Un’assurdità a cui il governo nazionale deve porre rimedio – afferma Tore Piana. – Chiediamo anche un accordo tra governo e regione per la riduzione del 20% sul costo di mangimi e concimi destinati alla Sardegna: un allevatore con 300 pecore avrebbe, cosi, un guadagno di 4.000 euro in più all’anno.
In questi giorni, a tenere alta l’attenzione del mondo agricolo Sardo resta quello sul prezzo del latte di pecora, che dovrà essere pagato agli allevatori Sardi nella nuova stagione 2019/2020. Si parla comunque di un prezzo di partenza (acconto) che dovrebbe essere non meno di 0,85 centesimi litro.
Tutti a ricercare nuovi metodi di calcolo, piani dell’offerta, bandi per indigenti, mercuriali e valutazione di prezzi sulle diverse borse merci, richiesta di convocazioni di tavoli regionali e nazionali, dove si parla di tutto ma non di quattro aspetti sui quali il Centro Studi Agricoli, invece, ritiene necessario focalizzare l’attenzione.
Questi quattro aspetti riguardano:
- i costi dell’energia elettrica utilizzata prima nelle stalle, per far funzionare le mungitrici, e dopo nei caseifici, per poter far funzionare i macchinari di caseificazione;
- i costi dell’acqua potabile fornita da Abbanoa e utilizzata dai caseifici;
- i costi del gasolio utilizzato dai caseifici per far funzionare le caldaie;
- il maggiore costo di mangimi e concimi venduti in Sardegna.
In queste settimane – evidenzia Tore Piana, Presidente del Centro studi Agricoli – si sta discutendo nel mondo politico regionale della possibile metanizzazione della Sardegna e di quale investimento portare avanti: dorsale del metano con una condotta sottomarina o distribuzione attraverso depositi costieri di GNL. A noi non interessa quale sia il metodo migliore, a noi interessa che in Sardegna arrivi al più presto il metano, usufruendo così di costi energetici ridotti al pari delle imprese che operano nel resto dell’Italia. Il Metano in Sardegna deve arrivare in tempi strettissimi. Veniamo ora al settore Agricolo Sardo: secondo alcuni nostri calcoli come Centro Studi Agricoli, l’incidenza dei maggiori costi per l’utilizzo dell’energia elettrica in Sardegna, ammonta a un costo maggiore di produzione, calcolato in circa 8 centesimi a litro di latte di pecora, un prezzo maggiore rispetto alle altre regioni Italiane che, con il risparmio per l’utilizzo del metano, sarebbero potuti restare tutti al pastore sardo che produce il latte crudo – afferma Tore Piana. – Nel calcolo dell’incidenza dei maggiori costi rapportati al litro di latte di pecora crudo pari a 8 centesimi/litro, rientrano: i costi dell’energia elettrica utilizzata per far funzionare le mungitrici nelle stalle, che incidono in circa 2,8 centesimi al litro di latte. I costi dell’energia elettrica utilizzata per far funzionare i caseifici per la trasformazione del latte di pecora in formaggio pecorino, che incidono in circa 5 centesimi al litro di latte. Altri maggiori costi riguardano il costo del gasolio e dell’acqua potabile utilizzata nei caseifici. Tutti maggiori costi, di cui nessuno parla ed evidenzia, ma che le imprese Sarde subiscono e pagano con costi maggiori rispetto al resto dell’Italia – continua Tore Piana. Sono anche questi gli argomenti che dovranno essere portati all’attenzione del Governo Nazionale attraverso il Tavolo del Latte convocato a Roma il 28 novembre. È ora che il Governo Nazionale riconosca agli allevatori della Sardegna, in attesa dell’arrivo del metano che ridurrebbe i costi energetici, un indennizzo o una riduzione momentanea sul costo dell’energia elettrica, dell’acqua e del gasolio. Come CSA chiediamo, inoltre, un accordo quadro fra Governo Nazionale, Regione e produttori di Mangimi e concimi, che preveda la riduzione del costo di vendita in Sardegna del 20% – conclude Tore Piana.