L’elenco è straziante: una “grande quantità di teli di plastica blu” e “masse di corda” insieme ad altri “detriti” marini nello stomaco del capodoglio spiaggiato ormai senza vita all’inizio di questa settimana sulla spiaggia di Hell’s Mouth ad Abersoch nel Galles. Secondo il British Divers Marine Life Rescue (BDMLR) è il primo capodoglio che si spiaggia in una località gallese dal 1913. Nessun segno di collisione con un’imbarcazione, ad uccidere il cetaceo lungo sette metri e pesante sette tonnellate è stata con tutta probabilità proprio quella plastica che ha finito per ostruire il canale digerente. Il capodoglio, una specie ormai a rischio di estinzione la cui sopravvivenza è dunque minacciata dal gravissimo inquinamento ambientale del nostro mare. Un esame post mortem ha infatti rivelato che i due terzi dello stomaco di un cetaceo così grande erano occupati da plastica e solo un terzo da becchi di calamaro, che sono il cibo preferito di questi animali. Gli esperti ritengono che gli oggetti possano aver influito sulla capacità dell’animale di digerire il cibo ingerito e aver contribuito al suo stato di malnutrizione. L’esame post mortem è stato condotto dal Cetacean Strandings Investigation Program, dalla Zoological Society of London e dal Marine Environmental Monitoring. Si pensa che l’animale facesse parte di un branco di capodogli trovati nelle acque a sud del Regno Unito. E’ l’ennesima terribile e raccapricciante cartolina, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, che arriva da un oceano sempre più devastato dall’inquinamento da plastica che dimostra la complicità dell’enorme materiale ingerito nel decesso del cetaceo. Teli di plastica blu e masse di corda insieme ad altri detriti marini sono tanti, è chiaro che sono stati ingeriti negli anni ma quello che è importante dire è che questi capodogli mangiano in profondità. La riflessione che va fatta quindi è che questo nostro meraviglioso mare blu e fascinoso in superficie, nasconde sul suo fondo un tappeto di rifiuti del quale non abbiamo reale contezza. Le navi che passano buttano di tutto e gli esperti credono che la tristissima morte di questo capodoglio conferma che siamo arrivati ad una “situazione estrema”. Tuttavia cetacei ma non solo. Sono sempre di più le tartarughe imprigionate dalla plastica. Greta Thunberg ha ragione: la vera emergenza non è il clima. Siamo noi.
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