Donna cosmopolita, artista surrealista, attenta alle questioni sociali, musa e amante di Picasso, travolta in una liaison dangereuse, Dora (al secolo Henriette Theodora Marković) precipita in un inferno privato, ai confini della follia. Federica Fracassi, splendida e pluripremiata attrice, incarna questa creatura luminosa e fragile, il suo tormento e la sua dedizione, «la sua capacità di vedere senza essere vista, l’ostinazione quasi infantile, lo straordinario talento» e insieme «la sua perdizione». La sua vita segnata dalla tragedia – il tradimento, la morte della madre – si trasfigura in avvincente “contrappunto” in cui l’arte si rivela la chiave di una personale resurrezione oltre il dolore.
“Dora Pro Nobis” è un viaggio nella mente della protagonista tra i ricordi e i rimpianti, i graffi sull’anima di una passione distruttiva – quasi incarnazione della duplice pulsione di eros e thanatos – che la lega al suo “carnefice”. «…Sono la donna che piange, sono la donna verde dei quadri del genio, sono l’idea stessa del dolore: il mio, il suo, il dolore del mondo», così Dora Maar descrive il suo rapporto con Pablo Picasso: «…solo io so quello che lui è …è uno strumento di morte …non è un uomo, è una malattia». Un’analisi lucida e feroce di una relazione devastante, segnata dai tradimenti e dalla gelosia (dopo un breve e luminoso idillio iniziale) e in cui s’intrecciano arte e vita: oltre a posare come modella per il pittore spagnolo, che la ritrae in molte sue opere, Dora con la sua macchina fotografica immortala Picasso nel suo studio, al lavoro, e documenta le fasi di preparazione di “Guernica”. E intanto, sollecitata da lui prova a dipingere, subendone le critiche.
Per amore di un uomo Dora Maar dimentica il suo talento e rinuncia (in parte) a esprimersi attraverso l’arte della fotografia, a lei così congeniale, in cui si era ben presto affermata, ottenendo un buon successo anche nella pubblicità e nella moda, grazie al suo stile originale in cui si mescolano tecniche diverse, un uso insolito della prospettiva e delle geometrie, tra ottiche deformanti, doppie esposizioni e collages, cui si alternano i ritratti realizzati con uno sguardo e una sensibilità particolare verso gli ultimi e i disperati e le immagini del degrado urbano e sociale. Una serie di scatti che riflettono la tensione ideale della giovane parigina figlia di un architetto croato e di madre francese, cresciuta in seno alla buona borghesia ma fatalmente attratta dal mistero e dall’inquietudine che si celano dietro la “normalità del quotidiano, alla ricerca della dimensione onirica e fantastica ma anche consapevole del dramma e dello squallore della miseria, da cui comunque affiora un’inconsapevole e perduta innocenza, in una fusione di etica e estetica.
Sul palco un’attrice raffinata e “camaleontica” come Federica Fracassi, votata al teatro e alle nuove drammaturgie con rare apparizioni cinematografiche (da “Happy Family” di Gabriele Salvatores a “Bella addormentata” e “Sangue del mio Sangue” di Marco Bellocchio, “Il capitale umano” di Paolo Virzì e “Antonia”. di Ferdinando Cito Filomarino, fino a “Gli sdraiati” di Francesca Archibugi e “Benedetta follia” di Carlo Verdone), vincitrice di prestigiosi riconoscimenti, dal Premio Eleonora Duse all’Ubu, il Premio ETI-Gli Olimpici del Teatro e il Premio Franco Enriquez – prossimamente sul piccolo schermo con la serie “Luna Nera” prodotta da Fandango per Netflix.
Focus sulla potenza terribile e pericolosa dell’amore, sullo smarrirsi in un sentimento non (pienamente) ricambiato e totalizzante, in “Dora Pro Nobis”: Concita De Gregorio attinge ai documenti e alle testimonianze ma anche a memorie familiari, restituendo il respiro di un monologo interiore su un tema anche oggi scottante e attuale, quel retaggio della cultura patriarcale che rende la vicenda di Dora Marr emblematica di una condizione femminile subordinata e marginale per cui l’affermazione personale e delle proprie capacità è sempre più ardua e difficile per le donne, senza però rinunciare in questo (auto)ritratto o diario d’artista all’intensità e struggente bellezza della poesia.
I PROSSIMI APPUNTAMENTI
Vernissage delle creazioni dei piccoli “Fun…tasisti!” guidati dal costumista e scenografo Marco Nateri – lunedì 22 luglio alle 19.30 nei negozi del centro di Pula – per un evento all’insegna della creatività dei “vetrinisti” in erba ispirati ai dipinti dei grandi maestri – da Matisse a Klee, Kandinsky, Mondrian e Balla.
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Studio per “Pièce per Cinque” con concept e coreografia di Andrea Gallo Rosso – in programma martedì 23 luglio alle 21.30 all’ex Municipio di Pula – affronta attraverso il linguaggio della danza e del movimento temi fondamentali e attuali come le migrazioni di popoli e l’inclusione. L’arte diventa strumento di reciproca conoscenza contro la diffidenza e la paura della diversità, in un processo creativo che permette di tradurre in efficaci metafore visive le inquietudini del nostro tempo. «“Pièce per Cinque” – spiega Andrea Gallo Rosso nelle note – gioca con il doppio significato della parola francese pièce, che ha sia un significato numerico – come un pezzo d’arte o un pezzo di pane… – sia un significato abitativo – come una stanza in un appartamento. Idealmente la ‘pièce o stanza’ alla quale ci si riferisce è un luogo “abitato” da persone che possono decidere, più o meno liberamente, di vivere insieme… Quali sono le regole per (ri)stabilire l’armonia?».
Tra mito e storia con “Tracce nella città sommersa” – un “Percorso teatrale nel sito archeologico di Nora” firmato dall’attrice e regista Rossella Dassu, in scena con Daniel Dwerryhouse, Lara Farci e Ada Quondamatteo – mercoledì 24 luglio alle 19 tra le rovine dell’antica città fenicio-punica e poi romana per ideale viaggio nel tempo alla scoperta degli antichi abitanti dell’Isola. Fonti letterarie e reperti archeologici documentano il susseguirsi delle dominazioni e delle diverse civiltà attraverso i secoli, da un’epoca remota allo sbarco dei mercanti semiti e poi dei conquistatori, avidi di ricchezze e potere. Temi ricorrenti la curiosità e la diffidenza verso lo straniero, la crudeltà della guerra e perfino l’insensatezza dei nativi pronti a uccidersi l’un l’altro per futili motivi – nel silenzio e nell’indifferenza degli dèi. Una narrazione corale, con una sequenza di “quadri” che rimandano alle varie epoche tra episodi veri e inventati – sotto lo sguardo dei “custodi del tempo”.
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“Offelia Suite” ovvero “Alluvione amorosa per attrice e scenografie sonore” è l’opera olofonica di Arturo Annecchino, tratta da “Offelia” di Luca Cedrola – in scena giovedì 25 luglio alle 21.30 all’ex Municipio di Pula – che indaga nei labirinti della mente e nei sentieri della follia, tra le voci che risuonano e i ricordi che affiorano nella solitudine della fanciulla perdutamente innamorata di Amleto, fino alla tentazione fatale del suo riflesso nell’acqua. Sotto i riflettori Viola Graziosi (voce) con lo stesso Arturo Annecchino al pianoforte e le elaborazioni sonore di Michele Fiori, per la regia di Graziano Piazza: i personaggi del dramma si affollano intorno all’orfana, con i loro consigli e le loro vane consolazioni, in una sorta di flashback preludio alla caduta. In quel tempo off – oltre la scena – Ofelia «ricerca le ragioni del suo Amore fino sopra quel ramo che si spezza» e si interroga sulla «follia di vivere: forse sognare, dormire…» fino a trasfigurarsi in canto.
Tra ironia e dramma con “Andromaca” da Euripide, uno spettacolo di Massimiliano Civica e I Sacchi di Sabbia con Gabriele Carli, Giulia Gallo, Giovanni Guerrieri e Enzo Iliano – in cartellone venerdì 26 luglio alle 20 al Teatro Romano di Nora per una moderna rilettura dell’antica tragedia come una grottesca danse macabre. La gelosia di Ermione, sposa di Neottolemo, per la vedova di Ettore, ridotta in schiavitù, si spinge fino a desiderare la morte della rivale, che ritiene colpevole della propria sterilità, e del figlio che costei ha generato dal marito. In assenza del re gli eventi precipitano: sopraggiungono Menelao, padre di Ermione e Peleo, padre di Achille e nonno di Neottolemo, l’uno per sostenere la vendetta della figlia l’altro per ostacolarla e salvare il bambino. Ciascuno persegue i propri fini in attesa del ritorno del sovrano, ma quell’agitarsi e discutere si rivela vano, il fato ha deciso altrimenti e tutto si riduce a un vuoto gioco di maschere.
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Viaggio alle sorgenti del mito di “Orfeo” – fino alle molteplici declinazioni contemporanee – con la pièce di Bianca Melasecchi sabato 27 luglio alle 20 al Teatro Romano di Nora con la voce recitante di Andrea Bosca – volto noto del piccolo e del grande schermo, da “Don Bosco” e “Raccontami” a “Medici” e “Il capitano Maria”, da “Noi credevamo” a “Magnifica presenza”, “Pasolini” e “Nemiche per la pelle”, oltre a un’intensa attività teatrale. Tra musiche di Gluck e Bizet, Piazzolla, Morricone, Mascagni e Debussy – interpretate da Stefano Maffizzoni al flauto e Giulio Tampalini alla chitarra prende forma la storia dell’aedo capace di incantare e ammansire con il suono della lira perfino le bestie feroci, giunto fin nell’Ade per sottrarre al regno delle ombre l’amata Euridice. Versioni discordanti mettono in risalto le ipotetiche e differenti motivazioni di quell’ultimo sguardo alla ninfa, che la riconsegna – per sempre – all’aldilà.
Un duplice appuntamento all’insegna della danza contemporanea – domenica 28 luglio a partire dalle 19.30 al Teatro Romano di Nora – con “Deriva Traversa” – una performance di Dewey Dell con Teodora Castellucci (che firma anche la coreografia) ispirata alla solitudine del pastore e a un canto intonato al vento e alle voci degli animali, quasi «un tentativo di decifrazione dell’invisibile… attraverso una discesa nel sé, una geografia del soprannaturale» (spettacolo vincitore del Bando Danza Urbana di Anticorpi XL).
Sul palco del Teatro Romano di Nora – alle 20 – spazio a “Juliette”, una creazione di Loredana Parrella per Cie Twain liberamente ispirata alla tragedia di “Romeo e Giulietta” di William Shakespeare: in scena dieci danzatori (Gianluca Formica, Maeva Curco Llovera, Yoris Petrillo, Caroline Loiseau, Luca Zanni, Elisa Melis, Giulia Cenni, Aleksandros Memetaj, Maria Stella Pitarresi, Marco Pergallini) per ripensare un finale diverso. La sposa adolescente che sceglie la morte per riunirsi al suo sposo, baciando il veleno sulle sue labbra per poi trafiggersi con il pugnale, si trasforma in un suo ipotetico doppio, una giovane donna che affronta il peso del lutto e decide di fuggire lontano, seguendo il consiglio del buon frate Lorenzo, per reinventarsi un futuro. In uno dei fatali snodi del destino, la coreografa immagina la seconda vita della “sua” Juliette, di nuovo capace di aprirsi all’amore, di sognare la felicità. «Juliette inizia un viaggio alla ricerca della sua libertà ma c’è una storia che la reclama costantemente… Non è la bella Verona, ma l’inferno di Frate Lorenzo la cornice di questo viaggio all’interno dei personaggi del dramma shakespeariano».
Il XXXVII Festival La Notte dei Poeti è organizzato dal CeDAC con il patrocinio e il sostegno del MiBAC/ Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e della Regione Sardegna – Assessorato del Turismo, Artigianato e Commercio e Assessorato della Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport, e del Comune di Pula – con il contributo della Fondazione di Sardegna e il prezioso apporto di Sardinia Ferries, che ospita gli artisti in viaggio per l’Isola (e ritorno) sulle sue navi.
per informazioni e prenotazioni:
e-mail: [email protected] – cell. 3454894565 – 3459515704
www.lanottedeipoeti.it