Il concerto di sabato 3 agosto, unica tappa isolana del tour organizzato da Dromos Festival, che ha registrato il tutto esaurito all’insegna del suo ultimo disco, “Personale” (pubblicato lo scorso marzo per Sony Music), sviluppato su tredici brani inediti, tredici storie che raccontano consapevolezze e prese di coscienza, riflessioni su se stessi, sull’umanità, sulla vita e sui sentimenti, in tutte le loro sfaccettature, e molto altro ancora; un album che è anche – come afferma la cantante romana – una “piccola e umile ‘personale’”, come recita il titolo: a rafforzare il racconto delle canzoni, trovano infatti spazio le fotografie realizzate dalla stessa Fiorella Mannoia in varie parti del mondo, assecondando una passione per l’arte dello scatto che ha recentemente approfondito e condiviso sui social network.
Mannoia, con la sua voce unica, forte, potente, senza età, inizia con “Il peso del coraggio“, una serie di importanti riflessioni sulla vita, e sulle conseguenze che le nostre scelte hanno sugli altri.
La cantante con pluriennale esperienza, si muove sul palco con disinvoltura, eleganza innata e femminilità, un fascino che conserva e si accresce con la maturità. E’ un tripudio di applausi fin dal primo brano.
“Ce l’abbiamo fatta finalmente- annuncia raggiante – non sapete quanto ho insistito, voglio andare in Sardegna, voglio andare in Sardegna, sono anni che non riesco a venire, e finalmente ce l’ho fatta, anche se solo per una data”.
“Il senso“, è il secondo brano della scaletta, seguito da “I treni a vapore“, brano uscito nel 1992, che ha avuto un notevole successo.
“Donne non si nasce, donne si diventa“- “io ero troppo giovane per capire l’importanza di questa frase – aggiunge Fiorella – l’ho capito con il tempo, crescendo, diventando adulta, e ho capito che questa frase si può coniugare anche al maschile; anche uomini non si nasce, ma uomini si diventa. E come diventiamo uomini e donne? Con un percorso, un percorso fatto di onestà intellettuale, un percorso fatto di amore per il prossimo, cercando di aiutare di chi rimane indietro, cercando di dividere la nostra felicità con gli altri, ognuno come può, ognuno con i mezzi che ha. Questo vuol dire essere uomini e donne”.
Così Mannoia spiega il significato del pezzo “Imparare ad essere una donna“, brano bellissimo, dove l’artista può cimentarsi in tutta la sua estensione vocale.
Segue “Anna siamo tutti quanti“, una canzone che parla di disagio giovanile, in questo mondo con un clima di competizione e bullismo.
“Come si cambia“, come si cambia per non morire, come si cambia per amore, come si cambia per non soffrire, come si cambia per ricominciare, altro brano in scaletta che dimostra la forza d’animo della persona che cerca in tutti i modi di risollevarsi da brutte esperienze o situazioni di contrasto interiore, andando incontro ad una rinascita.
Ora è la volta di un omaggio a una rockstar del 1958, Fred Buscaglione, con una personalissima interpretazione di “Eri piccola così” del 1958, canzone accompagnata dal ritmo delle mani di tutto il pubblico.
Riprende con “Lunaspina” dell’album “Di terra e di vento”, scritto da Ivano Fossati nel 1990. Una collaborazione di Fiorella e Ivano che non si è mai interrotta, e in tutti gli album della cantante è inserito almeno un suo brano, compreso l’ultimo disco dove c’è il pezzo che segue: “Penelope“.
Dopo “Povera Patria” di Franco Battiato, Pupa Tarantini, assessore all’artigianato del Comune di Oristano, dona, durante il discorso di Fiorella sui centri antiviolenza femminili, che anticipa il brano “Ti guardi allo specchio“, una scarpetta rossa in ceramica, come simbolo contro la violenza sulle donne a nome di Oristano, città della ceramica e città di Eleonora d’Arborea.
“Nessuna conseguenza” e successivamente con “In viaggio , la cantante dedica il brano alle madri che vedono una figlia andar via, “io non sono madre, spiega, ma siamo tutte madri”, immedesimandosi nel turbinio di emozioni che nascono durante la partenza di una figlia.
Ad un’ora dall’inizio del concerto, appaiono sorrette dai fans, intere file dei cartelli che Mannoia legge così: “rivendica il diritto ad essere felice”, “è un diritto di tutti, sapete – e aggiunge – essere felici è un grosso diritto, è questo lo scopo di tutta la nostra vita. Io vi ringrazio di questo pensiero, grazie veramente, conclude commossa”.
Continua, ripercorrendo la sua lunga carriera, ricorda che all’inizio, nel 1981, quando lei e Gianna Nannini facevano lo stesso percorso, le persone pensavano che Nannini fosse una cantante melodica, mentre lei una cantante rock. “Effettivamente io sono partita così – spiega – e intona il brano “caffè nero bollente”, ritmato dalle mani di tutti i presenti. Alla fine del pezzo conclude con una battuta: “solo che dopo ho fatto tutt’altro”.
Dopo una piccolissima pausa, è la volta di due brani più recenti “Combattente” e “Che sia benedetta“, brano proposto al festival di Sanremo nel 2017, arrivato secondo, ma in testa alle visualizzazioni di YouTube. Segue “Sally“, dove la cantante rivolge il microfono al pubblico, che completa un testo del brano.
Ormai le persone hanno abbandonato le sedie e ballano nella piazza, fin sotto il palco con “Siamo ancora qui“. La cantante si muove veloce da una parte all’altra del palco, duetta con le persone, si sporge sul pubblico, stringe mani, firma autografi, è una festa generale di coinvolgimento emotivo totale.
Il concerto si avvicina alla conclusione, con “Le parole felici“, “Sempre per Sempre” e “Quello che le donne non dicono“.
Il clou della serata si raggiunge con l’attesissimo “Il cielo d’Irlanda“, con la piazza che acclama Fiorella, che ringrazia per la calorosa accoglienza e presenta, tra gli applausi, tutti i musicisti e i tecnici che la seguono da anni, e che hanno collaborato alla buona riuscita di questa splendida serata, con la promessa ufficiale di ritornare prestissimo in Sardegna.
Michele Vacca