E’ quanto sostiene Valter Mazzetti, Segretario Generale della Federazione Fsp Polizia di Stato, a sostegno della manifestazione di protesta indetta per martedì 22 ottobre in piazza Montecitorio, a Roma, a partire dalle ore 11. Un intervento che giunge nel giorno in cui si è diffusa la notizia dell’ennesimo ferimento di un agente, aggredito nel Foggiano da un passeggero che si trovava su un treno senza biglietto, il quale ha riportato la frattura scomposta del braccio sinistro. Il poliziotto è ricoverato in ospedale e dovrà subire un intervento, mentre l’aggressore, arrestato con le accuse di resistenza, violenza e lesioni a pubblico ufficiale, interruzione di un servizio pubblico e porto abusivo di armi perché trovato con un coltello, oggi è stato processato per direttissima, e rimesso in libertà in attesa del prosieguo del processo, che riprenderà il 14 novembre.
“Troppi morti e feriti fra le Forze dell’ordine nella sostanziale indifferenza della politica. Oggi a Foggia assistiamo all’ennesimo scempio di un agente finito in ospedale gravemente ferito e un aggressore arrestato con una lunga serie di accuse già tornato in libertà come nulla fosse. Tutto questo è lo specchio di una realtà non più sostenibile per centinaia di migliaia di donne e uomini in divisa che sono Servitori dello Stato ma vengono trattati da servi. Un sistema che non li tutela minimamente e non li sostiene adeguatamente si traduce, nei fatti, in un attentato continuo alla loro incolumità, rispetto al quale non è più possibile accettare la noncuranza e la superficialità di chi ha il dovere di garantire la sicurezza dei cittadini e, per farlo, deve assicurare i mezzi, gli strumenti, le leggi, le regole e la considerazione dovuta a chi dedica l’intera esistenza a vegliare sullo Stato e le sue Istituzioni. Ecco perché sosteniamo pienamente le ragioni che stanno alla base della manifestazione indetta per martedì prossimo, 22 ottobre, in piazza Montecitorio, a difesa dei poliziotti italiani. E’ sacrosanto chiamare a responsabilità chi ha l’onore ma anche l’onere di sedere su poltrone dalle quali si decide delle sorti del Paese, e in definitiva della nostra vita personale e professionale di persone che hanno scelto di servire il Paese, e continuano a farlo nonostante tutto, nonostante i morti e i feriti che si susseguono come fosse normale, le carenze abissali, l’abbandono in cui vengono quotidianamente lasciati, nonostante l’indifferenza e l’astio, nonostante li si dia sempre e comunque per scontati, nonostante l’unico gesto che si riesca puntualmente a compiere per loro siano vuoti messaggi di cordoglio all’ennesimo funerale di Stato”.