L’archivio milanese pubblica questa partitura, con una introduzione volta a delineare l’ambientazione umana e musicale, dalla quale questo brano strumentale scaturisce.
Caro Angelo,
ti invio “Au revoir”, un brano dedicato a mio padre, nel quale ho voluto inserire qualche scaletta e un breve motivo che lui amava suonare con la chitarra […] la versione originale è per flauto solo, poi l’ho adattata per viola sola, per trio d’archi con flauto e infine per tromba e orchestra […]. È in do maggiore e per questo, alcuni studenti di musica che si dedicano già alla composizione, hanno arricciato un po’ il naso. In effetti ho usato solo la scala di do maggiore, qualche si bemolle, un fa diesis e un la bemolle. Forse quegli studenti hanno qualche ragione ma forse si affacciano a un mondo di cui ancora non colgono l’aspetto intimo e riflessivo e senza capire che ognuno si esprime come crede. A parte questo, a proposito del tuo discorso sul suono, la cosa che mi ha meravigliato di questo brano è l’ultimo accordo: è incredibile come una semplice triade di do maggiore, a seconda della strumentazione, possa diventare un accordo malinconico quando in genere esprime gioia. (Mail del 18 agosto 2019)
Il modo scelto dal maestro Stefano Garau, docente presso il Conservatorio “L. Canepa” di Sassari, di “vestire” (“Strumentare”) un pensiero musicale “di memoria” per suo padre, colorando sonoramente un piccolo motivo che l’amato genitore talvolta eseguiva sulla chitarra, ci dà contezza del suo profondo sentimento filiale, attraverso la composizione di brevi pagine musicali stillate con intenzionale spontaneità.
Il suo ricercare un suggestivo “suono di ‘memoria” lo ha spinto a privilegiare il flauto e la viola, due strumenti specifici che, con la loro voce, sanno ‘colorare’ profondamente i sentimenti umani più reconditi.
La melodia semplice e schietta che caratterizza “Au revoir” – da qui la scelta di una tonalità semplice e schietta come quella di do maggiore – affidata al flauto traverso, esige un suono lieve, trasparente, cristallino e che nelle intenzioni del compositore intenderebbe sfruttare le intime caratteristiche individuali di questo strumento come l’agilità, la levità e l’ascensionalità del suono e la multiforme variabilità dei colori armonici.
Affidata alla viola, questa elaborazione musicale sembra evidenziare un amabile canto di un contralto “brahmsiano”, dalla voce bruna e voluttuosa, che diventa altamente espressiva e toccante soprattutto quando si avvicina alle note più gravi di questo strumento, nel tentativo di dipingere uno stato d’animo accorato e triste.
Il timbro del flauto in questo “Au revoir” di Stefano Garau è tenero, fluido, delicato, agile e rapido nei diversi passaggi e nelle fioriture. Il timbro della viola, attraente per il suo colore scuro e ombroso, a tratti quasi “rustico” e “selvatico”, ci sollecita a guardare più profondamente nel nostro cuore e a considerare il vero valore della vita e l’importanza che rivestono nella nostra quotidianità gli affetti familiari.
[foto id=”286239″]
In foto: Stefano Garau, nel febbraio del 2017, premiato nella Cattedrale di Iglesias dall’Assessore alla cultura (Franceschi) del Comune di Iglesias, per alcune trascrizioni strumentali di brani di don Pietro Allori.