FESTIVAL DEI TACCHI, ventesima edizione, ultimo atto. Dopo una settimana di spettacoli (18, dislocati fra 8 palchi, con 36 artisti impegnati), una prima nazionale (“Boom” di e con Max Paiella), laboratori, esiti scenici, presentazioni di libri, incontri dedicati alla drammaturgia, cala il sipario sulla rassegna storicamente organizzata in Ogliastra da Cada Die Teatro. Con i comuni di Jerzu, Ulassai e Gairo sugli scudi, a fare, con le loro location, da palcoscenico privilegiato per il festival che da due decenni sposa teatro e arte con ambiente, paesaggio, tradizioni, enogastronomia, sviluppo del territorio e del turismo locale all’insegna dell’ecosostenibilità.
Domani, giovedì 8 agosto, l’ultima giornata comincia a Jerzu, in piazzetta Mereu, che accoglierà alle 17 l’esito scenico del laboratorio condotto dalla celebre attrice clown svizzera Gardi Hutter: CLOWN, il titolo, e non sarebbe potuto essere diversamente. “Essere complicato è semplice; essere semplice è complicato”, dice Hutter. “Ogni clown è un originale. La sua comicità si basa su idee chiare, logiche, radicali e sorprendenti, che vengono ridotte e addensate fino alla semplicità massima”. Il lavoro si basa sul guardare quello che succede in un’improvvisazione e trovare idee per sviluppare la storia, per poi trovare un finale a sorpresa.
Alle 19 ci si sposta alla Cantina Antichi Poderi di Jerzu, dove Pierpaolo Piludu, accompagnato da Su Concordu Iscanesu (Pietro Dettori “sa oghe”, Giampiero Motzo “sa mesuoghe”, Antonio Piras “sa contra”, Fabio Sanna “su bassu”) porta in scena POSIDOS, con la regia di Giancarlo Biffi (luci di Giovanni Schirru, suono di Giampietro Guttuso).
Pòsidos (titolo anche di un libro edito da Condaghes), “tesori”, è uno spettacolo che affonda le radici nella cultura orale della Sardegna. Nel 1995 Pierpaolo Piludu ha portato avanti un’indagine sul campo a Scano Montiferro, finalizzata ad una tesi di laurea in Antropologia Culturale sulle modalità del raccontare delle persone anziane del paese. A distanza di qualche anno è nato “Pòsidos” che da allora viene presentato con successo, a livello nazionale.
Da alcuni anni lo spettacolo va in scena anche con la partecipazione de Su Cuncordu Iscanesu. Le voci del gruppo di canto a tenore di Scano Montiferro rendono ancor più suggestiva la narrazione e diventano una ricca colonna sonora che aiuta gli spettatori a viaggiare in un mondo lontano solo qualche decennio, ma distante anni luce da quello odierno. Un mondo dove, come diceva Nonnu Mannu, vecchio parroco di Scano, i vivi e i morti convivono.
Nei racconti dei vecchi e delle vecchie scanesi i morti appaiono in continuazione. Discutono, dialogano con i vivi come se fosse la cosa più normale del mondo. E quando si trattava di animas bonas, di solito le anime dei propri cari, non c’era da avere paura. Avevano sempre qualche consiglio da regalare ai vivi: chi riusciva ad ascoltare con particolare attenzione, nelle parole dei morti coglieva non solo qualche granello di saggezza, ma, a volte, anche il giusto suggerimento po agattare unu pòsidu, per riuscire a trovare un tesoro.
E alle 21.30 sarà ancora Ascanio Celestini a mettere il sigillo e chiudere la ventesima edizione del Festival dei Tacchi. La Cantina Antichi Poderi sarà il palcoscenico per il suo STORIE COMICHE FERROVIARIE – Studio di Barzellette, con le musiche di Gianluca Casadei.
Lo spettacolo prende spunto dal libro di Celestini “Barzellette”, pubblicato nello scorso gennaio per Einaudi. Una stazione, due uomini che aspettano un misterioso convoglio partito da lontano e un “brogliaccio” pieno di barzellette da leggere per ingannare l’attesa. Sono storielle popolate da naufraghi e cannibali, carabinieri e politici, scienziati e filosofi, preti, suore, ebrei e musulmani, mariti e mogli impegnati nell’eterna lotta tra i due sessi, e ancora animali, suocere, amanti. Storie che non appartengono a nessuno, ma sono a disposizione di tutti.
“Le barzellette pescano nel torbido, nell’inconscio, ma attraverso l’ironia permettono di appropriarcene per smontarlo e conoscerlo. E poi la loro forza sta nel fatto che l’autore coincide perfettamente con l’attore. Non c’è uno Shakespeare delle storielle. Chi le racconta si prende la responsabilità di riscriverle in quel preciso momento. Ma anche l’ascoltatore diventa implicitamente un autore. Appena ascoltata, può a sua volta diventare un raccontatore e dunque un nuovo autore che la cambia, reinterpreta e improvvisa”, dice l’attore romano.
Le barzellette hanno attraversato il mondo e le culture vestendosi dell’abito locale, ma portando con sè elementi pescati ovunque. “Da sempre penso le mie storie partendo dal teatro, ma spostandomi in molti altri linguaggi. ‘Appunti per un film sulla lotta di classe’ nasce come spettacolo, ma diventa un film per il Festival di Roma e un disco che ha vinto il Premio Ciampi. Anche Pecora Nera nasce in teatro, ma è diventato libro e film alla mostra di Venezia. I racconti della Fila Indiana nascono in televisione e solo dopo essere passati dal teatro diventano libro.
Le Barzellette provengono già da fuori del teatro. Nascono come libro con l’editore Einaudi e inteatro diventeranno uno spettacolo aperto, soprattutto alla collaborazione con i musicisti”.
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Durante il Festival dei Tacchi molto nutrito il numero delle attività collaterali che lo arricchiscono, fra corsi di yoga, pilates, di tessitura, culurgiones, laboratori, escursioni, passeggiate, visite guidate. Tutte le attività collaterali del festival.
Il Festival dei Tacchi è organizzato con il sostegno degli Assessorati regionali della Cultura e del Turismo, della Fondazione di Sardegna, dei Comuni di Jerzu, Ulassai e Gairo, e con la collaborazione della Cantina Antichi Poderi di Jerzu e della Stazione dell’Arte di Ulassai.