Durante l’incontro si è discusso della convocazione della seconda conferenza regionale amianto da tenersi a Oristano; dell’inserimento dei due ex siti industriali della produzione di cemento amianto, la Sardit di Oristano e la Cema Sarda di Marrubiu, nella lista nazionale dei siti inquinanti, utile a ottener risorse per la loro bonifica e messa in sicurezza; dell’istituzione di una metodologia della micro raccolta di manufatti con presenza di amianto, attraverso la partecipazione diretta del cittadino, metodologia già presente in numerose regioni del paese.
L’associazione “Ex Esposti” ha chiesto inoltre una più stretta sorveglianza sanitaria, con un nuovo protocollo regionale che preveda il mantenimento a vita del diritto alla sorveglianza sanitaria degli ex esposti amianto, con allargamento ai familiari degli esposti e ai cittadini senza anagrafe lavorativa, che presentano patologie correlate all’amianto ad oggi esclusi dal protocollo; l’istituzione del fondo vittime regionale, collegato al fondo vittime sul lavoro già presente nella nostra Regione, la richiesta di una campagna pubblicitaria istituzionale che metta a conoscenza dei cittadini sardi il rischio esposizione alla fibra killer, l’obbligo della bonifica programmata degli immobili di proprietà pubblica e l’inizio di un percorso conoscitivo e congiunto con assessorati all’Ambiente, all’Industria e alla Sanità, per promuovere l’installazione di un impianto di inertizzazione amianto.
“Durante il confronto”, ha commentato il presidente dell’associazione Lilliu, “non sono mancati momenti di tensione e di critica da parte dell’associazione nei confronti della politica regionale, che dimostra e ha dimostrato poca sensibilità e concretezza a risolvere i punti di criticità, e si conferma incapace ad applicare in tutti i suoi articoli sia la legge nazionale 257/92, che la legge regionale 22/2005”.
In un breve intervento Mauro Grussu ha posto l’accento sui contenuti della Direttiva Europea 2009/149 CE affinchè gli stessi componenti della Commissione possano approfondire le tematiche di interesse in essa contenuti, con lo scopo di mettere in campo le migliori soluzioni alle criticità molto ben illustrate dal Presidente Lilliu.
Al termine del confronto l’associazione ha messo in evidenza il rischio di importazione di manufatti in amianto da Paesi che ancora utilizzano la fibra killer per svariate produzioni.
“Un esempio”, ha spiegato il presidente Lilliu, “è la Cina. Il gruppo Onorato ha comunicato pubblicamente di aver acquistato per la propria flotta due navi costruite nei cantieri cinesi, che saranno impiegate nelle tratte marine da e per la Sardegna. Abbiamo chiesto di mettere in atto azioni che garantiscano l’assenza di amianto, ricordando che fino agli anni ’90 anche nei nostri cantieri navali si utilizzava la fibra per costruire le navi, e purtroppo sono migliaia i lavoratori e i militari deceduti per questo motivo”.