Il castello si trova in quella che un tempo era chiamata la “Contea di Pietralata“, comprendente parte degli attuali territori comunali di Vasia, Prelà e Imperia e, sebbene oggi sia poco conosciuto, fu di estrema importanza per la storia del Ponente Ligure.
Si tratta di una fortezza di origine medievale, posta su un poggio a picco sulla valle, databile tra la seconda metà del XIV secolo e l’inizio del XV secolo, appartenuta prima ai Conti di Ventimiglia e poi ai Savoia.
Il castello, verosimilmente, fu costruito sulle rovine di un castello primigenio. Subì molti assalti nel corso delle locali lotte feudali e fu abbandonato a partire dal 1625, quando fu preso e smantellato da Francesco Moltedo, governatore di Porto Maurizio, nell’ambito della guerra per il dominio del Marchesato di Zuccarello, che vedeva contrapposte le truppe ispano-genovesi a quelle franco-sabaude.
[fotogallery id=292990]La fortezza non fu più ricostruita sostanzialmente per due motivi: a partire dal 1625 si può considerare definitivamente dissolto il sistema feudale, per cui i castelli, che ne erano eminente espressione, persero il loro valore territoriale.
I Savoia, inoltre, non ritennero più particolarmente strategici i propri domini nelle valli imperiesi, perché, nonostante l’acquisto di Oneglia, non si era realizzata la viabilità continua dal mare alla val Tanaro, data la presenza della Repubblica di Genova nei territori di Pornassio e Rezzo. Per questa ragione i Savoia ritennero più proficuo potenziare lo sbocco al mare sul comitato di Nizza. Attualmente sono ancora visibili parte delle mura di cinta e diverse feritoie, che servivano per appoggiare la canna dell’arma da fuoco.
Nel romanzo “Annina“, scritto a metà dell’Ottocento dallo storico portorino Donaudi, si racconta la storia d’amore tra due giovani, ambientato nella prima metà del ‘400 proprio al castello di Pietralata. Tilburgia, contessina di Boglio, fu rinchiusa nel castello al fine di impedirle di sposare il conte Ludovico Lascaris. Ma il conte, innamorato di Tilburgia, riuscì a liberarla e i due fuggirono presso la corte della regina di Napoli, Giovanna I D’Angiò.
Tratto da E. Airenti, “Il castello di Pietralata: inquadramento storico e prime indagini materiali”, in “Ligures”, III (2005).