I segreti della longevità
Quello della longevità è certamente uno degli argomenti più affascinanti: fin dall’antichità, infatti, l’uomo ha cercato di scoprire la chiave per vivere bene e a lungo. E ultimamente, grazie alla ricerca scientifica, ha iniziato a incastrare i tasselli del puzzle, studiando una delle cinque popolazioni più longeve al mondo: quella dei Sardi.
La presenza di un numero elevato di centenari, un patrimonio genetico e uno stile di vita pressoché immutati, infatti, rendono la Sardegna una zona geografica ideale per lo studio della longevità e dei fattori alla sua base.
Tra questi la resilienza, cioè la capacità di affrontare e superare i momenti difficili, rivelatasi elevata nei centenari di Talana e Urzulei.
Ma non solo: secondo uno studio fresco di pubblicazione dell’Università di Sassari, il microbiota intestinale – l’insieme dei microrganismi che vivono nell’intestino – avrebbe un ruolo cruciale nella longevità. Approfondiamo la questione!
La ricerca sul legame tra microbiota e longevità
Lo studio ha coinvolto 65 partecipanti, suddivisi in tre fasce d’età:
- giovani (21-33 anni);
- anziani (68-88 anni);
- centenari (99-107 anni).
I partecipanti hanno fornito dei campioni fecali, che gli studiosi hanno poi sottoposto al sequenziamento genomico (le analisi del DNA necessarie per identificare le specie di microbi presenti e le loro attività metaboliche).
Ma cosa è emerso dalla ricerca?
Le analisi hanno rivelato che la composizione del microbiota dei centenari era diversa da quella di giovani e anziani, confermando i risultati ottenuti da precedenti ricerche in Emilia Romagna, Cina e India.
I lati positivi
Il microbiota dei centenari, infatti, era ricco di metanobatteri, bifidobatteri e lattobacilli: microrganismi che producono gli Acidi Grassi a Catena Corta (AGCC), benefici per l’intestino e l’intero organismo.
Oltre a favorire la regolarità intestinale, infatti, gli AGCC:
- nutrono e proteggono le cellule del colon;
- regolano l’appetito e la glicemia;
- modulano, infine, il sistema immunitario e l’infiammazione, aiutando a prevenire lo sviluppo dei tumori.
Questi batteri, inoltre, producevano più AGCC, in quanto erano più ricchi di proteine coinvolte – più o meno direttamente – nel processo.
Dunque, il fatto che l’intestino dei centenari sardi sia ricco di questi batteri buoni – che producono grandi quantità di composti benefici per la salute – collocherebbe il microbiota tra i fattori contribuenti alla longevità umana.
I lati negativi
Le analisi, però, hanno mostrato anche un impoverimento di Eubacterium rectale e Faecalibacterium prausnitzii, importanti per il metabolismo delle fibre e del galattosio (uno zucchero), con conseguente aumento del rischio di infiammazioni intestinali e cataratta.
Come e perché queste variazioni avvengano non è ancora chiaro, anche se gli autori ipotizzano il coinvolgimento della genetica, dello stile di vita e della dieta, oltre al declino fisiologico caratterizzante l’avanzare dell’età.
Tra questi fattori, la dieta – che si modifica a causa della perdita dei denti o di funzioni intestinali alterate – sembra essere il più importante.
Il cambiamento delle abitudini alimentari, infatti, può ridurre il consumo di alimenti fondamentali per lo sviluppo dei batteri buoni e, quindi, per la salute. Tra gli alimenti in questione: frutta, verdura e cereali integrali, che stanno alla base della Dieta Mediterranea.
Lo studio, dunque, fornisce informazioni importanti per capire il legame tra microbiota e longevità, nonostante siano necessarie ulteriori indagini che facciano luce sugli aspetti trascurati in questa ricerca, per esempio la dieta dei partecipanti. Non ci rimane che attendere gli sviluppi!
Jessica Zanza