Dopo le consuete formalità, il silenzio cala in aula e il Premier prende la parola:
“Ho chiesto di intervenire in merito alla crisi di Governo perché sono convinto che il confronto sia lo strumento per far funzionare la democrazia parlamentare. L’8 Agosto il Ministro dell’Interno Matteo Salvini, ha diramato una nota in cui comunicava che la Lega non era disposta a proseguire l’esperienza di governo e di voler dunque andare alle urne”.
E’ un Conte deciso quello che parla al Senato, un Conte che raramente era apparso così serio e seccato, un Presidente del Consiglio che senza mezzi termini, senza giri di parole, accusa apertamente l’ex alleato leghista colpevole di aver aperto la crisi e di aver “ evidentemente perseguito scopi politici e propagandistici,venendo così meno ai suoi compiti istituzionali”.
“I comportamenti di Salvini -dice- rivelano grave carenza di cultura costituzionale. (…)
Caro Matteo, hai invocato pieni poteri e chiesto alle piazze di mobilitarsi in tuo sostegno. Questo modo di fare, sarò franco, mi preoccupa”- poi prosegue- Questa cosa non te l’ho mai detta, perché non strettamente attinente alla nostra attività politica, ma ti dico che non si dovrebbero mai accostare agli slogan politici dei simboli religiosi. Simili atteggiamenti non hanno nulla a che vedere con la libertà di coscienza religiosa, bensì con l’incoscienza religiosa che rischia di offendere i credenti e di mettere in discussione la laicità del nostro Stato.”
Non mancano nemmeno i riferimenti alla vicenda russa:”Se tu fossi venuto in Senato- sostiene il Premier-a riferire sulla questione, anche per i riflessi che la stessa può avere sul piano internazionale, avresti evitato al tuo Presidente di presentarsi al tuo posto, senza nemmeno fornirgli le informazioni in tuo possesso”.
Poi le conclusioni:”Ho dichiarato fin da subito che sarei stato l’avvocato del popolo, per questo le dichiarazioni della Lega mi impongono di interrompere qui questa esperienza di governo. Mi recherò, alla fine del dibattito, dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per rassegnare le mie dimissioni”.
Finisce così “un anno bellissimo”.
A questo punto, la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, dichiara aperto il dibattito in aula.
La parola passa proprio a Matteo Salvini, che rivendica orgogliosamente quanto fatto in questi 14 mesi di governo. Ma è un discorso che suona vuoto e propagandistico quello del leader della Lega, che di fatto replica e ribadisce gli stessi slogan gridati nelle piazze. Non mancano nelle sue parole gli ormai consueti attacchi allo scrittore Roberto Saviano e all’ex premier Matteo Renzi, ma oltre a questo il Ministro dell’Interno (ex?) si dimostra incapace di ribattere puntualmente alle accuse mossegli dal Presidente Conte. Conclude rilanciando la proposta già rivolta nei giorni scorsi al M5S, di procedere al taglio dei parlamentari e alla stesura della legge di bilancio, per poi tornare alle urne al più presto.
Non manca poi, incurante delle parole del Premier, di invocare nuovamente il “cuore immacolato di Maria per il bene degli italiani”.
Dopo le dichiarazioni di Salvini, a prendere la parola è Matteo Renzi: “Abbiamo apprezzato le parole di Conte sulla cultura istituzionale, anche se avremmo gradito che queste parole fossero giunte prima. Condividiamo anche la firma alla sua lettera del 15 agosto, ma non condividiamo la firma al decreto sicurezza-bis, una ferita aperta nel nostro Paese in cui ormai si respira un clima d’odio”. Poi rivolgendosi direttamente al suo omonimo leghista dice:“Se si dovesse tornare alle urne col benestare anche di una parte del PD- e pare qui giocare d’anticipo per scaricare sugli “altri” l’eventuale fallimento della trattativa con i 5 stelle- potresti vincere, ma potresti anche perdere. In ogni caso, a prescindere da come andranno le cose, fai chiarezza sul russiagate”.
Mentre il Ministro dell’Interno (che evidentemente se ne frega dell’opinione degli altri senatori) lascia l’aula, Nicola Zingaretti con un tweet domanda come mai il Premier Conte, consapevole dei disastri dell’alleato leghista, abbia aspettato la mozione di sfiducia per denunciarli.
Si attende ora la replica di Giuseppe Conte in Senato e l’evoluzione della crisi, ormai rimessa nelle mani del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.