Seconda giornata del FESTIVAL DEI TACCHI, ventesima edizione, sotto le tradizionali insegne di Cada Die Teatro. Domani, sabato 3 agosto, ancora ricco il programma: si parte dalla mattina, alle 11, a Jerzu, dove alla Biblioteca comunale Marco Baliani terrà il primo di tre INCONTRI in cui spiegherà il suo metodo di lavoro per raccontare delle storie, passando dall’analisi del testo agli esercizi, all’uso delle tecniche e alla creazione vera e propria di uno spettacolo di narrazione. Comincerà parlando proprio di quello andato in scena la sera precedente con Smontaggio Drammaturgico di Kohlhaas.
La Biblioteca poi, nel pomeriggio alle 17, ospita lo scrittore di casa Gesuino Nemus (pseudonimo dietro il quale si cela Matteo Locci), che, accompagnato da Silvestro Ziccardi, attore e regista di Cada Die Teatro, presenterà Il catechismo della pecora, titolo della sua nuova “avventura” dopo “La teologia del cinghiale”, che gli è valso nel 2016 il Premio Campiello Opera Prima. Il primo ottobre del 1964, Mariàca Tidòngia sale sul davanzale della scuola di Telévras e scappa. Mariàca è figlia di un pastore e il suo futuro sembra già segnato; ciononostante Marcellino Nonies, maestro unico al suo primo incarico, fa di tutto perché quella bambina straordinariamente intelligente riesca a prendere almeno la licenza elementare. Un giorno però Mariàca, appena quattordicenne, annuncia di essere incinta e si rifiuta di dire chi è il padre del bambino. Poco dopo scompare nel nulla. Sono passati cinquant’anni e in paese nessuno sembra più ricordare questa storia finché Ettore Tigàssu, “brigadiere per l’eternità”, ce la metterà tutta per scoprire il mistero che circonda da decenni la donna. E saranno i ricordi del maestro unico ad aiutarlo a comprendere – almeno in parte – la verità. Gesuino Nemus narra mezzo secolo di storia attraverso i miti culturali e politici degli anni Sessanta e Settanta (come il terrorismo, latitanti e pentiti inclusi).
In serata la Cantina Antichi Poderi sarà il palcoscenico per un doppio appuntamento. Alle 19 accoglierà uno spettacolo che avvicina teatro e mondo della scienza, IL PRINCIPIO DELL’INCERTEZZA unplugged, di e con Andrea Brunello, fisico, attore e autore. Ispirato a Richard Feynman – famoso fisico statunitense, Premio Nobel nel 1965 per l’elaborazione dell’elettrodinamica quantistica – e dedicato ai nostri figli, lo spettacolo è una produzione Jet Propulsion Theatre della Compagnia Arditodesìo, realizzata in collaborazione con il Laboratorio di Comunicazione delle Scienze Fisiche del Dipartimento di Fisica dell’Università di Trento.
Un professore si inerpica attraverso alcuni fra i più misteriosi concetti della meccanica quantistica per raccontare un meraviglioso mondo fatto di misteri e paradossi. Ma sotto si nasconde un’inquietante verità. La lezione si trasforma così in una confessione che mescola le teorie più evolute della meccanica quantistica, le teorie dei mondi paralleli, con il segreto del professore, spingendolo a prendere una decisione estrema.
Dello spettacolo Brunello porta in scena la versione unplugged , senza l’ausilio di luci e musica dal vivo, ma più adatta per spazi che non sono propriamente teatrali. “Questa versione – spiega – permette, nella sua semplicità, una interazione molto intima con il pubblico e una ‘verità’ che spesso spiazza gli spettatori e per questo li emoziona”. Alla fine c’è sempre la possibilità di fare approfondimenti sia per quanto riguarda i contenuti scientifici (Brunello, come detto, è stato ricercatore di fisica prima di dedicarsi al teatro) che per quelli più direttamente legati alla storia narrata. Ed è sorprendente riflettere su come la fisica del XX secolo abbia modellato la nostra percezione del mondo. “Il Principio dell’Incertezza” vuole essere una celebrazione dell’ingegno umano e una testimonianza del profondo apprezzamento che abbiamo verso tutto ciò che è “Natura”: dal nostro incredibile e misterioso Universo fino alle api, ai fiori e a tutto ciò che può essere visto, apprezzato e capito utilizzando l’intelletto. Ma esplora anche il confine tra il nostro lato razionale e quello irrazionale: come affronta un essere razionale un evento che gli cambia la vita? Quale cortocircuito accade nella mente di una persona che razionalizza tutto, quando l’emozione è troppo potente e diventa insopportabile?”.
Alle 21.30 arriva alla Cantina Antichi Poderi Giuliana Musso, protagonista, autrice e regista di MIO EROE (collaborazione alla drammaturgia di Alberto Rizzi, musiche eseguite da Andrea Musto, produzione La Corte Ospitale). Musso, classe 1970, vicentina d’origine e udinese d’adozione, attrice pluripremiata (è stata Premio Hystrio 2017 per la drammaturgia), è tra le maggiori esponenti del teatro di narrazione: un teatro che si colloca al confine con il giornalismo d’inchiesta, fra l’indagine e la poesia, la denuncia e la comicità.
Il tema generale dello spettacolo è la guerra contemporanea, il soggetto è ispirato alla biografia di alcuni dei 53 militari italiani caduti in Afghanistan durante la missione ISAF (International Security Assistance Force), sotto l’egida della NATO, fra il 2001 e il 2014, la voce è quella delle loro madri. Che testimoniano con devozione la vita dei figli che non ci sono più, ne ridisegnano il carattere, il comportamento, gli ideali. Costruiscono un altare di memorie personali che trabocca di un naturale amore per la vita. Cercano parole e gesti per dare un senso al loro inconsolabile lutto ma anche all’esperienza della morte in guerra, in tempo di pace. Nell’alveo di questi racconti intimi, a tratti lievi a tratti drammatici, prende però forza e si fa spazio un discorso etico e politico. In Mio Eroe la voce della madre dolorosa esce dagli stereotipi e si pone interrogativi puntuali sulla logica della guerra, sull’origine della violenza come sistema di soluzione dei conflitti, sul mito dell’eroe e sulla sacralità della vita umana. Il dolore delle madri può superare la retorica militaristica che ci impedisce di ragionare sulla guerra quando siamo di fronte al feretro coperto dal tricolore e affonda con la forza dei sentimenti in una più autentica ricerca di verità.
Sempre da domani, sabato 3, fino a giovedì 8 agosto la famosa attrice clown svizzera Gardi Hutter (che sarà in scena domenica 4, alle 21.30, alla Stazione dell’Arte di Ulassai con “La sarta”) condurrà, nella Sala consiliare del Comune di Jerzu, il seminario CLOWN . “Essere complicato è semplice; essere semplice è complicato”, scrive Hutter. “Ogni clown è un originale. La sua comicità si basa su idee chiare, logiche, radicali e sorprendenti, che vengono ridotte e addensate fino alla semplicità massima”. Il lavoro si baserà sul guardare quello che succede in un’improvvisazione e trovare idee per sviluppare la storia, per poi trovare un finale a sorpresa. “Per rilassarsi, allenarsi e trovare il proprio focus, faremo vari giochi ed esercizi fisici e vocali. Portate i vostri numeri, idee, nasi, costume, strumenti, attrezzi, ombrelli… Li guardiamo insieme”.
Durante il Festival dei Tacchi sarà nutritissimo il numero delle attività collaterali che lo arricchiranno, fra corsi di yoga, pilates, di tessitura, culurgiones, laboratori, escursioni, passeggiate, visite guidate. Tutte le attività collaterali del festival.
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Il Festival dei Tacchi è organizzato con il sostegno degli Assessorati regionali della Cultura e del Turismo, della Fondazione di Sardegna, dei Comuni di Jerzu, Ulassai e Gairo, e con la collaborazione della Cantina Antichi Poderi di Jerzu e della Stazione dell’Arte di Ulassai.