Co-fondatore di “Liberi, oltre le illusioni”, movimento culturale che favorisce l’utilizzo del metodo scientifico nella valutazione delle tematiche sociali, Michele Boldrin ha ieri offerto un diverso punto di vista su quelle che sono le prospettive future della nostra isola.
All’evento insieme al noto economista, hanno partecipato anche Carlo Pala, politologo e insegnante di Scienza dell’Amministrazione nella sede nuorese del Dipartimento di giurisprudenza dell’Università degli studi di Sassari, e Bianca Biagi, Professore associato in Politica Economica presso l’ateneo sassarese e Coordinatrice Rapporto Crenos della Sardegna-UniSS.
L’incontro organizzato e moderato dal sassarese Gianni Carboni, referente del movimento nell’isola, si è sviluppato attraverso la trattazione di alcune problematiche a partire da quella relativa all’istruzione e all’abbandono scolastico e alla presenza dei neet, cioè i giovani inattivi (non solo non lavorano ma non cercano lavoro). Stando ai dati presentati da Carboni infatti il 23% dei ragazzi di età compresa tra i 18 e i 24 anni abbandonano gli studi.
Il primo ad analizzare i drammatici numeri è stato Carlo Pala che ha proiettato il problema, rinvenendone le origini, su un piano prettamente politico e nello specifico nella mancata emanazione di una legge organica in materia di istruzione, riflesso questo, secondo il politologo, della non piena attuazione dell’autonomia speciale. Sempre secondo Pala l’abbandono scolastico sarebbe dovuto poi, almeno in parte, anche alle distanze che numerosi studenti devono percorrere per recarsi a scuola e all’università.
La parola è poi passata alla Dott.ssa Biagi che ha posto l’accento, in materia di occupazione, su quelle che sono state le politiche regionali attuate negli ultimi anni in particolare nel settore delle startup, sottolineando tuttavia alcune peculiarità della nostra isola, come la oggettiva distanza dalla terraferma e lo scarsissimo numero di abitanti, peraltro di età avanzata, che renderebbero difficoltoso lo sviluppo di un’industria manifatturiera 4.0 e di un’economia di agglomerazione che caratterizza invece talune Regioni d’Italia.
Non dello stesso avviso Michele Boldrin, secondo il quale non esistono specificità sarde.
I problemi relativi ai tassi di occupazione dei laureati così come all’abbandono scolastico e ai bassi livelli di scolarizzazione, sarebbero condivisi dal resto d’Italia, in particolare nel Sud e nelle isole. Così ad esempio, ha continuato Boldrin, gli scarsi risultati dei giovani sardi nei test INVALSI, non troverebbero la loro ragion d’essere e giustificazione nello specifico fattore dell’insularità o delle distanze dalla scuola.
Altri temi su cui si è concentrato il dibattito sono stati quelli dell’autonomia e dell’indipendentismo.
Carboni ha dapprima illustrato alcuni dati relativi alla spesa pubblica pro capite in Sardegna in relazione alla concorrenza della nostra Isola al Pil nazionale, rilevando come, dal combinato disposto dei risultati, la Sardegna sia la regione con la spesa pubblica pro capite più alta.
E’ sulla base di queste cifre che Carboni ha domandato al Dott. Pala se siano o meno effettivamente giustificabili i sentimenti indipendentisti diffusi tra alcuni sardi.
L’animo indipendentista, ha sottolineato Pala, seppur non maggioritario esiste e non ha mai trovato un’effettiva e completa traduzione in termini partitico-elettorali, rimanendo dunque più che altro un’aspirazione (e non un’effettiva alternativa politica). Secondo il politologo peraltro, la Sardegna, come altre realtà europee, costituisce dal punto di vista scientifico una c.d. “nazione senza stato” e quel sentimento di “differenza”, come da lui definito, sentito da molti sardi avrebbe delle basi concrete. Ma la reale questione da affrontare, ha affermato Pala, riguarda le modalità con cui questi diffusi sentimenti possono essere tradotti a livello politico, valutando dunque anche la possibilità di emanare un nuovo Statuto che meglio rifletta le ambizioni del popolo sardo.
Su sollecitazione del Dott. Boldrin, Pala è entrato nel vivo del discorso relativo alla necessità di modifica dello Statuto della Sardegna rilevando l’esistenza di un credito di 10 miliardi (derivante dalla mancata compartecipazione ai tributi erariali di cui all’art.8 dello Statuto) che la nostra Regione vanta a far data dal 1993 nei confronti dello Stato e accennando ad un accordo del 2006 tra la Giunta Soru e il Governo Prodi. In base al predetto accordo, la Regione Sardegna si è impegnata a sostenere da sola il peso delle spese per la sanità ed inoltre il debito statale di 10 miliardi è stato ridotto del 50% (il riferimento è alla Legge 296/2006 e nello specifico all’art. 1 co. 836. Maggiori informazioni sul tema possono essere reperite nel saggio di Carlo Pala titolato “La Sardegna. Dalla Vertenza entrate al federalismo fiscale?” e al link https://tinyurl.com/yydkpfde ).
Si è domandato quindi il Dott. Pala se la nostra possa davvero essere definita autonomia nel momento in cui lo Stato Italiano si presenta come “il primo negatore” dell’art.8 dello Statuto della Regione.
A seguito di queste dichiarazioni, il Dott. Boldrin ha incalzato il politologo domandando se dietro quel sentimento “rivendicazionista” nei confronti delle altre regioni italiane, si celi una richiesta di autonomia fiscale per la Sardegna, e se in caso di risposta affermativa, la Regione sarebbe in grado con le sue sole entrate di far fronte a tutte le spese. Ha domandato inoltre l’economista se l’esproprio di quei miliardi non sia compensato con “altro” da parte dello Stato Italiano.
Malgrado in sede di dibattito non si sia pervenuti ad una effettiva risoluzione della questione, (essendo materia estremamente complicata anche per un’economista così come per un giurista) la verità è forse che l’affermazione dell’una cosa non nega necessariamente l’altra, e se potrebbe esser vero che lo Stato Italiano ha nei confronti dei sardi un debito di 5 miliardi, è altrettanto vero che stando ai dati della Ragioneria di Stato, in caso di applicazione di un federalismo fiscale analogo a quello della Provincia Autonoma di Bolzano, la Sardegna ne risulterebbe svantaggiata.
E’ necessario specificare che la discussione sull’autonomia e sull’indipendentismo è poi proseguita e sia il Dott. Boldrin che la Dott.ssa Biagi hanno giustamente voluto sottolineare come il tema sia di tale complessità da dover essere affrontato senza alcun pregiudizio ideologico. In particolare Boldrin ha sostenuto che esistono due aspetti dell’indipendentismo, che vanno tenuti assolutamente separati: l’indipendentismo culturale, certamente lecito, e l’indipendentismo economico-politico che dovrebbe esser liberato e svuotato dalla retorica e dal “rivendicazionismo lamentoso”.
Il confronto si è infine spostato sul tema dei prodotti maggiormente esportati dalla Sardegna. Con sorpresa di molti, Carboni, mostrando alcuni interessanti grafici, ha rilevato come la maggior parte dell’export sardo sia costituito da prodotti petroliferi (si pensi alla Saras) mentre le imprese agricole, pur essendo numerose, risultano poco produttive. E’ stata dunque apertamente smentita la convinzione per cui, se solo ci fosse una gestione efficiente, i sardi potrebbero vivere di turismo e agricoltura.
Non a caso secondo il Dott. Boldrin è presente in Sardegna così come anche in Puglia (a voler sottolineare ancora una volta come non vi siano specificità sarde) la ferma convinzione o “mitologia” che il turismo possa impattare in maniera significativa nella crescita di una regione, laddove invece, ciò non corrisponderebbe alla realtà dei fatti.
A queste affermazioni ha replicato la Dott.ssa Biagi affermando che, se è vero che di turismo non si vive, in una Regione come la Sardegna in cui il clima lo consente, si possono valorizzare ancora di più le risorse naturali dell’isola.
L’incontro si è infine concluso, come programmato, poco più tardi delle ore 20:00.
Tirando le somme, sono tante le riflessioni che possono essere fatte.
Innanzitutto, i dati presentati da Gianni Carboni hanno dimostrato ed evidenziato come la Sardegna in termini di occupazione, livelli di scolarizzazione e di sviluppo economico, fatto salvo lo scostamento di pochi punti percentuali, segua il trend di tutta la penisola. E ciò contrariamente alla diffusa ed errata convinzione che invece sussiste e serpeggia nella mentalità della quasi totalità dei sardi per cui “le cose da noi vanno peggio che altrove”.
E’ questo stesso modo di pensare a spingere molti ad elargire giudizi impietosi quanto superficiali relativi ad una supposta “mentalità parassitaria” che tanto ricorda i discorsi dei peggiori leghisti razzisti e antimeridionalisti.
Il problema semmai, che non è solo sardo, concerne la cattiva amministrazione e la mala gestione dei fondi pubblici, ed è su questo che dovremmo riflettere e interrogarci.
Allora forse l’unica soluzione per la Sardegna ma anche per l’Italia tutta è davvero quella di andare oltre la retorica e le facili illusioni, osservare i dati, guardare la realtà facendo una seria autocritica, e poi ripartire con una maggiore consapevolezza ed evitando gli errori del passato.
Il video dell’incontro può essere reperito sul canale Youtube di “Liberi oltre le illusioni” al seguente link https://www.youtube.com/watch?v=39O1G1Gbph0&t=5962s