“Solo il viandante che ha peregrinato nel suo infinito mondo interiore potrà accostarsi all’Anima, scoprendo che per anni altro non ha fatto che cercare Lei, poiché Lei è dietro e dentro ogni cosa. I viaggi, si fanno per cercare Anima e le persone si amano in quanto simboli di Anima”
Carl Gustav Jung
Siamo in contatto con il mondo soltanto se siamo in contatto con noi stessi, con la nostra energia, la nostra vera natura che spesso urlano, da dietro le quinte, la loro verità, le loro esigenze. Un energia fortissima alla ricerca del perché, dall’ingresso in questo mondo duale, desidera essere riconosciuta per quel che è, senza mezzi termini. Un bisogno innato, il bambino che piange e non riusciamo ad immaginarne il motivo. Ipotizziamo, cerchiamo di scoprirlo ma a tentativi perché non siamo preparati, non abbiamo la preparazione adatta ad entrare in contatto con lui fino al livello nel quale il motivo si annida, dal sorgere del suo pianto. Siamo estranei a noi stessi nel momento in cui rinunciamo ad esserlo, quel che siamo sempre stati senza se e senza ma, senza aspettativa dell’altro.
Far cadere l’aspettativa non è semplice, ma nemmeno impossibile. Semplicemente rendendosi conto che viviamo un mondo che non riesce a rispondere, per mancanza di strumenti, in un senso o nell’altro, a tutte le domande che ci poniamo, ed ogni domanda viene risposta con strumenti spesso disfunzionali, inadatti alla persona.
Un energia creativa, profonda, atavica e libera che non può essere imprigionata, limitata, condizionata in alcun modo. Si tratta dell’energia sessuale. Sono riusciti a trovare la vera essenza dell’uomo, inascoltata per millenni e per millenni lasciata a stagnare, con conseguenze disastrose: la sofferenza, ciclica quasi lineare, altalenante per alcuni versi. L’energia sessuale alla base di tutto.
Incanalare è il primo grande lavoro per chi si appresta ad indirizzare le persone, prossimi laureati in psicologia o materie affini.
Immaginiamo come possa sentirsi un bambino a fronte dell’educazione di due persone che pensano, condizionate, di insegnargli un educazione già vissuta, sperimentata tesa al “difendersi” dagli altri. L’insegnamento di difesa si accompagna a tanti altri insegnamenti che il bambino interiorizza facendoli suoi, a differenti livelli di sensibilità, in profondità. Quanto più è grande la sua sensibilità, tanto più affonda la radice.
Un circolo dal quale per uscirne è necessario ri-modificare completamente l’ingresso al loop, ciclicamente uguale da sempre: motivare ad una mancanza dando a quella mancanza un non-sense, rispondendo in maniera completamente diversa da quello che veniva fatto in passato. C’è bisogno di risposte mai contemplate, ed è altrettanto importante pensare a quel che può essere possibile fare. I genitori non hanno spesso le risposte e non le hanno gli insegnanti.
Mettere “punti” dove punti non possono esserci, per mancanza di risposte, è impossibile, inutile, disfunzionale alla crescita di mutamenti inevitabili ed importanti che stanno facendosi avanti in questo momento. C’è bisogno di nuove risposte che si adattino ai luoghi.
Il risentimento e la rabbia sono due estremi conseguenti della negazione, la negazione dell’essere. Negando noi stessi, la nostra essenza, la nostra verità, neghiamo a noi stessi il benessere in favore di qualcos’altro, di qualcun’altro. Diamo forza a qualcosa al di fuori di noi soltanto immaginando possa essere al di fuori e al di fuori la nostra felicità, il nostro scopo, il motivo che ci ha spinto a nascere e vivere, quando in realtà, è dentro.
Qualsiasi cosa irrisolta dentro la vediamo fuori. Per questo individuare quel che sta alla base del disagio, di quanto ci manca, è importante. Abbiamo bisogno di ri-trovare la nostra dimensione senza alcun aggancio esterno, se non iniziale. La nostra verità è lì nel profondo che cerca un modo per uscire e fa di tutto per farlo, sta a noi darle la possibilità o meno. Abbiamo la possibilità di voltare pagina quando lo desideriamo e con le nostre forze, illimitate, infinite. Siamo noi il nostro domani e soprattutto il nostro presente. Tutte le forme di psicoterapia sono tese alla liberazione dagli stati psicologici difformi dalla nostra verità, ma il lavoro più grande ed anche il più semplice avviene a partire da noi, dal nostro desiderio, dalla volontà di riuscire, come riuscire nella vita di tutti i giorni, in questo momento, verso il nostro obiettivo, ciò a cui aspiriamo che è anche la nostra mission.
Non abbiamo forma ma soltanto desideri, espressione della nostra interiorità. Dare forma a questi desideri non significa essere Felici, ma raggiungerli in Felicità è possibile, ed iniziando con questo primo passo, verso le profondità. Dalla profondità verso l’esterno per ritrovare la nostra naturalezza e vederla nel prossimo. Nessuna difesa, nessuna preoccupazione. Esprimere noi stessi attraverso un altra persona, un amico, un parente, una persona che sentiamo realmente possa comprenderci, iniziando a parlare delle nostre perplessità può essere qualcosa, ma guardare a noi stessi sapendo che quella verità non è conosciuta, non è riconosciuta da nessuno è ancora più importante. Con il dialogo avremo modo di ri-scoprire nell’altro un altra verità di fondo, un Unità che sa tanto di non-separazione (not Duality) ed un altra grande scoperta sarà renderci conto che l’altro vive le stesse cose, in un altro modo, ad un altro livello. Questo è il primo aggancio, il primo coinvolgimento che ci ricorda che l’altro siamo noi, non possiamo aver paura dell’altro, soltanto di noi stessi, di quelle parti ancora insondate, apparentemente ignote.
Cercare la verità nell’altro può essere un modo utile e funzionale, ma il primo vero passo sarà trovarla dentro, riconoscere la nostra verità e farla nostra per sempre, in assenza di un vero e proprio racconto all’altro, di giudizio e pretese d’ascolto. Soltanto noi sappiamo quel che è importante per la nostra persona, il nostro benessere e scoprire il miglior modo per raggiungerlo è il più bel regalo che possiamo farci, inestimabile, incontenibile e meraviglioso.
Daniele Fronteddu