“Leggiamo sconcertati la notizia di presunte valutazioni della procura nazionale antimafia favorevoli alla concessione degli arresti domiciliari a Giovanni Brusca. E ci chiediamo se davvero ci si renda conto di quanto facile sia ridicolizzare la risposta dello Stato di fronte a un caso come questo, di fronte a una ferocia senza eguali che ha devastato l’esistenza di tante famiglie, di tutti gli italiani, dell’intero Paese. Ci chiediamo, ancora una volta, quanto conti la dignità e il rispetto di vedove e orfani. Ci chiediamo cosa significhi certezza della pena. Cosa voglia dire, in concreto, la riprovazione sociale commisurata al danno causato dalla ferocia altrui che sta alla base del diritto pubblico. Al di là di ogni questione freddamente tecnica fatta a tavolino, ci chiediamo come si possa pensare di far comprendere a tutti che consentire a Brusca di lasciare il carcere sia una cosa opportuna, una cosa giusta. Sarebbe l’ennesima crepa in un sistema che ha bisogno della condivisione del cittadino per funzionare, e che per ottenerla non dovrebbe discostarsi da reali principi di equità. Se noi li prendiamo e tornano fuori, come si dice; se vengono condannati ma non scontano le loro pene; se sterminano degli innocenti inermi ma lasciano il carcere; allora cosa dire davvero a chi sputa o ci riempie di botte per la strada, ancor prima che ai mafiosi? Se Brusca può uscire dal carcere… allora tutti dovrebbero andare a casa”.
Così Valter Mazzetti, Segretario Generale della Federazione Fsp Polizia di Stato, nel giorno dell’udienza davanti alla Corte di Cassazione chiamata a decidere sul ricorso presentato dai legali di Giovanni Brusca contro l’ultimo diniego di concedergli gli arresti domiciliari, rispetto ai quali la Procura antimafia, secondo notizie di stampa, avrebbe dato parere favorevole.