Uffici pubblici off limits per i disabili. Succede a Sassari, Alghero, Arzachena e Tempio, dove, nelle sedi amministrative di Abbanoa le barriere architettoniche impediscono l’accesso alle persone in carrozzina o con mobilità ridotta. A denunciare questa grave inadempienza alle prescrizioni di legge è la capogruppo del M5S Desirè Manca attraverso un’interrogazione in Consiglio regionale:
“Sono state portate avanti tantissime battaglie per l’abbattimento delle barriere architettoniche, e nonostante ciò, ancora oggi c’è chi si permette di ignorare la legge non applicandola e di snobbare completamente i diritti dei cittadini con disabilità. Fatto ancora più grave è che non stiamo parlando di esercizi commerciali o sedi di attività di privati, ma degli uffici del gestore idrico della Sardegna, interamente partecipato da Enti pubblici e dalla Regione in primis”.
“Con l’assenza di uno scivolo per disabili, di ascensori e corsie dedicate per l’accesso ai suoi uffici, Abbanoa sta negando palesemente l’ingresso ai suoi utenti. Non aver mai abbattuto le barriere architettoniche presenti è una manifestazione di menefreghismo e di assoluta noncuranza che ben si accosta alle altre azioni irrispettose e scorrette compiute dall’Azienda negli ultimi anni. Compresa l’ultima, costata all’Azienda una maxi multa di 3,8 milioni di euro per pratiche commerciali aggressive”.
La capogruppo del M5S si rivolge al Presidente Solinas e l’assessore ai Lavori pubblici per sapere se e in che modo intendano intervenire affinché Abbanoa ottemperi agli obblighi previsti dalla legge. Ma non solo: Desirè Manca chiede se intendano segnalare alle autorità preposte al controllo questa grave situazione.
“Al giorno d’oggi le barriere architettoniche all’ingresso di un ufficio pubblico equivalgono a una porta sbattuta in faccia. Sono un’offesa per i disabili, per gli accompagnatori, ma anche e soprattutto per gli stessi dipendenti Abbanoa. I lavoratori che quotidianamente, con grande spirito di abnegazione aiutano i cittadini disabili a entrare. Lavoratori che quotidianamente sono costretti a provare la vergogna di lavorare in un ufficio pubblico che aperto al pubblico non è”.