Si rinnova la testimonianza di fede per i santi Gavino, Proto e Gianuario, martirizzati nell’antica Turris Libisonis 1716 anni fa, nei pressi del luogo in cui oggi sorge la chiesa di Balai Lontano. Porto Torres si prepara alla ricorrenza del 25 ottobre, giorno del dies natalis, che quest’anno si arricchisce di tante novità. Tra tutte la mostra “Siendi di Sasdhigna”, promossa dall’associazione culturale Etnos in collaborazione con il Comune di Porto Torres. L’associazione curerà anche gli aspetti tradizionali del corteo da Balai Lontano sino a Balai Vicino, dove sorge l’altra caratteristica chiesa a picco sul mare, nel punto in cui furono deposti i corpi dei tre Martiri Turritani.
Gli eventi sono stati presentati questa mattina nella sala cerimonie del Palazzo del Marchese dall’Assessora alla Cultura, Mara Rassu, dal Parroco della Basilica di San Gavino, don Mario Tanca, dai rappresentanti dell’associazione Etnos, Daniela Marcia, Giuseppe Piras e Maria Gabriela Ruggiu, e dalla fotografa Alessandra Garau. La mattina del 25 aprile sarà celebrata la messa alle 9:30. Al termine partirà il corteo verso la spiaggia di Balai Vicino, dove si svolgerà la benedizione dei cavalieri e delle barche. La sera, alle ore 18, nella Basilica di San Gavino, si terrà la messa solenne celebrata dall’Arcivescovo di Sassari, don Gianfranco Saba. La mattina successiva, nel Palazzo del Marchese, si apriranno per la prima volta le porte della mostra “Siendi di Sasdhigna”, dove fino a domenica sera saranno esposti autentici tesori della lavorazione del tessuto, abiti tradizionali provenienti non solo da Porto Torres, ma dai Comuni di tutta la Sardegna. «Il 25 ottobre è un giorno importante per tutta la comunità – ha sottolineato don Tanca – che si riunisce per condividere i valori della cristianità nei luoghi simbolo del martirio.
Quest’anno, a questi luoghi, abbiamo voluto dare il giusto risalto inserendo alcuni scatti che li immortalano nella copertina della pubblicazione della novena». «L’Amministrazione ha l’opportunità di raccontare il territorio e le tradizioni di Porto Torres grazie alla testimonianza dei nostri Martiri Turritani che viene ricordata nelle celebrazioni del 25 ottobre, del 25 aprile e della Festha Manna. Con l’iniziativa promossa da Etnos accolta con entusiasmo dall’Amministrazione – ha affermato l’Assessora Mara Rassu – la cultura della nostra terra, la ricerca e la valorizzazione delle radici comuni si uniscono alla fede. Questa contaminazione ci aiuterà a rafforzare ulteriormente il segmento del turismo religioso: la volontà è quello di promuoverlo anche al di fuori dei confini della Sardegna». «All’organizzazione del corteo tra le due chiesette, a cui collaborano anche le associazioni Assovela e La Prana, quest’anno abbiamo deciso di affiancare una mostra nel Palazzo del Marchese con bellissimi abiti provenienti da tutta la Sardegna. I visitatori potranno ammirare questi capolavori e una mostra fotografica ricca di suggestioni», ha aggiunto la presidente di Etnos, Daniela Marcia. «Abbiamo voluto riproporre la presenza delle bandiere alla cerimonia del 25 ottobre per ripristinare anche questa tradizione impregnata di devozione. Inoltre – ha aggiunto Giuseppe Piras – sarà presente una delegazione da Borore, paese che recentemente ha ricevuto una reliquia di San Gavino. A loro verrà offerta una visita guidata della chiesa di Balai vicino e della basilica da parte della cooperativa Turris Bisleonis». La mostra “Siendi di Sasdhigna” sarà visitabile il 26 e 27 ottobre dalle 10:30 alle 20:30. «Uno spazio verrà naturalmente dedicato agli abiti tradizionali di Porto Torres. Ci saranno, poi, venticinque fogge dei diversi paesi, dal Nord al Sud dell’Isola, alcune anche dei primi dell’Ottocento e messe a disposizione gratuitamente dai proprietari. I visitatori potranno osservare le differenze – ha affermato Maria Gabriela Ruggiu – e scoprire come vengono realizzati e decorati i tessuti». Sarà, inoltre, allestita sempre nel Palazzo del Marchese la mostra “I racconti di un’isola” della fotografa Alessandra Garau, le cui opere nascono da un forte senso di appartenenza alla Sardegna. In esse prevale il colore nero che per l’autrice rappresenta l’orgoglio e la fierezza di un popolo.