Maxistrutture ospedaliere nate all’unico scopo di svuotare e impoverire le strutture già esistenti, ospedali di lunga tradizione, punti di riferimento regionali come il Brotzu, caratterizzati dalla presenza di professionisti d’eccellenza, che garantiscono servizi di qualità, nonostante siano stati abbandonati a se stessi. Alla Sardegna non servono colate di nuovo calcestruzzo per dare lavoro a chissà quale impresa di costruzione, occorre ragionare nell’ottica di un potenziamento delle risorse che già abbiamo e che oggi soffrono della grave mancanza di programmazione.
Questo l’affondo della consigliera regionale del M5S Carla Cuccu, alla luce delle ultime dichiarazioni del Governatore Solinas, il quale ha annunciato che nel progetto di riforma della sanità c’è in programma la costruzione di un nuovo ospedale a Cagliari.
Se è reale l’intenzione della Giunta di restituire dignità ai presidi ospedalieri del territorio – precisa Cuccu -, è a questi che devono essere destinati i fondi regionali. Sono i piccoli presidi a dover essere preservati. Le falle del sistema sanitario aperte in questi mesi, con decine di reparti da Nord a Sud dell’Isola costretti a chiudere per carenza di personale, non si risolvono di certo con la posa di nuovi mattoni, con la costruzione di un nuovo polo sanitario nel capoluogo. Il Presidente Solinas ci deve spiegare il perché di questa scelta, che solleva numerosi dubbi sulle sue intenzioni di tutela della sanità pubblica.
La segretaria della Commissione Sanità Carla Cuccu vuole vederci chiaro in termini di spesa:
Quali risorse verranno utilizzate? A quanto ammonterà l’eventuale spesa?
Il pensiero della consigliera dei Cinque Stelle va inoltre all’aspetto logistico:
Il Presidente Solinas parla di accorpamento, dimenticando che gli ospedali, in particolare l’Oncologico, sono contenitori di sofferenza, in cui tantissimi operatori da anni si dedicano con abnegazione ai pazienti. Se finora – conclude Cuccu – ho osservato e monitorato le azioni di questa Giunta per capire il tipo di Sanità che voleva attuare in Sardegna, da queste azioni deduco che il primo obiettivo è quello di continuare a non dare risposte e servizi ai sardi ma soddisfare gli appetiti interni. Per ora si sono viste solo soluzioni tampone e una politica in continuità con la precedente, che, accorpando i servizi, depotenzia le prestazioni e crea disservizi che portano alla chiusura dei reparti. Di fatto nessuna programmazione concreta su prevenzione e riequilibrio.