“Racconto – scrive Bucci nelle note di regia – l’antica storia della lotta tra due fratelli per la supremazia, della pietosa sepoltura di Polinice per mano di Antigone contro la legge del nuovo re Creonte. Ritrovo la dolce Ismene che vuole dissuadere l’irriducibile sorella, il fidanzato Emone che affronta con lucida passione il padre Creonte per difendere l’amata e le sue ragioni. Divento tutti loro, le guardie impaurite e attonite, il saggio veggente Tiresia, il coro che osserva, disquisisce, approva, disapprova. Registrazioni, musica elettronica e suono ai sensori si miscelano alle parole e sorreggono, provocano, contrastano”.
Elena Bucci insegue il mito di Antigone “attraverso il tempo, leggendo le parole di pietra di Sofocle, attraversando gli incubi quasi contemporanei di Anouilh e Brecht per ritornare, in una danza a cerchio, ai testi più antichi che ancora emanano il mistero e il fascino di un teatro parlato, cantato, danzato che riusciva a celebrare un rito di trasformazione del dolore in energia collettiva”.
Anche regista e autrice, la Bucci ha fatto parte della compagnia di Leo de Berardinis partecipando a molti spettacoli, da Re Lear ad Amleto, da Totò Principe di Danimarca, I Giganti della montagna a Il ritorno di Scaramouche. Ha fondato con Marco Sgrosso la compagnia Le Belle Bandiere, per la quale crea progetti e spettacoli spaziando da scritture originali a drammaturgie classiche e contemporanee, da commistioni tra diversi codici artistici a eventi per il recupero di spazi dimenticati. Ha ottenuto diversi prestigiosi riconoscimenti, come il Premio Hystrio-ANCT 2017, il Premio Eleonora Duse 2016, il Premio Ubu 2016 come migliore attrice protagonista (per i progetti da lei creati), il Premio Ubu 2000 come non protagonista e per la compagnia il Premio ETI Olimpici del Teatro 2007. Ha lavorato, tra gli altri, con Valter Malosti (Il giardino dei ciliegi), Mario Martone (Edipo a Colono), Claudio Morganti (Riccardo III), e nel cinema con Pappi Corsicato e Luca Guadagnino. E’ stata docente all’Università di Bologna e alla Scuola Paolo Grassi di Milano.
Lo spettacolo sarà preceduto alle 18 dalla visita guidata al nuraghe curata della coop. Sa Frontissa.
A Seui, alle 19, alla Tomba dei Giganti Anulù in scena SAS COMARES LUVULESAS, con Maria Giovanna Sotgia, Elena Musio (che cura anche testo e regia), Teresa Loi e Rosa Beccu (produzione Ilos Teatro).
Nello spettacolo, tutto in limba, le storie raccontate traggono spunto, oltre che da una serie di ricordi d’infanzia delle attrici in scena, dalla tradizione popolare dei ”Contos de foghile”, propri della cultura sarda. Il tempo è quello in cui il focolare domestico non era stato ancora soppiantato dalla TV, e la famiglia si riuniva per sentire le storie, in genere raccontate dai più anziani del gruppo, che parlavano di tempi lontani, assumendo una dimensione quasi epica. Storie che, in genere, si riferivano a personaggi realmente esistiti e a fatti accaduti, ma che con il passare degli anni assumevano una dimensione fantastica. Storie che avevano sia una funzione di intrattenimento, che educativa, e che si tramandavano oralmente, e spesso amplificate, di generazione in generazione. Alle 18 la visita guidata al sito.
L’area archeologica di Scerì, a Ilbono, accoglierà alle 19 LA CAPRETTA DI MARIA, produzione di teatro per l’infanzia del Crogiuolo. L’ideazione, l’elaborazione drammaturgica e la regia sono di Rita Atzeri; Marta Gessa, Antonio Luciano, Daniela Vitellaro, con la danzatrice Giulia Cannas, gli interpreti. “La capretta di Maria” è uno spettacolo pensato per parlare ai più piccoli dell’opera di Maria Lai e permettere loro di fare un viaggio alla scoperta del valore e dei significati dell’arte nella nostra vita”, spiega Rita Atzeri. Che aggiunge: “In questo percorso poetico abbiamo fuso alcuni elementi biografici della vita di Maria con la narrazione di alcune fiabe da lei rivisitate. Abbiamo immaginato che la nostra ‘scatola teatrale’, privata dei neri e resa bianca per l’occasione, fosse un teatrino con il quale la stessa Maria, bambina, gioca a far prendere forma alle immagini del suo sguardo che trasforma la realtà”.
Lo spettacolo, fatto di sogni e visioni, si apre con Maria Lai bambina, che descrive la nascita in lei del pensiero artistico con l’immagine di un pettine che vela il suo occhio destro di capelli ribelli: un’azione che si specchia nei gesti simmetrici delle attrici in scena. Da qui si dipana, con il tessuto metaforico della danza, che simboleggia l’arte, la narrazione delle fiabe “La capretta”, “Cuore mio”, “Il dio distratto”. Alle 17.30 è in programma la visita guidata al sito a cura della coop. Irei.
Al Nuraghe Seruci di Gonnesa, alle 21, Matteo Belli ripropone il suo AH, AH, AH!!! (visita guidata al tramonto; per info e pronotazioni: 392 7503176).