Di recente da uno studio sul Bollettino Epidemiologico Nazionale (BEN) dell’Istituto Superiore di Sanità è emerso che dal 1998 al 2017 le richieste di consulenza per intossicazione da funghi sono state ben 15.864, di queste 12.813 i casi clinici. In 3.265 pazienti i sintomi di intossicazione o avvelenamento sono comparsi dopo più di 6 ore dall’ingestione dei funghi. A 637 persone (il 19,5%) è stata fatta una diagnosi certa d’intossicazione da amatossine. 40 tra gli intossicati sono morti (il 6,3%) e di questi quaranta casi, l’80% di loro è giunto alle cure troppo tardi, ovvero oltre le 24 ore dall’ingestione dei funghi. 33 pazienti hanno invece evitato la morte ma hanno sviluppato una insufficienza renale grave ed irreversibile. Nell’85% dei casi di avvelenamento da funghi i disturbi erano dovuti all’ingestione di funghi spontanei raccolti e consumanti senza aver coscienza di cosa stavano realmente consumando.
Praticamente avevano consumato funghi raccolti senza conoscerli e senza prima averli fatti controllare da un Ispettore Micologico pubblico o privato. Non dimentichiamo che il fungo a tavola è un complemento. Guai passare dalla “polenta e funghi” ai “funghi con polenta”. Ma anche i funghi malcotti possono dare problemi e in aumento sono le intolleranze». I sintomi si colgono spesso tardi, diverse ore dopo l’ingestione del fungo velenoso. Il fattore tempo risulta così decisivo per limitare i danni nel paziente. I numeri bassi non devono far allentare la guardia, anche perché in Europa si contano pur sempre una cinquantina di decessi all’anno per ingestione di funghi contenenti per lo più le famigerate amatossine.
Anni fa la mortalità di queste intossicazioni raggiungeva il 50 per cento, oggi con i trattamenti avanzati si è scesi al di sotto del 10%. Ma la presa a carico deve rimanere rapida e aggressiva. Le specie tossiche presenti sono meno di venti. Ma i killer principali restano le Amanite (quelle velenose, beninteso): i gruppi di tossine fungine oggi conosciuti sono dodici, contenuti in diverse specie, e sono all’origine di quattordici sindromi cliniche. La più importante è quella dovuta all’ingestione di funghi altamente tossici appartenenti a tre generi, Amanita, Galerina e Lepiota. Sono quelli che contengono le amatossine. Chi, per errore, dovesse ingerire questi funghi potenzialmente mortali, trascorse 6-24 ore va incontro a un’insorgenza tardiva di dolori addominali, vomito, forte diarrea, seguita tipicamente dopo una fase poco asintomatica da un’insufficienza epatica acuta e rapidamente progressiva. L’aspetto subdolo e problematico delle tossine contenute nell’Amanita mortale (su tutte la phalloides) sta nel fatto che «l’alfa-amanitina, responsabile principale della tossicità umana, è resistente al calore e non solubile in acqua. L’ingestione di uno-due esemplari può risultare già letale per l’uomo. Sono tossine che bloccano la sintesi delle proteine e quindi portano alla morte delle cellule.
Organi con una rapida sintesi proteica, tratto gastrointestinale, reni e fegato in particolare, sono particolarmente colpiti»…e le terapie – Le terapie, quando i sintomi insorgono, passano da «terapie intensive di supporto, un trattamento di decontaminazione gastro-intestinale, da uno per aumentare l’eliminazione della tossina e diminuirne la presa nel fegato, e da una terapia anti-ossidante. In casi gravi può rendersi necessario un trapianto epatico». Assai subdola è la famigerata ma ancora non troppo conosciuta Amanita falloide perché maschera la sua pericolosità. Non presenta odori sgradevoli e anche il sapore non mette in allarme, al contrario. In casi di dubbio ogni fungo va fatto controllare. Bastano un paio di esemplari, avvolti nella carta alluminio.
Ovviamente però, prima d’iniziare la raccolta, è sempre bene seguire le 10 regole fondamentali che già qualche anno or sono ricordava il già Corpo Forestale dello Stato (oggi confluito nel neo costituito Comando unità carabinieri per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare):