HOMINE SABIU NON CHIRCAT FATTOS ANZENOS
Le dichiarazioni di Desirè Manca non possono che lasciar attonito chi conosce la realtà dei fatti e dei rapporti interni al Gruppo regionale penta stellato sardo. Ripercorrendo, a memoria, questi primi mesi di consiliatura e ripensando alle dinamiche di potere che si sono innescate appena qualche giorno dopo l’intervento della sottoscritta in difesa proprio della Capogruppo, che era stata oggetto di attacchi per il dress code adottato in aula, sembra di sentire in sottofondo le parole di uno dei più famosi monologhi di Apocalypse now: “In questa guerra tutto diviene confuso, il potere, gli ideali, un certo rigore morale, esigenze militari contingenti… ma laggiù con questi indigeni si può essere spinti a prendersi per Iddio”.” E parrebbe questo il sentimento che sembra pervadere la Capogruppo da qualche mese a questa parte. Partendo da un’idea di primazia sugli altri, ha cercato di rafforzare la propria posizione di potere politico e personale all’interno del gruppo creando, “sapientemente”, contingenze che, sfruttate con insospettata maestria, inducono suggestivamente l’impressione che siano gli altri ad essere in difetto”.
“E così, con piglio padronale, rappresentando come canone universale quelle che, in realtà, sono visioni personalissime, la Capogruppo -disattendendo quella regola prepolitica e relazionale costituita dalla buona maniera del preventivo chiarimento personale- coinvolge e seguita a danneggiare l’immagine del MoVimento in sterili polemiche, sui media e social, fondate sul nulla, anziché concentrarsi sul raggiungimento degli obiettivi politici; dimenticando, così, che gli elettori ci hanno votato non per leggere sfoghi come quello pubblicato la settimana scorsa, allorché la Manca, richiamando fantasmatici direttivi nazionali, è giunta a rinnegare politicamente la bontà di uno strumento di democrazia diretta qual è quello referendario, dimenticando o forse non sapendo (vista la sua presenza nel M5S in tempi più recenti rispetto alla mia, oramai decennale) che il MoVimento nasce dal popolo e non ha paura del giudizio del popolo perché ne rappresenta le istanze”.
“Ed è, dunque, alla luce di questa rivisitazione personalissima della Manca dei principi del M5S che devono leggersi molti episodi, a partire da quello del giugno 2019, allorché sono stata ingiustamente strumentalizzata ed attaccata per aver esercitato un diritto civico dinnanzi al TAR (mentre la analoga condotta dell’altro Collega, improntata allo stesso spirito, è stata taciuta, ben celata ed elogiata), per continuare con la mancata censura ed anzi il supporto all’altro Collega che, in quel caso, difformemente dalla decisione del gruppo consiliare regionale ha votato a favore della variazione di bilancio per l’ospedale privato Mater Olbia e fino a quello in cui, a ridosso di Ferragosto, io e la collega Fancello ci siamo trovate di fatto “impossibilitate” ad essere cointestatarie, assieme agli altri 4 componenti del Gruppo regionale, del Conto corrente dedicato per le restituzioni di noi consiglieri pentastellati, magari per essere attaccate un domani con l’accusa di “non fare i versamenti”, invece, a tutt’oggi, accantonati”.
“E che dire dell’esclusione dall’incontro con il Presidente Conte? Né io né la Collega Fancello siamo state informate della possibilità di incontrarlo e, tantomeno, invitate e le successive richieste di chiarimento su questa ulteriore esclusione, ad oggi, non hanno avuto riscontro”.
“Abbiamo subito una serie di condotte, assai ricorrenti nelle antologie giurisprudenziali di diritto del lavoro, che inducono a ritenere che si voglia impostare i rapporti tra colleghi non paritariamente, ma secondo un verticismo aziendalista con i corollari che ne seguono, fino alla definitiva emarginazione di chi non si adatta al paradigma delle riduttive lotte di fazione, che sono l’antitesi dello spirito comunitario e situazionista del MoVimento”.
“Anche la presentazione di interrogazioni nell’interesse della popolazione regionale (finora adottata in diverse circostanze dall’intero gruppo M5S sardo) è diventata, oramai, motivo di polemica, di segnalazioni “selettive”, segnalazioni dove la colpa di uno diventa il merito dell’altro, perché quel che conta, secondo una tale impostazione, non è ciò che si produce in Consiglio nell’interesse dell’intera popolazione, ma come consolidare i rapporti di potere a scapito degli altri”.
“E non è allora un caso che mentre mi preparavo a licenziare il presente comunicato, sia partita una nuova salva mediatica: il coraggio dell’anonimato è lo stigma morale di un attacco che ha la sola evidenza di voler coinvolgere Luigi Di Maio in un tentativo di rissa fondato sulla falsa accusa di favoritismi riguardo la mia candidatura, laddove è semmai vero il contrario e cioè che all’esito di un’attenta istruttoria dei Probiviri, innescata dalle “solite fonti anonime”, (tuttavia ben note ai più), il Capo politico ha dato parere favorevole all’inserimento della sottoscritta in lista”.
“E la messe di voti personali da me raccolti confermano la bontà di una scelta non gradita solo a quei masticaamaro che ancora oggi preferiscono avvelenare il clima interno, piuttosto che impegnarsi nell’interesse della comunità regionale sarda e del MoVimento. La litania dei mancati versamenti ha anch’essa nell’anonimato, ma non troppo, della fonte, l’autorevolezza che le si addice”.
“Ad impreziosire la platea dei detrattori trovo poi emblematicamente perfino Mario Puddu che non è dato capire a che titolo parli con la stampa del M5S, violando, pertanto, le nostre regole interne, dato che non ricopre nessun tipo di incarico, come previsto dallo Statuto. Vero è che un condannato in primo grado per abuso d’ufficio, plastico responsabile della debacle elettorale, che oggi invoca quegli stessi provvedimenti espulsivi caldeggiati, e ahimè ottenuti, contro attiviste e consiglieri comunali ree di aver scoperchiato una situazione per la quale, ferma la presunzione d’innocenza, ha comunque ottenuto in primo grado una condanna per abuso d’ufficio, condanna che pur nella sua provvisorietà fa sorgere qualche perplessità nel leggere l’attribuzione della qualifica di “autorevole esponente del M5S”. E che a tenergli bordone nell’attacco siano di provenienza PD e poi ex candidati ProgRes, candidatisi in tale partito proprio quando la sottoscritta portava avanti le battaglie del movimento contro il sistema di potere piddino ed affine, completa il quadro del parterre”.
“C’è qualcosa di preoccupantemente opaco in queste manovre d’attacco e confido che il nostro Capo politico o comunque il collegio dei probiviri provvedano adeguatamente a far rinsavire chi, con invettive da ballatoio, sta danneggiando seriamente l’immagine politica del MoVimento, minando l’incisività dell’azione del collettivo per fini di potere personale”.
“Le segnalazioni, le invocazioni di sanzioni afflittive, la demotivazione dei colleghi di lavoro non impreziosiscono di certo il dibattito politico interno, ma appannano l’immagine del MoVimento regionale sardo; è necessario che Desirè Manca lo comprenda, ricordandosi di quelli che sono i principi del MoVimento: CONDIVISIONE CONCERTAZIONE PARTECIPAZIONE”. “Abbandoni, dunque, la logica del nemico interno, che è l’anticamera del pensiero totalitario, e dall’insinuare, gettando discredito ed ombre sulla mia persona, che io possa abbandonare, come forse spererebbe, il gruppo”.
“Impari a riconoscere i rapporti di mera educazione e garbo istituzionale non confondendoli ed etichettandoli con machiavelliche insinuazioni di transumanza partitica. Si concentri, invece, su quelle che sono le emergenze della nostra terra sarda, certa della mia presenza e partecipazione qualificata nel gruppo consiliare M5S regionale che, finora, in soli mesi 6, si caratterizza per aver realizzato in Consiglio Regionale, n.2 proposte di legge; n.20 interrogazioni; n.19 mozioni; n.6 ordini del giorno. Essendo, peraltro, sempre stata presente in tutte le sedute del Consiglio Regionale e nelle commissioni di cui faccio parte”.