La chiusura delle sale operatorie dell’ospedale marino, lo smantellamento graduale di ortopedia, deve mobilitare l’intera classe politica cittadina, a cominciare dall’amministrazione comunale silente.
Eppure era presente in campagna elettorale con l’assessore regionale della sanità ad Alghero, in ospedale, a benedire e anestetizzare tutti. “Ora ci pensiamo noi”, hanno detto, visitando i reparti. I fatti sono invece altri: con la nota del direttore ospedaliero di Alghero/Ozieri, si chiudono presidi importanti della sanità del nord Sardegna, a causa, pare, delle precarie condizioni di sicurezza di quello che era considerato fiore all’occhiello della sanità sarda: l’Ospedale Marino.
Una struttura sanitaria che ha sempre goduto di grande rilievo professionale per la qualità delle sue prestazioni, si trova ora in pieno smantellamento. Un ospedale che in tempi non lontani rappresentava un punto di riferimento per una utenza che andava ben oltre i confini del nord Sardegna.
Mentre tengono ben conservate le risorse dell’edilizia ospedaliera che sarebbero necessarie per mettere in sicurezza e realizzare perfino un nuovo ospedale, in Regione veniamo considerati cittadini di serie b, costringendo gli algheresi e i cittadini del territorio a rivolgersi altrove per essere curati. Condividiamo con i sindacati la preoccupazione del sovraffollamento dell’ospedale di Sassari dove viene intercettato tutto ciò che il territorio non è più messo in condizioni di offrire, con una visione miope.
Se il Santissima Annunziata non svolge le funzioni specialistiche di secondo livello cui è chiamato, dovendosi occupare di tutte le discipline anche di livello inferiore, il resto del territorio con Alghero capofila non garantirà alcuna struttura di primo livello, ma solo assistenza di base. Un disegno ben preciso che occorre scongiurare con tutte le azioni possibili, a cominciare da una seduta straordinaria del Consiglio Comunale, aperta, alla presenza dei vertici regionali della sanità.