Sergio Mattarella ha deciso: sarà Giuseppe Conte il premier incaricato di tentare di formare il governo sostenuto da M5s e Pd. Al termine di due giri di consultazioni, seguiti alla crisi innescata da Matteo Salvini e culminata con le dimissioni di Conte, il Capo dello Stato ha ascoltato le posizioni dei partiti, con un atteggiamento che nei giorni scorsi il Colle aveva definito notarile, e ha tratto le sue conclusioni, affidate a un comunicato letto dal consigliere per l’informazione. Il tentativo giallo-rosso può partire, i partiti hanno dato garanzie di voler dar vita a un programma coeso e dunque da oggi alle 9,30 il premier dimissionario sarà reincaricato per dar vita a un nuovo esecutivo.
Ma questo tratto di strada sarà percorso da Conte: il Capo dello Stato, infatti, non entra nella formazione dell’esecutivo e soprattutto non influisce sulla scelta del premier che dovrà decidere di quanti vicepremier avrà bisogno. Sarà dunque il premier incaricato da oggi a trattare con i partiti per individuare un programma sul quale converga una maggioranza stabile (ai colloqui di questi giorni non hanno partecipato Leu, le minoranze linguistiche, molti gruppi meno numerosi ma fondamentali per ottenere la fiducia).
Il capo dello Stato d’ora in poi avrà solo il premier incaricato come interlocutore istituzionale e da lui attenderà di conoscere, in base all’articolo 92 della Costituzione, i nomi proposti per divenire ministri. Quando tra alcuni giorni Conte tornerà al Colle per sciogliere la riserva, porterà una lista di proposte e sarà il presidente della repubblica a nominare i titolari dei dicasteri. Finora Mattarella ha abituato premier e partiti a esercitare con parsimonia ma in modo rigoroso tale dovere costituzionale e ha incentrato la sua attenzione in particolare sui ministri che fanno parte del Consiglio supremo di Difesa.
Quanto all’annuncio del M5s di voler svolgere una consultazione su Rousseau, che aveva provocato le critiche del Pd e non solo, fonti parlamentari riferiscono che sia stato lo stesso Conte a occuparsi della questione, e molti scommettono che il referendum sarà ‘derubricato’ a sondaggio sul programma.
Di certo al Quirinale non è la consultazione online a concorrere nella formazione delle decisioni, che vengono prese dal Presidente solo ed esclusivamente in base alle dichiarazioni rese ufficialmente dalle delegazioni nello studio alla Vetrata. Da oggi alle 9,30, dunque, entrerà nuovamente in scena Giuseppe Conte e per qualche giorno al Colle le porte resteranno chiuse.
Fonte: www.affaritaliani.it