Nonostante lo stato emotivo fortemente provato dallo shock subito da entrambe le ragazze, il racconto della dinamica dei fatti è stato preziosissimo per il prosieguo dell’attività di indagine.
La minuziosa descrizione di alcuni particolari somatici e dell’abbigliamento dell’uomo, ha permesso agli Agenti della Squadra Volante di concentrare le ricerche del soggetto in un’area ben precisa, in particolare la zona di Piazza Matteotti.
A suffragare le minuziose descrizioni delle vittime è stato un riconoscimento dell’uomo, tramite una fotografia scattata da un’amica di una delle due vittime.
Quest’ultima, infatti, mentre conversava al telefono con la ragazza che poco tempo prima aveva subito le molestie, e questa stessa le raccontava ciò che le era accaduto descrivendo l’uomo, ha riscontrato gli stessi dettagli in un ragazzo che in quel momento si trovava proprio poco distante da lei.
Questa giovane donna, in quei pochi istanti, ha avuto la felice intuizione che quell’uomo potesse essere proprio l’aggressore dell’amica e ha scattato subito una foto al ragazzo col suo cellulare. La stessa fotografia è stata mostrata ai poliziotti, che hanno potuto far confermare anche alla seconda vittima che quell’uomo era stato anche il suo molestatore.
L’identificazione e l’arresto
A quel punto gli Agenti hanno intensificato le ricerche del giovane di colore, tale Dampha Ebrima, gambiano di anni 27 già noto per fatti analoghi, dove è stato riconosciuto e fermato al capolinea degli autobus nella Piazza Matteotti.
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Accompagnato negli uffici della Questura, dopo gli accertamenti di rito è stato tradotto presso la casa Circondariale di Uta a disposizione dell’A.G.
In questa particolare vicenda emergono alcuni aspetti che sono stati fondamentali per la cattura dell’uomo. Il primo è il coraggio che entrambe le ragazze hanno avuto nel raccontare alla Polizia la loro esperienza; il secondo è la determinazione che nonostante lo stato di shock hanno ricordato particolari rivelatisi importanti per l’identificazione del soggetto.
In ultimo si evidenzia anche l’aspetto umano perché, da un lato, vi è stato una delicata attività di ascolto e di conforto operata dagli Agenti durante l’esposizione dei fatti, la seconda è la solidarietà fra le giovanissime donne, in questo caso manifestata non solo reciprocamente fra le due vittime ma espressa anche da una ragazza che, pur essendo estranea ai fatti, ha voluto aiutare la sua amica rendendosi fattivamente utile, avendo avuto il coraggio di prendere la decisione giusta.