Dialoga con lo sportivo e autore, Geppi Cucciari.
Dopo la presentazione ci sarà un aperitivo con il cestista presso lo Yacht Club Porto Rotondo.
L’evento è organizzato dalla libreria Internazionale Porto Rotondo Bookshop in collaborazione del Comune di Olbia e dell’assessorato alla Cultura nella persona dell’ assessore Sabrina Serra, del Consorzio Porto Rotondo, del Yacht Club Porto Rotondo, Marina Di Porto Rotondo.
Luigi Datome, uomo-simbolo della nostra pallacanestro, scrive un autoritratto ironico, acuto, mai banale, articolato attorno a dieci oggetti per lui significativi.
«Il giocatore e la persona che vedete oggi sono il frutto di tutto ciò che ho visto, degli incontri fatti, delle difficoltà affrontate e delle esperienze che mi hanno portato fino a qui. E allora, gioco come sono. Perché di strada ne ho fatta tanta, ma sempre correndo dietro alla palla a spicchi»
Orgogliosamente sardo, capitano della Nazionale e uomo-simbolo della nostra pallacanestro, attivissimo sui social, una personalità rara dentro e fuori dal campo, Gigi Datome guarda il mondo dall’alto dei suoi 2.03 metri e della sua inconfondibile barba. Nella sua carriera cestistica ha sfiorato uno storico scudetto a Roma; si è conquistato un posto sui parquet della NBA, arrivando a giocarsi i playoff contro i Cavs di LeBron James; ha alzato il più prestigioso trofeo europeo vincendo l’Eurolega con la corazzata Fenerbahçe. Carismatico senza essere ingombrante, non schivo ma determinato nello scegliere sempre le parole giuste. Come quelle che mette in fila in «Gioco come sono», un autoritratto ironico, acuto, mai banale, articolato attorno a dieci oggetti per lui significativi (e introdotto dalla prefazione di coach Obradović): dalla sua chitarra alla lavagnetta bianca (“quella dove il pennarello disegna gli schemi di gioco”), dalle sue amate scarpe gialle al portachiavi africano regalatogli a quindici anni dalla zia, dalla canotta della Santa Croce, la prima squadra in cui abbia giocato, al poster di Allen Iverson devotamente appeso nella stanzetta di bambino. Ciascun oggetto evoca un pezzo della strada percorsa da Gigi, ispira racconti, ricordi, aneddoti e soprattutto un purissimo, sconfinato amore per la pallacanestro.