“Dove sta la credibilità della multinazionale americana? – continua il leader Uilm – Dove sta il rispetto dei 420 lavoratori napoletani che l’azienda vuole buttare in mezzo alla strada?”.
“Questa situazione intollerabile è resa possibile – prosegue – anche dall’incapacità e debolezza del governo italiano che non riesce a far rispettare un accordo firmato il 25 ottobre 2018 al Ministero dello Sviluppo economico. Un fatto gravissimo che può essere l’inizio di una fuga dall’Italia della Whirlpool, con la perdita di 6mila posti di lavoro”.
“Un anno fa Whirpool, mentre con una mano firmava l’accordo al Mise per proseguire l’attività industriale in Italia – continua – con l’altra trovava un’intesa con una start up svizzera senza requisiti nè economici nè industriali per la vendita dello stabilimento di Napoli. Una situazione vergognosa e irrispettosa nei confronti sia dei lavoratori che delle organizzazioni sindacali e del governo italiano”.
“Ora si vuole mettere la vita di 420 lavoratori – aggiunge – nelle mani di una società con sede in Svizzera che ha un capitale sociale insufficiente per sostenere un importante investimento come l’acquisizione del sito di Napoli e che garantirà al massimo il ritorno al lavoro di 300 persone e non prima del 2021. Una follia a cui noi ci opporremo con tutte le nostre forze”.
“Per Napoli serve un piano serio e credibile – continua – con una valutazione delle caratteristiche economiche e industriali dopo un’attenta e approfondita selezione tra i potenziali acquirenti. Serve un controllo pubblico sul destino di centinaia di famiglie che rischiano “.
“Non vogliamo che sia una nuova Embraco – prosegue – con una società che non ha mezzi sufficienti per far partire la produzione e con una scelta sbagliata fatta dal governo italiano due anni fa, scegliendo un’azienda senza quelle caratteristiche di solidità economica e industriale per garantire un futuro occupazionale a 417 lavoratori. Una società, tra l’altro, che mentre non fa partire la produzione versa oltre un milione e mezzo di consulenze ai vertici aziendali”.
“Non è accettabile in nessun modo – conclude – che una multinazionale che ha beneficiato di tanti milioni di euro di ammortizzatori sociali da parte dello Stato italiano per rendere possibile il suo piano industriale dal 2015 a oggi, dal giorno dopo la firma di un accordo decida di andare via mettendo in ginocchio un intero territorio già in grave difficoltà sociale ed economica”.