Per il principio di Precauzione, si sollecita la chiusura dei poligoni, la rinaturalizzazione dei luoghi e la riconversione delle attività di guerra in attività economiche secondo la vocazione dei territori. Questi processi non possono prescindere dalla bonifica delle aree militarizzate seguendo adeguati protocolli. Oggi è questa la fonte di occupazione più certa per i sardi.
Al Ministero della Difesa che ha dichiarato non più bonificabili alcune aree per l’eccesso di inquinamento militare, rispondiamo che risanare i luoghi è possibile. E’ una scelta politica ed economica che lo Stato italiano deve ai sardi.
In Europa, la Sardegna da oltre 50 anni è il più grande laboratorio di sperimentazione di nuovi armamentari da guerra e di esercitazioni militari da parte di eserciti di tutto il mondo. La rendita di queste attività per le casse dello Stato è così importante da infliggere ai sardi pesanti soprusi in termini di sottrazione di territorio, di salute, di sicurezza e di mortificazione delle economie locali.
Il rapporto coloniale tra lo Stato e la Sardegna è inequivocabilmente espresso dalla presenza nell’Isola del 62% della militarizzazione prevista per tutta l’Italia. Che i poligoni militari in Sardegna siano tra i più imponenti d’Europa, è un vanto per lo Stato e un primato di discriminazione per la Sardegna.
La mediazione opportunistica e la sudditanza della classe politica locale dai governi centrali ha accresciuto la nostra dipendenza ed il disprezzo nei confronti dei nostri diritti. Tale accondiscendenza, sulla questione della militarizzazione, ha agevolato lo Stato nell’omettere cosa si sperimenti nei nostri territori e le ricadute sull’ambiente. Con l’autocertificazione, infatti, lo Stato consente agli affittuari dei poligoni di non dichiarare l’oggetto e gli effetti della sperimentazione.
Tra segreti militari e industriali, a partire dal fuorviante Segreto Nato, inesistente nel Patto Atlantico, all’invenzione del Segreto Libico, è stato consentito ad industrie ed eserciti di altri Stati, in modo illimitato e incondizionato, qualsiasi tipo di sperimentazione ed esercitazione nell’Isola.
I dati sui danni alla salute di civili e militari non emergono in tutta la loro drammaticità. Gli studi epidemiologici proposti dai Ministeri nei momenti più critici, sono sabbie mobili dove inabissare dati e responsabilità.
L’appello alla partecipazione all’evento del 12 ottobre è rivolto a tutto il mondo impegnato nei processi di pace e dei diritti dei popoli.
Claudia Zuncheddu –Sardigna Libera