Per un momento c’è stato chi ha persino supposto un dietrofront di Giuseppe Conte, un riscoperto e ritrovato amore tra 5 stelle e Lega, una prosecuzione dell’esperienza di governo. Magari qualcuno ci sperava, ma l’ex Presidente del Consiglio, già visibilmente seccato durante il primo intervento, non ha retto l’ennesima “giravolta” dell’ex alleato leghista e alla fine ha sbottato:
“E’ evidente che la la crisi porta la sua firma, ma anche che se gli manca il coraggio di assumersi questa responsabilità, non c’è problema, me la assumo io di fronte al Paese. Ritengo che questa sia la conclusione, l’unica, obbligata, trasparente, lineare: Io vado dal Presidente della Repubblica”.
E così è stato. Poco dopo l’auto dell’ormai ex Presidente Conte, è giunta al Quirinale.
Il Governo gialloverde è definitivamente finito.
Ci si è domandati come è naturale, per quale motivo Matteo Salvini abbia deciso di ritirare proprio all’ultimo la mozione di sfiducia. Che sperasse realmente in un dietrofront di Conte? Che volesse tentare (maldestramente) di evitare di assumersi la responsabilità dell’attuale crisi?
Quel che è palese è che né lui né la senatrice leghista Lucia Borgonzoni (intervistata nella trasmissione “In Onda”) hanno saputo dare una giustificazione logica, plausibile riguardo la condotta tenuta nelle ultime ore. Entrambi hanno cercato di insistere e convincere il pubblico dell’esistenza di un segreto e antico patto tra PD e 5S: “Si spiegherebbero così i tanti “no” delle ultime settimane” ha detto il Capitano. Anche se a ben vedere non si comprende a quale sfilza di “no” si riferisca.
Nel giro di un anno infatti i 5stelle hanno perso, come noto tantissimi consensi e non solo quelli di chi ha cambiato bandiera decidendo di votare la Lega, ma anche quelli di chi, dai 5stelle si è sentito tradito.
E’ un fatto che i 5 stelle abbiano costantemente assecondato i deliri di onnipotenza dell’ex alleato leghista, che anche loro abbiano concorso a criminalizzare il soccorso in mare, che non siano mai intervenuti a difesa degli uomini e delle donne sottoposti alla gogna mediatica, insultati, minacciati, per aver criticato l’operato del governo. E’ un fatto che anche loro abbiano tentato di ridicolizzare quanti in questi 14 mesi si sono detti preoccupati per gli atteggiamenti, i comportamenti ben poco istituzionali dell’alleato padano.
La verità, e questo bisogna riconoscerlo, è che Salvini non ha mai finto di essere “altro” da ciò che è effettivamente, e per questo le parole di Conte suonano per molti tardive e incoerenti.
Ma tant’è. Ora come ora, dopo 14 mesi di Governo, il nostro Paese, in un momento delicatissimo, si ritrova a dover fare i conti con una crisi il cui esito non è scontato. Che si vada nuovamente alle urne? Che sopraggiunga un’intesa per un governo di legislatura tra 5stelle e PD? Nulla è chiaro e adesso la palla passa al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che a partire da questo pomeriggio procederà con le consultazioni dei vari gruppi parlamentari.
In un clima di assoluta e totale insicurezza, l’unica certezza è che, come scrive Giorgio Pogliotti sul Sole 24 ore, tra scuola, sanità, passando poi per i lavoratori delle aziende in crisi, questa situazione mette a rischio ben 380 mila posti di lavoro, andando dunque ad aggravare una situazione occupazionale ben lungi dall’essere ottimale.
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