Cosa accadrà quando, tra un mese esatto, cesserà l’accordo temporaneo tra Air Italy e Alitalia? Cosa accadrà, da settembre, quando il parco aerei di Air Italy verrà ridotto? All’orizzonte si intravede un grande punto interrogativo. Lo scenario non è per niente roseo. Ho apprezzato la soluzione approntata dal Presidente Solinas per far fronte all’emergenza, ma dobbiamo ricordarci che si è trattato di una soluzione temporanea e che i posti di lavoro dei circa 600 dipendenti della compagnia aerea, ora dopo ora, sono sempre più in bilico. Non abbiamo garanzie per scongiurare l’ennesimo tentativo da parte di Air Italy di abbandonare la base di Olbia. Anzi, le condizioni attuali non fanno ben sperare: in primo luogo perché attualmente Air Italy dispone soltanto di cinque vettori di corto raggio che coprono le tratte su Roma e Milano, e dal primo settembre da cinque diventeranno tre; poiché due di questi dovranno essere restituiti alla compagnia bulgara dalla quale erano stati affittati. Questo già dimostra lo scarso interesse della compagnia nell’investire sulla base sarda. Non solo: anche per quanto riguarda la manutenzione, sappiamo che Air Italy ha già contattato l’Ati Tech di Napoli per effettuare il check previsto sui due vettori da restituire. In sostanza, i tecnici di Air Italy sono già stati esclusi da questo lavoro e in programma non c’è nessun’altra commessa. Occorre muoversi per tempo, e pensare già da oggi a come dovrà essere strutturato il nuovo bando di continuità territoriale”.
In Commissione Trasporti si riaccendono i riflettori sulla vertenza Air Italy: il consigliere regionale del M5S Roberto Li Gioi, vicepresidente della Commissione, nella seduta di martedì, ha riportato all’attenzione dell’assessore Giorgio Todde e dei commissari, il dramma che coinvolge le centinaia di dipendenti della compagnia.
Li Gioi ha chiesto che la Giunta inizia a pensare fin da oggi al nuovo bando di continuità territoriale e proposto l’inserimento di una clausola particolare:
Eventualmente – ha proposto Li Gioi – potrebbe essere inserita una clausola di favore, che dia un vantaggio alla compagnia con sede legale o amministrativa nell’Isola. Un aspetto che avrebbe importanti ricadute sul territorio: garantirebbe il livello occupazionale, e dal punto di vista fiscale, il versamento delle imposte in Sardegna.
Sono ancora tanti gli aspetti allarmanti che non possono essere trascurati:
All’aeroporto di Olbia – continua Li Gioi – ci sono due hangar, uno di questi continua ad essere affittato al magnate Usmanov, mentre l’altro, secondo il MOE (Manuale aziendale dell’impresa di manutenzione), non risulta idoneo ad essere adibito alla manutenzione di aeromobili. In programma non c’è nessun lavoro di adeguamento da parte dell’azienda, l’hangar è addirittura ridotto a un immondezzaio. Inoltre – ricorda – lo scorso febbraio Mark Boraman, il responsabile del settore maintenance di Air Italy, aveva garantito che sarebbero stati destinati 300mila euro per la risistemazione dell’hangar uno, ma questi soldi non sono mai arrivati.
A tutto ciò, dal prossimo gennaio si aggiungerà la chiusura dell’aeroporto di Olbia per permettere l’esecuzione dei lavori di prolungamento della pista. Un intervento che verosimilmente si protrarrà per almeno un mese e che potrà dare adito ad ulteriori pretesti da parte di Air Italy.
Il quadro sopra descritto – sottolinea il consigliere dei Cinquestelle – conferma che a tutt’oggi non esiste uno straccio di piano industriale. La situazione resta allarmante non solo per i circa 600 lavoratori interessati ma anche per i pesantissimi risvolti che un eventuale abbandono di Air Italy avrebbe sul tessuto economico sociale di Obia e dell’intera Gallura.