Molto spesso ci ritroviamo a filosofeggiare o a dare interpretazioni su quello che siamo, ma in realtà bisognerebbe recuperare il senso del concreto di tutte le nostre esistenze. In altre parole significa “mettere i piedi per terra” senza cercare nei meandri delle parole e dei sofismi intellettualoidi, sterili approcci che non portano “vita” alle nostre vite. In questo testo di natura filosofica, ma anche psicologica, intendo portare il lettore a innamorarsi della vita, intesa come dono prezioso che dobbiamo imparare ad apprezzare nonostante le vicissitudini e le nostre bufere esistenziali. Il mio intento è quello di lasciare ai lettori un senso di gioia immensa per quello che siamo e per quello che ci appartiene in quanto “esseri umani” e anzi, più diventiamo umani, più ci avviciniamo a quella che è la nostra vera essenza spirituale.
Ci è dato un tempo da vivere come un solco che si scava tra le pieghe dell’eternità. Il terso è intrecciato tra considerazioni di quelli che sono i nostri modi di vivere e di pensare con testi di prosa poetica, uno stile di scrittura che ho imparato dai tempi del liceo, quando i miei formatori mi hanno trasferito la passione per la cultura e per la conoscenza. In realtà, mi sono reso conto che mentre scaviamo nella meraviglia di quello che ci circonda, arriviamo a porci delle domande che riguardano il senso dei nostri giorni e del perché della nostra esistenza.
Questi temi sono stati trattati con profondità ma con una scrittura che diventa leggera e a tratti ironica, perché in realtà la soluzione a tutto diventa l’ironia intesa come distacco dalle situazioni a volte anche dolorose che ci investono. Se andiamo a ritroso nel tempo, i nostri progenitori vivevano nella civiltà contadina e avevano un senso del tempo diverso dal nostro. La loro vita era più faticosa in termini proprio fisici ma più leggera in termini psichici. Loro, ad esempio, erano molto più consapevoli di noi del ciclo della vita. Nei nostri tempi, invece, noi fuggiamo dalla morte ma anche da quelle che sono le gioie che possono capitarci. Gli stimoli che ci sommergono ogni giorno sono, per la maggiore, di carattere negativo. Quante volte, durante il giorno, fissiamo lo sguardo sui social ad assorbire negatività che, il più delle volte, non riguardano la nostra vita personale. È vero, il nostro modo di pensare fa le nostre vite ma noi possiamo alleggerire i nostri pensieri, fissando quelle che sono realmente le cose importanti e che ci danno realmente la “gioia di vivere”.
La nostra vita è un insieme di esperienze quotidiane positive o negative. Noi facciamo sintesi di quello che viviamo per darci dei significati. Con gli avvenimenti, noi costruiamo la storia della nostra vita e imprimiamo nella memoria gli stimoli esterni. Gli stimoli possiamo recepirli anche in base al nostro vissuto, per cui, un evento che può colpire duramente una persona, non lo fa con un’altra persona. Le difficoltà o le sofferenze, quando vengono accettate e vissute in maniera costruttiva, sono anch’esse delle risorse che aiutano il nostro apparato psichico ad adattarsi all’ambiente, inteso come ambiente naturale ma anche sociale, familiare, scolastico o lavorativo. Tocca a noi vivere la vita come risorsa o come una condanna ma, visto che ci è stata donata, il mio pensiero è quella di viverla profondamente per cercare qualsiasi barlume di luce e di amore sul nostro percorso esistenziale.
La nostra psiche ha delle risorse illimitate e addirittura, come sostiene il neurologo Shultz, si rigenera. Oggi, siamo distratti da tante cose ed è come se quelle distrazioni le cerchiamo perché stare da soli con se stessi, non è sempre semplice. L’evoluzione di una personalità ha tante sfaccettature e credo sia importante “sapersi ascoltare” nel senso di “lasciarsi andare”. Lo stesso Shultz la chiama “quiete fluente.”
Certo, non è un qualcosa che accade senza la nostra volontà. La volontà è l’istanza psichica più vicina all’IO, come ribadisce Assagioli, e la volontà, non intesa come forza di volontà, va allenata. Come dicevo, la psiche ha risorse illimitate e funziona come apparato che si adatta, ma questo adattamento lo possiamo dirigere noi come direttori d’orchestra di tutte le forze esistenziali che entrano in gioco. Il concetto di personalità è complesso ma, vivere una vita serena, molte volte dipende anche dal nostro atteggiamento. Se tutto è vissuto con pesantezza, le cose poi iniziano a pesarci per davvero. Bisogna avere quel sorriso che ci porta ad avere sempre la speranza che i nuvoloni della vita arrivano… e passano.
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Note d’Autore
Giuseppe Lazzaro è nato a Massafra in provincia di Taranto. Di formazione classica è specializzando in Psicologia Clinica. È un imprenditore e si occupa di formazione. È un uomo sposato e ha due figlie.
Si è molto occupato di associazionismo e di relazioni d’aiuto in ambito esistenziale e sociale. Scrittore di saggi, poeta e appassionato di filosofia e di teologia. Le sue ricerche vertono su temi che riguardano le realtà psichiche come sviluppo omeostatico e adattivo della persona nel proprio contesto sociale ed esperienziale.
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