Sono questi i temi sui quali si concentra la “Giornata mondiale della prematurità 2019” che ricorre il 17 novembre e alla quale, anche quest’anno, aderisce la Neonatologia, Tin e Nido dell’Aou di Sassari.
La ricorrenza è stata istituita nel 2008 dalla European Foundation for the care of newborn infants (Efcni) che ha così acceso i riflettori sulla problematica dei bambini “nati troppo presto” (born too soon.
Grazie al patrocinio del Comune di Sassari, alla disponibilità della Provincia di Sassari e al contributo gratuito della ditta Antonio Sisto, la struttura diretta da Giorgio Olzai domenica 17 novembre farà illuminare la facciata dello storico palazzo di piazza d’Italia, colorandola di viola. La stessa iniziativa avverrà, contemporaneamente, in altri comuni della penisola e del resto d’Europa dove saranno illuminati di viola edifici e monumenti.
Gli obiettivi della giornata sono quelli di sensibilizzare le istituzioni, i professionisti e la popolazione sul tema dei neonati pretermine, richiamare il valore dell’assistenza e sottolineare l’importanza della prevenzione dei fattori di rischio che possono favorire il verificarsi della prematurità.
«È importante sapere che – afferma Giorgio Olzai, direttore dell’unità operativa di Neonatologia, Tin e Nido – i bambini nati pretermine presentano elevati rischi di esiti a distanza in ambito neurosensoriale, cognitivo e respiratorio. Ecco perché, è opportuno avviare un monitoraggio costante e accurato delle varie fasi del loro sviluppo, anche con l’azione di particolari protocolli». Protocolli che devono prevedere una serie di azioni di follow up e monitoraggio che vedono protagonisti numerosi professionisti. Una vera e propria équipe multidisciplinare composta da un appropriato organico medico-infermieristico: neonatologo, infermiere e neuropsichiatra infantile, ai quali possono aggiungersi anche il fisioterapista, lo psicologo e il neuropsicomotricista e ancora il logopedista, il fisiatra, il pediatra.
Secondo i dati a disposizione del ministero della Salute, in Italia i neonati pretermine costituiscono il 10 per cento delle nascite totali e incidono sulla mortalità neonatale per il 50 per cento e su quella infantile per il 40 per cento, con un forte impatto sul Sistema sanitario nazionale.
Si tratta di bambini nati prima della 37esima settimana di gestazione che, fin dai primi istanti di vita, hanno bisogno di terapie intensive neonatali adeguate poiché non hanno ancora maturato del tutto organi e apparati e non sono ancora capaci di adattarsi alla vita fuori dal grembo materno.
E se ancora non sono spiegati i motivi di molte nascite pretermine, – secondo gli esperti di Epicentro, il Centro nazionale per la prevenzione delle malattie e la promozione della salute dell’Istituto superiore di sanità – nei Paesi ad alto reddito il loro incremento risulta associato all’aumento dell’età materna al parto, al maggiore ricorso alle tecniche di procreazione assistita con conseguente maggiore frequenza di gravidanze gemellari e, in alcuni Paesi, ai tagli cesarei effettuati prima della 38esima settimana di gestazione.
Il tasso di sopravvivenza per i neonati prematuri è, per fortuna, in continuo miglioramento grazie ai progressi compiuti dalla scienza.