Il mirto contro le infiammazioni cutanee
In un precedente articolo abbiamo parlato di come le bacche di mirto, oltre a essere parte integrante della cucina sarda, siano anche delle potenziali alleate della salute.
Esse, per esempio, si sono rivelate una risorsa della medicina rigenerativa, cioè la branca che sfrutta la capacità, delle cellule staminali, di rigenerare i tessuti danneggiati dall’infiammazione cronica.
Ma l’Università di Sassari non si è di certo limitata a questo e, infatti, le ha studiate anche come possibili rimedi contro le infiammazioni cutanee.
Scopriamone di più!
La ricerca di Uniss sui polifenoli di mirto
Per prima cosa, i ricercatori hanno sottoposto le biomasse (gli scarti della produzione del liquore) a estrazione, poi hanno esaminato gli estratti così ottenuti, per sapere se contenessero ancora sostanze attive.
Dopodiché li hanno testati sui fibroblasti umani (cellule importanti per la guarigione cutanea) esposti all’acqua ossigenata, per valutare se fossero in grado di proteggerli dall’ossidazione e dall’infiammazione.
Naturalmente gli estratti sono stati messi a confronto con il controllo (cioè il veicolo inerte) e con la vitamina C (un potente antiossidante), per sapere se gli effetti fossero significativi.
Ma cosa è emerso dalla ricerca?
Le analisi hanno evidenziato che, nelle colture esposte agli estratti, i livelli di radicali liberi (ROS) e sostanze infiammatorie (citochine) erano inferiori rispetto al controllo e che la riduzione era significativa.
Gli effetti antiossidanti, inoltre, erano simili a quelli della vitamina C.
Il merito è dei polifenoli di mirto
Tali capacità sono ascrivibili ai polifenoli di mirto, in particolare:
- tannini idrosolubili;
- acido ellagico;
- glicosidi della quercetina.
Essi, infatti, oltre a “spazzare” i radicali liberi, riprogrammano i fibroblasti, dialogando con il loro DNA, comportandosi pertanto da modulatori genici.
I polifenoli di mirto sono modulatori genici
Modulando l’espressione genica, dunque, non solo riducono la produzione di ROS e citochine, che ritardano la guarigione cutanea, ma – fatto ben più intrigante – influenzano gli enzimi che metabolizzano i farmaci (CYP3A4) e la vitamina D (CYP27B1).
Questo è un fatto di notevole importanza dal punto di vista clinico, perché permetterebbe di prolungare la durata d’azione dei farmaci – come quelli per la psoriasi, i cui livelli sono ridotti a causa del CYP3A4 cutaneo – e, quindi, migliorare l’esito del trattamento.
Ma non solo: poiché il CYP27B1 cutaneo attiva la vitamina D alimentare, ne consegue che stimolandone l’attività – come fanno i polifenoli di mirto – i livelli di vitamina D attiva aumentano, a completo beneficio della pelle.
Ricordiamo, infatti, che la vitamina D è essenziale per il mantenimento di una pelle integra e funzionale, sia perché regola la maturazione delle sue cellule, sia perché la protegge dall’infiammazione.
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In conclusione…
Lo studio, quindi, evidenzia le potenzialità dei polifenoli di mirto sia nella prevenzione delle infiammazioni cutanee, perché agiscono in sinergia con la vitamina D, sia nel trattamento della psoriasi in supporto ai farmaci, dei quali migliorano l’efficacia.
Staremo a vedere se risulteranno efficaci anche nell’uomo!
Jessica Zanza