I querelanti, diversamente, prima del processo “hanno chiuso le porte a qualsiasi trattativa“. Il suo avvocato Julien Papineau ha anche assicurato alla stampa, prima dell’udienza, che “nessuna conciliazione era possibile“. Il signor Vincent Huberdeau, per i querelanti, ha affermato al contrario che i suoi “clienti hanno scritto al sindaco di Saint-Pierre-d’Oléron, Christophe Sueur, per trovare una soluzione amichevole, esigendo solo che il gallo venga rinchiuso di notte“. E questo, secondo la denuncia, non si limitava a cantare all’alba, ma il suo chicchirichì si sentiva spesso, un po’ a tutte le ore del giorno, forse perché libero di muoversi nel giardino della casa della signora che poi è finita a processo.
Di solito il gallo, colorato e vispo, stava appollaiato su un ramo di un albero del giardino e di lì amplificava il suo verso che arrivava come disturbo ai vicini di casa. I due pensionati avevano pregato la donna di risolvere il problema, ma questa non ci sentiva, gli altri invece sentivano la squillante “voce” del pennuto.
E’ risaputo, nell’immaginario collettivo, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, che il canto del gallo simboleggia il sorgere del Sole, invece non sarebbe così: il canto dei galli all’alba, infatti, non dipende dalla percezione di stimoli ambientali quali l’aumentare della luce, ma dall’orologio circadiano di questi pennuti. A stabilirlo è stato uno studio condotto da due biologi della Nagoya University, Tsuyoshi Shimmura e Takashi Yoshimura, che ne riferiscono sulla rivista “Current Biology”. Varie sentenze in Europa, come anche in Italia della Corte d’appello di Trento, ha stabilito che il canto all’alba del gallo non costituisce disturbo della quiete pubblica, ma quello della Rochefort la cui proprietaria è finita in tribunale sembra cantasse addirittura di notte. In poche parole, i vicini di casa, quando hanno visito che non risolvevano il problema hanno sporto denuncia.