Il Ministero dell’Agricoltura deve proporlo, l’Europa approvarlo e istituirlo. Si tratta di un Sistema europeo del latte ovino che, oltre alla Sardegna, coinvolga Toscana, Lazio, Sicilia, Spagna, Francia e Portogallo. “Un sistema che sia ben distinto da quello del latte vaccino, che sia ad alta sostenibilità ambientale, culturale, sociale ed economica”, spiega Palitta. “E’ ormai indispensabile dotarsi di questo strumento, non solo per distinguere la nostra produzione dalla produzione intensiva di massa del latte vaccino, ma anche per poter intercettare i finanziamenti necessari a rafforzare le aree rurali dove la pecora è un presidio del territorio, per proteggere il prodotto e dunque la nostra economia. La ministra Bellanova si è dimostrata ben disposta rispetto a questa ipotesi, e noi abbiamo già portato questo argomento a Bruxelles sui tavoli di OriGInEu”.
Il presidente Palitta ha sottolineato la necessità, e l’urgenza, di una legge nazionale che preveda una “sanatoria” per le aziende degli allevatori che non hanno più i requisiti per avere accesso al credito bancario. “Ho detto alla ministra che è indispensabile riportare quelle aziende in bonis, ovvero nelle condizioni di essere considerate solvibili dalle banche, in modo da poter avere più facilmente accesso al credito. Serve un provvedimento legislativo prima possibile, per evitare il ricorso alle caparre che depotenzia la capacità contrattuale. Bonus e moratorie sono inefficaci in un sistema senza bancabilità”, sottolinea Palitta.
Quello del pegno rotativo è uno strumento che, promosso dal Consorzio e sostenuto dal sistema creditizio e dal Ministero, ha funzionato molto bene in Sardegna, permettendo di costruire un solido argine al crollo del mercato come era invece successo nel 2016. “Il nostro obiettivo è rafforzare questo strumento e renderlo permanente, perché la funzione del creditonel sistema è fondamentale”, spiega Palitta.
Regole farraginose, quorum richiesti troppo alti sia per la presentazione che per l’approvazione, un sistema frammentario che rende difficile arrivare a una posizione unitaria. Palitta ha esposto tutti i punti deboli del Piano dell’offerta, emersi anche durante il confronto in sedi europee con le altre Dop, e ha sottolineato che stando così le cose è molto difficile fare di più e ottenere i risultati sperati.Per far funzionare il Piano dell’offerta serve inoltre il governo del latte, questione che alcuni Consorzi hanno risolto fissando nei loro disciplinari un tetto produttivo per ettaro.
E’ ormai necessario ampliarne i compiti. Questa esigenza è condivisa ancora una volta nel contesto europeo, essendo quello della tutela un incarico ogni giorno più impegnativo: un tema comune, dunque, perché “sempre più spesso ci vengono chieste cose che vanno oltre i nostri compiti, ma per farlo servono strumenti e poteri più ampi”. Palitta ricorda che nei Consorzi non è prevista la figura di un manager con compiti di natura commerciale,perché quei compiti non rientrano fra quelli del Consorzio,e che per unConsorzio così piccolo come quello da lui presieduto tutte le consulenze professionali sono esterne. “Gli avvocati, per esempio, che quotidianamente monitorano la situazione per salvaguardare la dop dalle contraffazioni e che sui dazi hanno ottenuto un risultato straordinario e non miracolistico, o le Agenzie di promozione del nostro prodotto, ci siamo sempre affidati alle più importanti a livello mondiale”. Gli uffici di vigilanza, infine, hanno un ruolo terzo totalmente indipendente rispetto alla proprietà del Consorzio. “Apprezziamo la disponibilità dimostrata dal Ministero. Adesso – conclude Palitta – ci aspettiamo che la Regione eserciti il suo ruolo politico per rafforzare sempre di più il sistema lattiero-caseario sardo e ne riconosca le rappresentanze”.