Nell’ambito del Mese dei Diritti Umani, l’Asarp, associazione sarda per l’attuazione della riforma psichiatrica, grazie alla collaborazione con RAI Cinema e Montmorency Film, presenta il documentario “Materia Oscura” di Martina Parenti e Massimo D’Anolfi. Sabato 16 novembre alle ore 17.00 nella Cineteca Sarda – Società Umanitaria in Viale Trieste, 118 – 126. L’ingresso è gratuito. L’Asarp ritiene dannosa l’occupazione militare della Sardegna. Dannosa perché sottrae il territorio alle popolazioni, perché lo inquina e lo rende inservibile per qualsiasi uso. E soprattutto perché è un sostegno alle guerre. Seguirà un dibattito sull’occupazione militare della Sardegna e le ricadute sull’ambiente e sulla salute. Partecipano Gisella Trincas, presidente dell’Asarp; Roberto Loddo del manifesto sardo; Claudia Zuncheddu, medico e attivista; Ettore Cannavera, fondatore della “Comunità la Collina”.
Questo documentario racconta un luogo di guerra in tempo di pace: l’area del Poligono Sperimentale del Salto di Quirra, regione della Sardegna compresa tra le province di Cagliari e Nuoro, dove, per oltre cinquanta anni, i governi di tutto il mondo hanno testato armi nuove e dove il governo italiano ha fatto brillare i vecchi arsenali militari, compromettendo inesorabilmente il territorio. Attorno a quest’area si intrecciano un’indagine giudiziaria, un servizio fotografico, la vita di un paese e quella di due pastori. Con sguardo poetico, il film si addentra in questo territorio mostrandone la silenziosa quotidianità e rivelando la devastante convivenza tra gli elementi della natura – uomini compresi – e la fabbrica della guerra.
Una vicenda italiana praticamente sconosciuta: nella zona del Poligono Sperimentale del Salto di Quirra in Sardegna, per oltre 50 anni, i governi di tutto il mondo, non solo gli italiani o gli alleati, hanno testato nuovi tipi di armi e di esplosivi, con missili e cannoneggiamenti. E il nostro governo ha pensato bene di far brillare quanto avanzava dai vecchi arsenali militari, creando così ulteriori dissesti al territorio. Tutto documentato. Dai materiali d’archivio (del poligono stesso) alle ricerche scientifiche sull’inquinamento, all’orrore che si ripercuote sul lavoro di una famiglia di allevatori e sui loro animali a poca distanza dall’incriminato poligono. Non c’è voce fuori campo, parlano immagini e situazioni. “Un film sulla devastante convivenza tra gli elementi della natura – uomini compresi – e la fabbrica della guerra”, così definiscono il loro lavoro D’Anolfi e Parenti.