Le indagini tuttavia hanno portato a riconoscere come responsabili del folle gesto, due giovani ragazzi americani: Elder Finnegan Lee e Christian Gabriel Natale Hjorth.
Sarebbe stato Lee nello specifico ad infliggere gli otto colpi di fendente che nessuno scampo hanno lasciato al giovane Carabiniere, reo di aver svolto il proprio lavoro.
Oscura la ricostruzione dei fatti, dove non mancano aspetti estremamente nebulosi e zone d’ombra.
Ma oltre le incertezze, oltre le supposizioni, esistono i fatti.
Ed è un fatto che nella soffitta della stanza d’albergo dei due giovani siano stati ritrovati l’arma del delitto e i vestiti insanguinati.
E’ un fatto che Rega abbia lasciato una moglie sposata poco più di un mese fa e con la quale intendeva costruire la propria vita, il proprio futuro, la propria famiglia.
E’ un fatto che il Vicebrigadiere sia stato ucciso in modo disumano nell’adempimento del proprio dovere.
Così come è un fatto che sull’intera vicenda, la stampa abbia commesso l’unico errore che mai e poi mai dovrebbe compiere: disinformare.
Mentre le indagini erano ancora in corso, e nessuna certezza ma solo vaghi sospetti potevano esistere sull’identità degli assassini, su diverse testate è apparsa la notizia secondo cui gli aggressori del vicebrigadiere erano due nordafricani.
Poco conta che la ricostruzione dei fatti sia stata smentita poco dopo. In quel momento la porta della disinformazione è stata aperta, l’odio e l’intolleranza riaccesi, sguinzagliati i razzisti rabbiosi del web, fomentata la paura, irrimediabilmente dimenticata la vittima.
Così in luogo di un doveroso e rispettoso silenzio, sono state le assordanti polemiche a farla da padrone, e un carabiniere vigliaccamente ucciso svolgendo il proprio nobile dovere è diventato un mezzo di becera e bassa propaganda politica.