Il teatro come chiave per parlare al Libano della Sardegna, alla ricerca di miti comuni del Mediterraneo.
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Con questo proposito Gianluca Medas e i Figli d’Arte Medas concludono la serie di performance estere della pièce teatrale Mammai Manna.
Dopo Tunisia (gennaio) e Russia (aprile), il nuovo spettacolo di danza e cinema scritto e diretto dall’attore, regista e autore cagliaritano sarà al Teatro Monnot di Beirut, venerdì 12 luglio alle 20:30.
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L’evento è organizzato dall’associazione Figli d’Arte Medas in collaborazione con il Teatro Monnot di Beirut e l’associazione del balletto sardo Asmed.
Mammai Manna è tratto dall’omonimo romanzo di Gianluca Medas, l’ultimo (Cuec editore) dell’infaticabile artista cagliaritano.
La pièce teatrale di 45 minuti si affida al sogno per narrare la storia della Sardegna, ma anche la nascita del mondo.
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Lo spettacolo sviluppa la sua trama tra danze, musiche e video. Un ibrido tra cinema e teatro, che, con una serie di simbolismi, fa incontrare e scontrare uomo e donna, va alla ricerca dei miti primordiali che accomunano le culture del Mediterraneo.
Nella narrazione si usano vari elementi della cultura sarda come: tenores, janas, pastori e contadini. La terra e i miti richiamati dalle danze di Mammai Manna, dal video, dalle musiche e dai gesti, si fanno filo conduttore per unire culture lontane.
Diretti da Gianluca Medas, con l’aiuto alla regia di Noemi Medas, i protagonisti sul palco sono i ballerini Cristina Locci-anche coreografa-, Andrea Di Matteo, Luca Massidda e Rosanna Luisetti.
Sullo sfondo c’è un video in bianco e nero, che accompagna la narrazione simbolica. L’arte si fa padrona della scena con dei veli bianchi a ricoprire lo schermo: rappresentano la luce, parte fondamentale di questo sogno creatore.
La sceneggiatura è arricchita da un grappolo di campanacci, ma anche dalle opere d’arte di due artiste sarde.
Rosanna Ferrau, di Villacidro, ha realizzato una luna rivestita di lana sarda e circondata da una serie di cerchi in led.
Veronica Usula, sempre di Villacidro, ha creato, invece, un arazzo fatto di lana sarda e nastro magnetico, che dà il senso dell’importanza della memoria, delle proprie radici.
I costumi di scena dei danzatori-interpreti sono ideati da Emilio Ortu Lieto e realizzati dalle sarte Cinzia Moro e Ilenia Sara Perra. Le musiche, intense e quasi parlanti, sono di Francesco Medas.
Le luci sono curate da Andrea Piras. Il video che scorre sul palco è di Maurizio Abis.
Oltre che attraverso lo spettacolo, la Sardegna sarà protagonista in“La danza delle mani”, conversazioni e immagini sulla Sardegna, che si terrà subito dopo lo spettacolo. Gianluca Medas spiegherà al pubblico la figura dei Mamuthones, mentre le due artiste –Rosanna Ferrau e Veronica Usula– racconteranno la loro esperienza creativa. La Sardegna verrà presentata sotto varie sfaccettature, la più antica e la più moderna, per dimostrare come, in quest’isola di simboli, coesistono in uno stesso immaginario memoria, tradizione e innovazione.
L’interscambio culturale tra Sardegna e Libano è possibile grazie a Gurdones de Sonazos, che intende esportare la cultura sarda all’estero. Il progetto si avvale degli aiuti economici del bando regionale dell’Assessorato alla Pubblica Istruzione IdentityLab, finalizzato a fornire sostegno finanziario alle micro, piccole e medie imprese operanti nel settore culturale e creativo per promuovere il loro inserimento nei mercati internazionali interessati alla lingua e alla cultura della Sardegna. Un’internazionalizzazione che è resa possibile anche da uno spettacolo muto, suggestivo ed evocativo, che non ha bisogno di dialoghi per tradursi in emozione e bellezza. Parlano i corpi dei danzatori e le immagini del video.