Il videoclip: “Sembra quasi domenica”
Con “Sembra quasi domenica” emerge l’esigenza dell’artista di raccontare l’omologazione di una società che sembra aver ormai smarrito la propria personalità, figlia di un consumismo e di un capitalismo dilagante tra l’indifferenza generale e un buonismo apparente che non lascia segno.
“Sembra Quasi Domenica” parla della pochezza di valori con cui ci siamo abituati a convivere, per sfociare poi in una vita nevrotica e piena di sentimenti vuoti e apparenti.
Il vuoto di idee e di valori, che sembra ormai inarrestabile, potrà esser ancora colmato dalla bellezza e dalla musica ed è proprio questo l’intento di “Sembra quasi Domenica” e del nuovo lavoro di Antonio Pignatiello. Un dolce ricordo che riaffiora e non si toglie più dalla mente.
Antonio Pignatiello sul suo nuovo videoclip
Con “Sembra quasi domenica” ho sentito l’esigenza di raccontare una società liquida e omologata, figlia di un capitalismo e neoliberismo imperanti, tra l’indifferenza generale e un buonismo che pacifica gli animi, ma solo in apparenza. La violenza verbale si riversa sui social, rimbalza sulle tv e si trasforma in odio per il diverso, per poi sfociare inevitabilmente in spiacevoli fatti di cronaca nera. Nel frattempo, i politici, che dovrebbero tutelare i più deboli e che credono di avere la verità in bocca e tutte le risposte giuste, non hanno più nessuno disposto ad ascoltarli. Il risultato è un grande vuoto di idee e di valori. E questa nostra società appiattita e globalizzata si fa molto simile alla faccia più crudele di quell’America senza diritti; ma qui, del grande “sogno americano”, non c’è neppure l’ombra.
Le dichiarazioni del regista, Valerio Nicolosi
Valerio Nicolosi commenta così il videoclip di “Sembra quasi domenica”:
Conosco Antonio Pignatiello da molti anni, sia umanamente sia professionalmente. Quando mi ha proposto di collaborare ho accettato subito, quasi a scatola chiusa. Quando poi ho sentito il brano, ho riconosciuto subito le tematiche che ho in comune con Antonio. La solitudine delle persone in una società individualista, dove anche il sogno americano è svanito dietro ai muri della vergogna con il Messico. Dove migrare è equiparato a un reato e il ricordo dei nostri nonni e bisnonni che arrivavano a Ellis Island è, appunto, solo un lontano ricordo. In un mondo in cui guerra e cambiamento climatico costringono le persone a scappare, invece di invertire la rotta, si costruiscono muri, barriere, si chiudono le frontiere. Per questo abbiamo scelto le montagne e gli altipiani, come ambientazione per raccontare quella solitudine e, al tempo stesso, per ricordare che la natura è molto più grande di noi.