Partenza dall’aeroporto Fiumicino di Roma, domenica 22 settembre. Poco prima, alle ore 10, tutto il team è disposto ad un briefing stampa dinanzi all’aeroporto, esattamente davanti al Terminal C, zona partenze.
Raccogliere da vicino evidenze dei cambiamenti climatici ed ambientali, attraverso racconti e osservazione diretta, analizzare zone del Pianeta che rischiano di “scomparire” perché minacciate anche dall’azione dell’uomo, sono gli obiettivi principali della spedizione nella regione del Mustang in Nepal che avrà inizio con partenza dall’Italia ed esattamente da Roma, domenica 22 Settembre. Incontreremo Luigi Fieni, restauratore e fotografo italiano, che da più di 20 anni si occupa di restaurare gli affreschi di alcuni importanti monasteri, a partire dal tempio di Thugchen a Lo Mantang, fino al monastero di Jampa Lha Khang e gli antichi gompa di villaggi adiacenti. Grazie alla sua esperienza cercheremo di capire come il Mustang stia cambiando in questi ultimi anni e quanto resta delle antiche tradizioni buddiste locali.
Lo ha annunciato Stefania Gentili, Guida Ambientale Escursionistica che, con Mauro Cappelletti, altra Guida Ambientale Escursionistica dell’AIGAE, è caposquadra della spedizione in Nepal. Sarà un team tutto italiano e multidisciplinare, formato da ben 9 esperti in vari settori come: turismo sostenibile, speleologia, climatologia, geologia, scienze naturali, marketing e comunicazione.
Questa spedizione in Mustang è un’esperienza pilota, la prima di un progetto più ampio, chiamato simbolicamente “Sulla via del Dolpo1”, creato con lo scopo di intraprendere una serie di viaggi verso zone del pianeta che rischiano di “scomparire”, minacciate da cambiamenti ambientali –ha proseguito Gentili- o dall’azione incosciente dell’uomo. Alla spedizione parteciperà un team multidisciplinare, composto da persone con diverse competenze e professionalità. Osserveremo variazioni nella piovosità e nei periodi di siccità che obbligano le popolazioni della Valle del Mustang a spostare i propri villaggi in cerca di acqua. La spedizione si svolgerà esclusivamente a piedi. Escludendo i giorni di avvicinamento da Kathmandu e da Pokara. Percorreremo le terre del Lower e Upper Mustang in 12 giorni, da Kagbeni a Lo Manthang, passando per il Passo Ghar Gompa a 4.300 m di altezza (punto più alto del percorso), per ridiscendere poi verso Chussang e Muktinat. Si tratta di ben 133 km e affronteremo un dislivello complessivo di 11.200 m. Con me ci saranno: Mauro Cappelletti, ideatore del progetto, Guida Ambientale Escursionistica dell’AIGAE, specializzato in turismo responsabile e sostenibile; Federico Agostinelli, membro del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico; Dario Gentili, antropologo, esperto in progetti sociali finalizzati al rafforzamento e alla valorizzazione delle risorse di piccole realtà comunitarie, sia in Italia che nelle cooperazioni internazionali all’Estero; Giovanni Negro, pilota di parapendio; Laura Amori, esperta di musica indiana, di cultura orientale che ci aiuterà a comprendere molti degli aspetti culturali che incontreremo lungo il cammino a piedi, Paolo Rossi, geologo; Chiara Elisabetta Chiri, documentarista, laureata in Arti e Scienze dello Spettacolo, inoltre specializzata anche in fotografia; Valentina Miozzo, blogger di viaggio ed esperta in social media marketing. La motivazione che ci spinge, maturata grazie alle nostre competenze professionali, è un’urgenza umana prima che scientifica: essere testimoni dei cambiamenti in atto in luoghi ancora lontani dal turismo di massa, dove la sopravvivenza è una questione non solo biologica, ma anche storica e culturale.
Un progetto innovativo ideato da Stefania Gentili e Mauro Cappelletti, ambedue capisquadra della spedizione.
Cosa è e dove è il Mustang?
Il Mustang, l’antico Regno di Lo, un piccolo Tibet per cultura e religione, è racchiuso come in uno scrigno tra i confini del Nepal: una regione remota, solo in tempi recenti aperta agli stranieri, che da sempre è stata terra di confine e di passaggio. Le carovane del sale che scendevano a sud portando lana e salgemma dal Tibet, risalivano la valle dall’India e dal Nepal cariche di riso –ha proseguito Gentili, esperta in Scienze Naturali- e più a nord incrociavano la Via della Seta proveniente dall’estremo Oriente. Santi ed esploratori, mercanti e pellegrini, hanno percorso la lunga valle le cui alte pareti sono scavate dallo scorrere impetuoso del fiume Kali Gandaki.
Nonostante il Mustang rimanga tuttora una regione del Nepal poco conosciuta, negli ultimi anni sta vivendo al suo interno radicali cambiamenti causati da diversi fattori: un territorio ricco di storia e cultura millenaria rischia di scomparire, minacciato dall’avanzare della desertificazione e dal turismo di massa. La situazione geopolitica in continuo mutamento mina la sua stabilità, mentre la costruzione della strada che proviene dalla Cina e i cambiamenti climatici in atto stanno mettendo a dura prova l’integrità ambientale e la resilienza degli abitanti di questa incredibile valle.
La nostra ricerca poggia le basi su celebri lavori precedenti, scritti da viaggiatori ed esploratori di grande fama, che prima di noi hanno calcato i sentieri di questa regione e l’hanno descritta con meraviglia e ammirazione: si pensi alle opere dell’antropologo francese Michel Peissel, “Mustang, il regno perduto” (1967), o del celebre esploratore e studioso italiano Giuseppe Tucci “Tra giungle e pagode” (1952).
La prima fonte di ispirazione per questo progetto è comunque da ricercare nei recenti lavori realizzati da Stefano Ardito. Il suo libro “Mustang, Himalaya che cambia” (2013) racconta le spedizioni in Mustang effettuate dal giornalista per raccogliere il materiale che sarebbe stato utilizzato di lì a poco per comporre due documentari sui cambiamenti climatici nella regione: “Dhe non deve morire” e “Le mele di Marpha”. Durante il percorso, scandito dal ritmo antico, lento e sostenibile del camminare, raccoglieremo evidenze ed informazioni sui cambiamenti ambientali ed antropici nella valle.
Documenteremo, attraverso interviste e osservazioni dirette, come gli abitanti locali siano costretti ad operare scelte forzate in funzione di tali cambiamenti: abbandonare antichi terrazzamenti un tempo fertili, spostare i villaggi verso valle alla ricerca di acqua o importare dalle regioni vicine le erbe utilizzate dalla medicina tradizionale che non crescono più spontaneamente nella valle.
Percorreranno l’antico sentiero dei mercanti, incontreranno la scuola di medicina.
Attraverseremo a piedi il Mustang, seguendo l’antico sentiero in quota già percorso da carovane di mercanti e lunghe file di pellegrini, evitando volontariamente la strada carrozzabile di fondovalle.
Saremo in un “Punto Senza Tempo”, perché questo è quello che suscita l’immagine della suggestiva valle del Kali Gandaki: un luogo in cui gli antichi Gompa tibetani, gli isolati villaggi medievali -ha affermato Gentili- e gli alti passi ventosi fanno perdere ogni riferimento spaziale e temporale a chi attraversa questo luogo. Sembrerà di camminare in un piccolo antico Tibet, sopravvissuto con i suoi usi e costumi in una parte di territorio Nepalese.
Come antichi viandanti e carovanieri, anche noi giungeremo dall’alto, dal passo Ghar Gompa a 4,200 m di quota, alla città fortificata di Lo Manthang. Qui incontreremo i responsabili della scuola Amchi Lo Kunphen, scuola di medicina tradizionale tibetana, basata sull’uso di erbe officinali, che da anni è impegnata nella scolarizzazione dei bambini della valle, e nella formazione di medici che si prenderanno cura delle piccole comunità locali.
Un reportage multidisciplinare per valutare i cambiamenti climatici in questa regione orientale.
La produzione del nostro reportage multidisciplinare, andrà a seguire le orme delle ricerche già esistenti, per arricchire il quadro delle conoscenze sull’attuale situazione della regione del Mustang. Entreremo in contatto con i reporter e gli studiosi che hanno già lavorato sul territorio –ha concluso Stefania Gentili- e realizzato documenti di divulgazione scientifica e letteraria, per combinare le competenze del nostro team assieme alla loro esperienza e dare alla nostra ricerca valore di continuità.
Grazie al documento prodotto, per una seconda fase del progetto saremo in grado di valutare, secondo la nostra esperienza, in che modo gli attuali cambiamenti in atto possano essere considerati un elemento di forza o di rischio per la regione.
Tali valutazioni costituiranno il cuore della nuova ricerca, che si concentrerà sullo studio delle modalità di fruizione turistica della regione, cercando di promuovere, con i nostri mezzi e le nostre competenze, quelle che prediligono un approccio etico e rispettoso del luogo, riconoscendo il potere del turismo responsabile.
Ci auguriamo, inoltre, che questo nostro progetto possa considerarsi uno strumento utile ad individuare obiettivi specifici sul territorio in funzione di futuri progetti di sostegno alle popolazioni del Mustang.
AIGAE ha concesso il patrocinio.
L’urgenza e la priorità non possono che essere tutte le azioni improrogabili per rallentare e fermare il cambio climatico. Temi che dovrebbero essere ai primissimi posti nelle agende politiche di tutti i governi. Perché i disastri che stanno avvenendo e le loro conseguenze riguardano la comunità internazionale. E l’ecosistema tutto –ha dichiarato Davide Galli, Presidente dell’Associazione Italiana Guide Ambientali Escursionistiche AIGAE- nel suo insieme di correlazioni ed equilibri già fortemente compromessi. Patrociniamo questa spedizione multidisciplinare in quanto è importante raccogliere testimonianze in quelle zone della Terra che rischiano di scomparire e raccontare all’opinione pubblica le storie di chi ogni giorno vive in questi luoghi.