), sarà chiusa da un dj set di De Li Soul.
Mamma Blues
Da martedì 13 agosto Dromos si trasferisce, come consuetudine, a Nureci, caratteristico borgo dell’Alta Marmilla, dove fino a giovedì 15 si svolgerà la dodicesima edizione di Mamma Blues, il festival nel festival che ogni anno chiama a raccolta un sempre crescente pubblico di neofiti e appassionati del genere di matrice afroamericana. Lunedì 12, a far da preludio alla rassegna e sintonizzare le frequenze del blues per le strade del paese, saranno i neo diplomati della Music Academy di Isili, sul palco dell’Arena Mamma Blues alle 21.30 con il concerto di anteprima intitolato The Two Face of Woodstock. Il festival rimarca ancora una volta la sua grande attenzione verso la scuola isilese, che prepara gli allievi allo studio della musica moderna, seguendo standard di formazione internazionali e preparandoli nel migliore dei modi al futuro percorso accademico.
Ad aprire ufficialmente la serie di concerti all’Arena Mamma Blues (martedì 13) ci penserà alle 22 La Città di Notte, band di recente formazione, capitanata da Diego Pani, che ripercorre le strade del blues, dello swing e del cool jazz con la precisa volontà di utilizzare la lingua italiana per popolare le proprie liriche, strizzando l’occhio ai pionieri dello swing italico degli anni cinquanta.
Un’ora dopo (alle 23) la calda serata si farà rovente con la Treves Blues Band, formazione fondata dall’icona del blues italiano Fabio Treves (già protagonista il giorno precedente a Ortueri). “Il puma di Lambrate” (questo il suo soprannome) ha festeggiato nel 2014 i suoi prolifici quarant’anni di carriera (ha ricevuto l’Ambrogino d’oro, importante riconoscimento conferito dal Comune di Milano per i suoi meriti artistici), percorsi con coerenza e passione sulla lunga e tortuosa strada della “musica del diavolo”: un cammino cominciato nel 1974 quando l’allora ventiquattrenne armonicista lombardo fonda la Treves Blues Band con l’intento di divulgare i valori del blues, le sue storie e i suoi impareggiabili interpreti. Unico artista italiano ad aver condiviso il palcoscenico con Frank Zappa, Fabio Treves – che vanta anche collaborazioni con pilastri del genere come Sunnyland Slim, Johnny Shines, Homesick James, Billy Branch, Dave Kelly, Paul Jones – quest’anno festeggia i suoi settant’anni e per l’occasione sarà accompagnato dai suoi storici musicisti: Alex “Kid” Gariazzo (chitarre e voce) , Gabriele “Gab D” Dellepiane (basso) e Massimo Serra (batteria, percussioni).
Mercoledì 14 agosto il Mamma Blues entrerà nel vivo con un doppio set che si preannuncia pirotecnico. Alle 22 a salire per primo sul palco sarà il bluesman sassarese Francesco Piu, per l’occasione in veste di One Man Band sulla scia della sua ultima fatica discografica, “Peace & Groove” (Appaloosa Records, 2016), un album dove blues, soul, funk e gospel si miscelano con storie che raccontano d’amore, di guerra e di speranza. La stesura dei testi è stata firmata a quattro mani dal trentottenne cantante e chitarrista sassarese con lo scrittore Salvatore Niffoi (vincitore del Premio Campiello nel 2006 con il romanzo “La vedova scalza”). Al suo attivo vanta svariati tour che l’hanno visto esibirsi negli Stati Uniti, Canada e nei migliori festival blues d’Europa, collezionando illustri collaborazioni (da Eric Bibb che ha prodotto il suo terzo disco, “Ma-Moo Tones”, a Tommy Emmanuel, Guy Davis e Roy Rogers), e dopo innumerevoli aperture di prestigio (John Mayall, Johnny Winter, Jimmie Vaughan, Robert Cray, Derek Trucks Band, Joe Bonamassa, Charlie Musselwhite, Robben Ford, Larry Carlton, Albert Lee, Fabulous Thunderbirds, Sonny Landreth).
Un’ora più tardi, alle 23, microfoni accesi per il cantante burundese J.P. Bimeni. Nel suo album di debutto, Free Me, Bimeni (discendente di una famiglia reale del Burundi) sorprende con una voce che ricorda quel soul del primo Otis Redding, in cui risuona l’anima dell’Africa. Rifugiato a Londra fin dai primi anni 2000, attraverso le sue canzoni parla di amore e perdita, di speranza e paura, con una convinzione e un’aderenza alla realtà che arrivano dalle esperienze con le quali la vita l’ha costretto a confrontarsi.
L’ultima serata di Mamma Blues, giovedì 15 agosto, si apre (sempre alle 22) con la cantante e chitarrista Irene Loche e la sua Full Band, progetto in cui sonorità folk e soul si incontrano, e in cui accordature aperte e ritmi lontani la fanno da protagonisti. L’artista sarda dal 2015 è ufficialmente entrata a far parte della scuderia Magnatone, unica italiana nel panorama mondiale.
Alle 23 chiusura in bellezza con i Kokoroko, giovane band londinese di otto elementi guidati dalla trombettista Sheila Maurice-Grey. La formazione si caratterizza per le coinvolgenti composizioni in stile soul e spiritual, e si ispira a maestri come Fela Kuti, Ebo Taylor e Tony Allen e alle sonorità provenienti dall’Africa Occidentale. Lo stile che li contraddistingue prende forma dalle loro radici Nigeriane e West Africa, mescolate ai suoni urbani londinesi. Dal vivo i Kokoroko hanno costruito la loro ampia fama (registrando diversi sold out nel loro recente tour invernale) e catturando il pubblico attraverso l’abilità musicale e la spiccata presenza scenica. Il brano Abusey Junction incluso in “We Out Here”, compilation manifesto di Brownswood Records, ha raggiunto la cifra di 30 milioni di visualizzazioni su Youtube.
Spenti amplificatori e riflettori sul palco dell’arena, la musica del diavolo proseguirà ogni sera a partire dalla mezzanotte nei Giardini Sottomonte, con The Wheelers (martedì 13), Bob Forte Band (mercoledì 14) e The Vipers (giovedì 15).
I biglietti per la prima e la seconda serata del Mamma Blues costano 10 euro (più diritti di prevendita); 15 euro il prezzo per la terza, 25 euro per l’abbonamento alle 3 serate.
Il 31 agosto il festival vivrà una coda di fine estate a Bauladu, in occasione dell’undicesima edizione del ‘Du – Bauladu Music Festival. Alle 21.30 (ingresso a 25 euro più diritti di prevendita), a inaugurare la restaurata piazza Giovanni Maria Angioy, saranno protagonisti gli 88 tasti del pianoforte di Giovanni Allevi, in Sardegna per una tappa del suo “Piano solo tour – Summer 2019”. Dopo il grande successo della tournée invernale, dove il compositore è stato impegnato in numerosi concerti sold-out, incontri e appuntamenti istituzionali, il pianista di Ascoli Piceno proporrà una scaletta che alternerà le atmosfere seducenti delle ultime composizioni e i brani più celebri della sua ventennale carriera.
La mostra ART TUBE, da Woodstock alla Luna
Confidenzialmente chiamata The Tube dai londinesi, la più antica rete metropolitana di Londra e, ancor oggi, una delle più estese al mondo, con le sue ramificazioni, i suoi incroci, il geniale schema grafico ideato nel lontano 1931 da Harry Beck e l’inconfondibile roundel, è stata scelta come impianto simbolico e visivo per la mostra ART TUBE, da Woodstock alla Luna che si inaugura a luglio in data da definirsi nei suggestivi spazi del Parco dei Suoni di Riola Sardo. A cura di Paolo Curreli e Antonio Manca, farà da contrappunto visivo, documentario e sonoro al ricco calendario musicale promosso da Rete Sinis e da Dromos Festival per l’estate 2019. Un viaggio che ha le sue radici nel secondo dopoguerra e che si dipana attraverso un’immaginaria linea ferroviaria, una metropolitana che attraversa diverse stazioni fondamentali, facendo salire e incontrare tanti viaggiatori. Un percorso visivo e immediato scandito dalle immagini delle cover degli album di quei musicisti che, proprio a Woodstock, si sono riuniti trasformando quella “fermata” in epocale, generazionale e fondante. Un viaggio che ognuno può ripercorrere, scendendo e salendo, guardando e ascoltando e suggerendo nuove linee. Tanti I compagni di viaggio inaspettati, in questo percorso della e nella memoria: Allen Ginsberg, Jack Kerouac, Gregory Corso, Robert Frank, William S. Burroughs, i protagonisti della Beat Generation, padri o fratelli di Bob Dylan, di Patti Smith, di Jim Morrison, di Ray Manzarek e di tanti altri. Sono il seme di movimenti culturali, di protesta e di costume che avrebbero coinvolto tutto l’Occidente, e le ripercussioni nella musica furono importanti quanto quelle del movimento Hippy nato a San Francisco da una costola della Beat Generation.
ASUONDIVERDE
Da diversi anni Dromos porta avanti il progetto ASUONDIVERDE che, in stretta sinergia con i Comuni ospitanti e attraverso le buone pratiche ambientali promosse dal Protocollo di Kyoto, intende conseguire l’obiettivo primario della riduzione dei rifiuti, in termini non solo di risultati concreti e tangibili in occasione dei singoli eventi ma, soprattutto, in termini di educazione alla cittadinanza consapevole per l’adozione di comportamenti e stili di vita sostenibili. L’utilizzo di stoviglie biodegradabili, la riduzione della produzione dei rifiuti, il potenziamento della raccolta differenziata, l’uso di alimenti a kilometro zero, la riduzione dei consumi energetici e l’utilizzo di fonti rinnovabili, ben si prestano alle caratteristiche dei concerti di Dromos che, spesso, nascono per la valorizzazione dei luoghi, dei prodotti tipici e della tradizione enogastronomica di ciascun territorio. Da anni anche le scenografie del festival, realizzate dallo scenografo Mattia Enna, si caratterizzano per l’uso di materiali riciclati e riciclabili. Il festival, che da quest’anno si sta attivando per diventare plastic free, sta anche portando avanti l’iniziativa Dromos a impatto zero, contribuendo a un progetto di riforestazione per l’assorbimento del gas serra e per neutralizzare la nostra impronta negativa, seppur minima, sui territori. Il progetto di piantumazione, in collaborazione con l’Ente Forestas e il festival Licanìas, prevede per il prossimo autunno nel Comune di Neoneli, la messa a dimora di 70 alberi con la partecipazione di amministratori e cittadini volenterosi e sensibili che amano un festival ASUONDIVERDE.
Serenate stralunate
Si intitola così la performance in programma il 3 agosto alle 18.30 al Centro per l’autonomia di Oristano (con ingresso libero). Uno spettacolo che intende ridare cittadinanza al cantore lunatico che ancora sa fermarsi, alzare lo sguardo per cercare la luna e, lasciandosi ispirare, permette che il suo cuore dialoghi con lei. Presentato dal Centro per l’autonomia con il Theatre en vol, con la regia di Michelle Kramers ed elementi scenografici di Puccio Savioli, tenterà una narrazione del misterioso rapporto tra follia e creatività come espressioni della stessa lunaticità, tracciando un parallelo in chiave a volte ironica e a volte onirica, con azioni teatrali, quadri viventi ed elementi scenografici essenziali. Una composizione interdisciplinare di serenate stralunate, interpretate dagli utenti e operatori del Centro per L’autonomia, per coinvolgere il pubblico in un viaggio alla ricerca della Luna, insieme ispiratrice e ammaliatrice.
Il diritto di contare
L’epopea della conquista della Luna è, apparentemente, una storia scritta tutta al maschile o, almeno, così ci è stata sempre raccontata. Diretto da Theodore Melfi nel 2016, Il diritto di contare (2016), il film in visione il 12 agosto a San Vero Milis, nel Giardino del Museo Archeologico, con inizio alle 21.30 e ingresso libero, narra un’altra storia attraverso una pagina sconosciuta della NASA. Nella Virginia segregazionista degli anni Sessanta, la legge non permette ai neri di vivere insieme ai bianchi. Uffici, toilette, mense, sale d’attesa, bus sono rigorosamente separati. Da una parte ci sono i bianchi, dall’altra ci sono i neri e La NASA, a Langley, non fa eccezione. Katherine Johnson, Dorothy Vaughan e Mary Jackson sono la brillante variabile che permette alla NASA di inviare un uomo in orbita e poi sulla Luna: matematica, supervisore di un team di “calcolatrici” afroamericane e aspirante ingegnere, si battono contro le discriminazioni (sono donne e sono nere), imponendosi poco a poco sull’arroganza di colleghi e superiori. Il diritto di contare mette in scena efficacemente il razzismo e il sessismo ordinario dei bianchi, concentrandosi sui drammi silenziosi che muovono la Storia in avanti, con una colonna sonora soul e jazz, a rimarcare il pragmatismo positivista della scienza e a dispetto di ogni rimozione, perché, dice Coster sbottando sulla faccenda del bagno: «qui alla NASA la pipì è tutta dello stesso colore».
Pacchetti turistici
Anche quest’anno il cartellone di Dromos, attraverso alcuni dei più suggestivi luoghi dell’Oristanese, si accompagna a una proposta di pacchetti turistici, come Viaggio in Sardegna con Dromos e Radio Popolare, a cura dell’a.p.s. Mariposas de Sardinia con l’agenzia ViaggieMiraggi, tra le terre della Marmilla e della Penisola del Sinis (info 08118894671 – [email protected]), e i mototour Pastori in moto (info Nicola 3450699255 –[email protected]).
Info biglietti
I biglietti per il festival Dromos e per Mamma Blues si possono acquistare online e nei punti vendita del circuito Box Office Sardegna (www.boxofficesardegna.it; tel. 070 657428). Riduzioni del 30 per cento sono previste per gli over 65 anni e i giovani sotto i 18. I bambini sotto i 6 anni non pagano. Convenzioni Carta del Docente e 18app.
Per informazioni, la segreteria dell’associazione culturale Dromos risponde al numero di telefono 0783310490 e all’indirizzo di posta elettronica [email protected]. Altre notizie e aggiornamenti sono disponibili sul sito www.dromosfestival.it e alla pagina www.facebook.com/dromosfestivalsardegna.