“Pensare di poter lasciare andare l’aspettativa dell’altro per perseguire i propri veri sogni, quelli che in profondità sappiamo essere nostri, è la cosa più bella che possiamo fare per noi stessi: il mondo non aspetta altro che vedere il vero contributo che possiamo dare mostrando la nostra più intima verità, la certezza di quel che siamo sempre stati e che non hanno potuto conoscere, infondo, sappiamo essere Uno e questa unione d’intenti, ricchezza di condivisione, altro non è che la nostra più grande Felicità, avendola prontamente cercata per tutta la vita passata. Pensare di non avere niente da perdere può darci la possibilità di quest’apertura che desideriamo infondo da sempre, e tutto sta nel coraggio di poterlo fare e sapere di poter riuscire”Le storie di successo sono tutte accompagnate da un massimo comun denominatore: centratura dei pensieri, dei sentimenti della persona verso se stessa. Potremmo pensare ad una sorta di egoismo (quel che tendenzialmente si tende a pensare), positivo o negativo, in realtà è sempre e soltanto positivo in questi termini: pensare a se stessi concorre ad una vita piena di soddisfazione, di realizzazione interiore, inimmaginabile. Quante volte nella tua vita hai pensato a te stesso? Adesso stai pensando a te stesso o all’altro?
Guardare all’altro non ha mai giovato a nessuno e non ha mai garantito la piena espressione del proprio massimo potenziale innato, quel che dalla nascita ci portiamo dietro e che negli anni tende ad emergere, il contributo che quotidianamente diamo al mondo: elettricista, carpentiere, ferroviere, barbiere, parrucchiera, idraulico, sono soltanto alcune delle sigle che denominano le nostre specialità. Ma c’è ne sono ben altre ancora non classificabili, come moltissime delle altre professioni che nascono oggi, moltissime altre sono sotterranee alla coscienza ed attendono di essere “viste” e “riconosciute”. Ecco perché le varie sigle utilizzate per identificare i “diversi” talenti innati di bambini “speciali” che non hanno veramente nulla di speciale se non l’essere sulla terra per contribuire ad accrescere la bellezza di ricchezze, stanno andando in disgregazione, se nessuno desse più considerazione alle stesse, ormai basate sulla paura di questo non riconoscimento che avviene, sempre, all’interno di noi, poi all’esterno.
Ma cosa significa essere se stessi in un mondo che richiede inventiva ed originalità? E’ una splendida parola che definisce la vera particolarità di ognuno nel venire al mondo: nasciamo con un talento che scegliamo di sviluppare, spesso facendoci strada tra i leoni, con grande “coraggio” (esclusione dell’altro dalla nostra vita e tendenza a primeggiare per concorrere). Sarebbe sciocco parlare di coraggio in riferimento ad uno stare al mondo che non richiede coraggio per scavalcare gli altri, ma soltanto nel perseguimento dei propri sogni, le proprie aspirazioni, quelle che ci portiamo dietro fin da bambini. Sentiamo dire dai bambini che da grandi vorrebbero fare gli archeologi, gli astronauti, i supereroi, ma sentiamo ancora adulti che parlano delle stesse cose, con un senso quasi di rassegnazione, pensando a quel passato che li ha visti protagonisti di tremende vicende, talvolta drammatiche, allorquando non hanno potuto esprimere queste potenzialità ed hanno visto i propri sogni sgretolarsi al vento. E’ triste pensare possa succedere a qualsiasi persona nel momento in cui assiste ad un evoluzione sociale che non tiene conto di se, ma di una “legge” imperante qual’è quella della “rassegnazione”: chiediamoci chi o cosa ha impedito ai questi sogni di volare? Cosa ha significato per noi tutto questo? Perché i nostri sogni non hanno avuto la meglio sul volere degli altri? Che impatto hanno avuto queste delusioni su di noi in riferimento alle persone che volevamo bene? Spesso diverse situazioni giocano un ruolo chiave all’interno delle nostre meccaniche psicologiche, ma spesso non è così, e troviamo tutte le giustificazioni che ne impediscono la realizzazione: spesso continuiamo a piangerci addosso lamentandoci di un passato che non esiste più e che andrebbe lasciato andare (rilascio), con tutte le emozioni dolorose che richiedono un elaborazione, profonda come profondo è il riconoscimento di tutte quelle situazioni che hanno innescato il dolore e la ripetizione dello stesso.
Strano pensare come abbiamo tutte le carte in mano per realizzare i nostri sogni e continuiamo a reiterare in avanti giustificazioni tese alla copertura di quelle debolezze che, a ben vedere, non sono più tanto funzionali alla nostra ascesa. Gli altri hanno mai saputo quali erano i nostri veri sogni? Cosa sentivamo da bambini dentro mentre raccontavano ai nostri familiari, parenti dei nostri sogni? Perchè spesso viene da pensare a tutte quelle persone che continuano a nascondere, nonostante tutto, le proprie vere aspirazioni per giustificare un altro segreto che nessuno conosce se non loro stessi: cos’altro stiamo nascondendo a noi stessi prima ancora che al mondo? Qual’è il motivo per cui nascondiamo questo segreto al mondo? Perché abbiamo bisogno di nascondere al mondo? Immaginiamo ad una società che ha vissuto per molti anni pensando che la verità di se stessi, e viene da pensare ai ragazzi molto giovani, non potesse uscir fuori per il semplice fatto che non poteva essere ascoltata e alla sfrenata convinzione, rinforzata dalle esperienze dolorose, se ne sono aggiunte molte altre che hanno finito per tagliare, quasi subito, tutti quei buoni propositi che nella nostra mente stavano nascendo, e che magari stavamo anche iniziando a coltivare. Magari non c’è mai stato nessuno che ha avuto il “coraggio”, come spesso accade, di darci un opportunità perché quelle poche opportunità che avevamo dovevano bastare a realizzare il “minimo” indispensabile alla nostra sopravvivenza: ma possiamo parlare di “sopravvivenza” davanti all’immensità della vita che dovrebbe essere celebrata in ogni istante? Quale parte di noi ha smesso di credere nella propria verità piegandosi alla necessità di una società che nel frattempo offriva facendo passare altre persone, i loro talenti, dando possibilità che avremmo potuto avere noi, mentre continuavamo a dare attenzione a quel poco che bastava “accontentandoci” delle briciole o del nulla a cui eravamo stati abituati per anni dalle nostre famiglie, dai nostri parenti o dagli amici che pensavano di conoscerci ma che sapevano ancora troppo poco del nostro mondo e delle nostre esperienze passate, immaginando una società come proiezione di un altra persona? Magari proprio quella persona stava facendo il nostro stesso gioco immaginando una società che tenesse completamente in considerazione la sua Verità e i suoi desideri, al massimo grado e senza preclusione di sorta.
Questa pochezza può aver significato molto tanto per noi quanto per l’altro: essendo lui stesso il nosro prolungamento, per quanta differenza possa intercorrere, apparentemente. In effetti è un discorso molto semplice che l’umanità non ha ancora imparato: guardare all’altro senza averne paura immaginando che le sue parole sono, in realtà, la sua stessa verità spesso celata dietro false speranze di realizzazione egoistica (non produttivo per se stessi e per gli altri), come lo stare a guardare l’apparenza: ma abbiamo tutti due mani, due braccia, due gambe, una mente che funziona per tutti allo stesso modo, nonostante tutte queste presunte differenze che stanno andando a crollare, giorno dopo giorno, per lasciare spazio ad un mondo Libero da schemi di pregiudizio e giudizio fondati sul nulla.
Un po come volessimo cercare l’ago nel pagliaio, immaginiamo di poterlo trovare, alla lunga diventa stancante e ci rendiamo conto che l’accettazione di queste stesse differenze è l’unica soluzione ad un dilemma esistenziale che cade nell’inconcludenza. Queste sono cose che i bambini sanno alla nascita e noi, adulti responsabili e coscienziosi, cerchiamo di fargli dimenticare innescando cicli di sofferenza atti a perpetuare uno schema di violenza in risposta alla differenza, e sempre lo stesso, che non ha nessuna fine ed insegue sempre e solo la stessa conclusione.
Quindi abbiamo molto da imparare da loro che, nonostante le paure, cerchiamo sforzandoci di aprirci al mondo che desidereremmo capire perché infondo sappiamo essere il “nostro” mondo, una parte di noi, della nostra vita, dando quanto più possiamo per non cadere più nelle paure passate. Sono apparenze che ci riportiamo indietro di anni, a quando da bambini vedevamo gli altri avere qualcosa in più di noi e ci sentivamo più piccoli di quella che in realtà era la nostra età anagrafica, a quel che desideravamo avere ma sentivamo di non riuscire o gli stessi familiari ci impedivano di poter avere: in questo modo ci è stata insegnata la “differenza”. Lui Sì, Tu No.
Sono ferite che nemmeno pensiamo più di avere e che vanno superate e concluse una volta per tutte per continuare nel cambiamento che sta avvenendo anche in questo momento e che continuerà nel tempo, e per noi, perché possiamo ritornare a vivere pienamente in un mondo che sa di noi e che sappiamo accettarci per quel che siamo, senza paura di aprire il nostro cuore al prossimo. Presunte differenze che vanno cadendo sempre più, visti i grandi cambiamenti che stanno avvenendo in quest’ultimo periodo. Quei sogni che in profondità pensavamo non poter realizzare sono sempre lì, magari in attesa di essere realizzati, ma guardando, alla lunga, scopriamo avrebbero potuto essere realizzati in qualsiasi momento, perché ogni momento è quello giusto, se soltanto siamo noi a volerlo.
Daniele Fronteddu