“Il MoVimento 5 Stelle ha espresso liberamente, come sempre, la propria posizione. Non si tratta, quindi, di ultimatum o minacce come scrivono i giornali. Il presidente Conte ha tutta la nostra fiducia e siamo sicuri che la nostra posizione verrà presa in considerazione da tutti. Ribadiamo il massimo sostegno all’azione di governo”. Così fonti M5S.
“Un ultimatum al giorno toglie il governo di torno”. Il tweet del ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, lanciato poche dopo le 18:30 riassume perfettamente quanto sta accadendo nella maggioranza giallo-rossa. Il capodelegazione dei ministri Pd è un politico navigato ed esperto e non parla mai a caso. Se proprio lui se ne esce con una frase così forte e dirompente è proprio vero che la temperatura nella maggioranza non è calda, è bollente.
Prima i renziani contro Quota 100 con Italia Viva pronta a presentare emendamenti in Aula sulla Legge di Bilancio contro il provvedimento tanto caro a Matteo Salvini e alla Lega. Poi la lite infinita sul limite massimo al contante e sul carcere per i grandi evasori, nodi ancora del tutto irrisolti che infatti hanno portato ad approvare la manovra l’altro giorno in Consiglio dei ministri “salvo intese”, proprio come accadeva nel Conte I tra 5 Stelle e Laga.
Poi nel pomeriggio è arrivata la mazzata del post sul Blog delle Stelle. “Senza il voto del Movimento non si va da nessuna parte. Questo è quello che hanno chiesto i cittadini nel 2018 e noi non tradiremo mai la parola data agli italiani” è forse il passaggio più significativo. Insieme alla richiesta che “non si tocchi la flat tax fino a 65mila euro”. Immediatamente Andrea Orlando e Maurizio Martina hanno gettato acqua sul fuoco parlando di compromesso fino al gelo del tweet di Franceschini.
Il tutto si inquadra in un contesto difficile anche sui temi non economici. Sul fine vita e ius culturae l’accordo è lontanissimo, così come sulla riforma della Giustizia messa a punto dal Guardasigilli Alfonso Bonafede. Ci sono poi le polemiche incrociate sulla sindaca di Roma Virginia Raggi e sull’amministrazione del Lazio guidata da Nicola Zingaretti, segretario dem. Il tutto senza dimenticare le profonde divergenze sul fronte della lotta all’immigrazione clandestina con il M5S che continua a respingere le proposte della sinistra (e di parte del Pd) di cancellare i Decreti Sicurezza di Salvini.
C’è anche il capitolo riforme. Dopo il via libera al taglio dei parlamentari è tutto in alto mare sulla legge elettorale, sulle modifiche alla Costituzione e sui regolamenti parlamentari. Tutto ciò con lo spettro delle elezioni regionali in Umbria che incombe (si vota domenica 27 ottobre): la preoccupazione tra i partiti della maggioranza sui contraccolpi di una possibile forte sconfitta è talmente forte che oggi da Bruxelles il premier Conte ha dovuto mettere le mani avanti negando ripercussioni per l’esecutivo.
Insomma, un contesto difficile per il governo, una strada tutta in salita anche perché i casi aziendali come Whirlpool e Alitalia (solo per fare due esempi) agitano ulteriormente la maggioranza è contribuiscono quotidianamente a far salire la tensione. Avrà forse ragione l’ex dem Carlo Calenda che il governo giallo-rosso ha i giorni contati?
IL TESTO INTEGRALE DEL POST SUL BLOG DELLE STELLE CHE HA SCATENATO LE POLEMICHE
Una manovra economica con un messaggio culturale diverso
Iniziamo a spiegare che quando un provvedimento, una legge, come ad esempio quella di bilancio o il decreto fiscale, che tutti conoscono come “Manovra”, viene approvata con la dicitura “salvo-intese”, significa che ci sono diversi aspetti di quella legge su cui il governo non ha trovato ancora accordo.
Quindi viene approvata, ma sul contenuto vanno trovate ancora delle intese.
Quello che è certo è che l’IVA non aumenterà di un centesimo per nessuno, che paghi in contanti o che paghi con la carta. Se non fosse stato così sarebbe stato un massacro per artigiani, partite IVA, professionisti, piccoli imprenditori e consumatori. Per tutti. Questo l’abbiamo evitato trovando 23 miliardi e di questo siamo orgogliosi.
Quando il MoVimento 5 Stelle nel 2018 ha preso un impegno con gli italiani, ottenendo la loro fiducia, ha presentato un programma chiaro, limpido, inconfutabile.In quel programma c’era:
il reddito di cittadinanza; il sostegno alle piccole e medie imprese e alle partite Iva; il carcere ai grandi evasori e non l’accanimento sui commercianti; la garanzia di nessuna nuova tassa contro i cittadini; l’aiuto alle famiglie con un assegno unico mensile in favore delle nascite;
E c’erano diverse altre misure, che in un anno e mezzo abbiamo approvato, come il taglio dei parlamentari, gli investimenti green, il taglio dei vitalizi etc. Impegni che sono diventati fatti. Ed è per questo motivo che recentemente abbiamo chiesto più volte il silenzio: fare, e poi parlare. No annunci ma, appunto, fatti. Questo dovrebbe essere il faro che guida l’azione di governo.
Di fronte ad alcune ricostruzioni abbiamo dunque l’obbligo morale, oggi, di comunicare ai cittadini la nostra posizione, proprio per evitare fraintendimenti. E lo facciamo con massimo senso di responsabilità, dall’alto del nostro consenso popolare ottenuto alle ultime elezioni, dall’ottica della nostra maggioranza parlamentare che è ago della bilancia per approvare ogni singola nuova misura o nuova legge in Italia.
Senza il voto del MoVimento 5 Stelle, infatti, non si va da nessuna parte. Questo è quello che hanno chiesto i cittadini nel 2018 e noi non tradiremo mai la parola data agli italiani.
Una delle battaglie che negli anni ci ha sempre contraddistinto è la lotta all’evasione, ma con un approccio culturale diverso da quello portato avanti dai partiti per decenni.
In passato abbiamo sempre assistito ad uno Stato forte con i deboli e debole con i forti, ad uno Stato che preferiva accanirsi su commercianti, artigiani, parrucchieri, elettricisti, invece di andare a rompere le scatole ai colossi finanziari, alle multinazionali, ai GRANDI EVASORI che nascondono centinaia di migliaia di euro ogni anno nei paradisi fiscali.
E’ il motivo per cui facemmo la nostra battaglia per abolire Equitalia, è il motivo per cui abbiamo sempre ritenuto ingiusto che venisse pignorata casa a un padre di famiglia che non riesce a pagare una rata di un mutuo, è il motivo per cui ci siamo sempre schierati dalla parte di chi non ce la fa, di chi non è mai stato ascoltato, ponendo un paletto, che vale per tutti: il rispetto della legge e il valore della legalità.
Questo è il MoVimento 5 Stelle. Questa è la forza politica che ha raccolto nel 2018 11 milioni di voti.
Già quando eravamo all’opposizione noi siamo sempre stati laici di fronte alle competenze e all’efficacia dei provvedimenti. Una proposta di legge poteva venire da qualsiasi partito, da qualsiasi colore: se faceva il bene del Paese votavamo sì. Perché è il bene del Paese che conta. Questo significa essere post-ideologici. Non combattere per intestarsi battaglie proprie, ma combattere per gli altri, per i cittadini.
Di fronte alle proposte contenute in manovra, dal tetto al contante alla multa sul POS, saremmo anche d’accordo se queste rappresentassero delle vere misure anti-evasione finalizzate ad individuare ulteriori risorse per lo Stato.
Ma qui il punto è che l’inserimento di queste misure non solo non fa recuperare risorse, ma addirittura rischia di porre questo Governo nello stesso atteggiamento di quelli del passato, che pensavano di fare la lotta all’evasione mettendo nel mirino commercianti, professionisti e imprenditori. Un segnale culturale devastante, se a maggior ragione nel Governo stiamo ancora cercando l’intesa sul carcere e la confisca per i grandi evasori, cioè per coloro che evadono più di 100.000 euro.
Del resto, come si può pensare di obbligare il titolare di una piccola attività familiare ad avere il pos se poi le commissioni delle banche restano altissime? Per noi può esserci l’obbligo del pos se si azzerano le commissioni sulle transazioni elettroniche. Come lo stesso limite del contante, non ci vede contrari ma bisogna mettere in condizione tutti di poter usare una carta di credito.
Allo stesso modo, noi siamo d’accordissimo ad abbassare il cuneo fiscale. Ma che senso ha farlo, dando 40 o 50 euro in più al mese in busta paga ai lavoratori dipendenti, se poi i soldi li andiamo a prendere dalle partite Iva che si spezzano la schiena giorno e notte, senza una garanzia dallo Stato, senza un giorno di malattia assicurato, senza un sistema di welfare che li sorregge?
La flat tax per le partite Iva sotto i 65.000 euro l’abbiamo introdotta noi lo scorso anno, perché è una misura che aiuta i giovani professionisti. Colpire due milioni di giovani professionisti per finanziare altri provvedimenti significa alimentare una guerra tra poveri. Noi non ci stiamo. E pensiamo che se un giovane da un anno a questa parte ha diritto ad avere il 15 % di tassazione, è giusto che questo diritto lo mantenga con l’obiettivo di poter pianificare il proprio futuro. Lo Stato non può cambiare le regole improvvisamente, da un momento all’altro, di anno in anno.
Per il MoVimento 5 Stelle la lotta all’evasione si deve fare bene, colpendo i pesci grossi, inserendo per loro il carcere, la confisca di ciò che hanno sottratto allo Stato. E’ questo il cambiamento che 11 milioni di italiani ci hanno chiesto ed è per questo motivo che su alcuni punti non c’è ancora intesa.
Questo messaggio oggi ci sentiamo obbligati a darlo pubblicamente, al Paese, perché ormai le notizie su questa legge di bilancio sono del tutto fuori controllo.E il nostro messaggio è chiaro, limpido, come gli impegni presi davanti agli italiani nel 2018. Lo rivolgiamo ai milioni di partite Iva, commercianti e professionisti che lavorano ogni giorno: Il MoVimento 5 Stelle non permetterà che l’inutile bersaglio mediatico della lotta all’evasione siate di nuovo voi.
Piuttosto, per quanto ci riguarda occorre introdurre il carcere per i grandi evasori e la confisca per chi evade più di 100.000 euro. Iniziamo da qui. Dai pesci grossi. Iniziamo a fare una lotta all’evasione coraggiosa.
Il MoVimento 5 Stelle ha fiducia in questo governo e massima fiducia nel presidente Giuseppe Conte. Lo ringraziamo per avere difeso, come avevamo chiesto, quota 100, ma siamo in una Repubblica parlamentare, dove è il Parlamento a decidere.
Pertanto, consegnate le opportune rassicurazioni all’Europa, adesso riteniamo opportuna la convocazione di un vertice di maggioranza per lavorare alle intese che ancora non ci sono.
Se dovessero mancare delle risorse, visto che per noi non si possono recuperare alzando le tasse alle partite IVA, siamo pronti a metterci al tavolo e proporre nuove coperture, come ad esempio un maggior gettito dai concessionari autostradali che ogni anno ci alzano le tariffe dei caselli, magari senza nemmeno fare la manutenzione adeguata, e per di più con contratti e rendimenti che non esistono in nessun altra parte del mondo.
Questo è ciò che vogliamo e questo è ciò che chiediamo.
di Alberto Maggi
Fonte: www. affaritaliani.it