Dapprima il non aver preso le distanze dall’aberrante gesto dei carabinieri che hanno deciso di bendare e poi fotografare un soggetto posto sotto la custodia dello Stato.
Poi lo scandalo della moto d’acqua della polizia utilizzata per far divertire suo figlio, delle velate minacce al giornalista che aveva ripreso la scena.
Infine il vomitevole tweet razzista pubblicato dallo stesso in risposta ad un augurio di morte che gli sarebbe stato rivolto da una donna rom e a cui lui, Ministro dell’Interno, Vice Presidente del Consiglio dei Ministri e Segretario di partito ha replicato con questa frase “Stai buona, zingaraccia, stai buona che presto arriva la ruspa”.
Parole indegne queste, becere, vili e razziste che non possono che destare preoccupazione, specie se a pronunciarle è un soggetto che ricopre una carica istituzionale.
Ma c’è qualcosa di ancora più grave che si cela dietro questa diarrea verbale, dietro questo odio palese: il messaggio secondo cui all’insulto si risponde con l’insulto, alla minaccia con la minaccia, alla violenza con la violenza. La legge del taglione insomma, occhio per occhio, in barba allo stato di diritto.
Così se un ventenne uccide un carabiniere, MERITA un trattamento degradante; se un giornalista riprende il figlio di Salvini a bordo una moto d’acqua della Polizia, MERITA di essere minacciato, preso in giro, avvilito; se una donna augura la morte al Ministro dell’Interno MERITA di essere insultata per la sua etnia, MERITA di essere a sua volta minacciata.
Che si tratti di un atteggiamento scorretto, di un modo di pensare sbagliato, che ben poco ha a che fare con quella civiltà che tanto ci piace sbandierare per sentirci migliori di quelli con la pelle nera, è chiaro, evidente. O almeno così dovrebbe essere.
Ma basta scorrere i commenti ai vari tweet degli oppositori del ministro per rendersi conto che ciò che pare lampante, forse non lo è.
Così quel “zingaraccia” che ben poco ha di diverso da un “negro/ negraccio/ negro di merda” o da un “sporco ebreo” viene giustificato: “zingaraccia non va bene ma minacciare un politico si?”.
Ed eccola la chiarissima dimostrazione di quanto quel pericoloso ragionamento si stia radicando: alla minaccia si risponde con l’insulto (razzista) e un’altra minaccia, da cui, alla violenza si risponde con la violenza. E’ un passo.
E allora che significa davvero se Salvini acquista sempre più consensi?
Significa che il nostro paese sta cambiando in peggio, che si stanno sgretolando le fondamenta dello stato di diritto, percepito, secondo convenienza, non come giusto ma come qualcosa partorito dalla mente dei “buonisti” e “radical chic”, che si sta aderendo ad un certo modo di fare, di condurre la politica, di pensare.
E’ un epoca questa di retrocessione delle idee e dei valori.
Tornano in mente le parole dello scrittore, vincitore del Premio Strega 2019, Antonio Scurati, che a proposito del parallelismo tra l’epoca del fascismo e i tempi odierni dice:
-Ritengo fuorviante il paragone che viene fatto tra i leader di oggi e i leader di allora, tra chi cerca nei leader di oggi i nuovi Mussolini. Il paragone regge, ma su un altro piano. Noi non dobbiamo guardare la scena, ma la platea. E se guardiamo la platea, gli umori e i sentimenti sono gli stessi di allora.-