Il programma (allegato alla mail) prevede a partire dalle 9 i saluti istituzionali di Cosimo Preite, Dirigente Scolastico IISS E.Giannelli di Parabita; Marco Pacati, Dirigente Scolastico IPIA C. Pesenti di Bergamo, Vincenzo Melilli, Dirigente USR, Ufficio VI Ambito Territoriale di Lecce; Stefano Minerva, Presidente Provincia di Lecce e sindaco di Gallipoli; Stefano Prete, sindaco di Parabita; Sebastiano Leo, Assessore regionale Formazione e Lavoro, Politiche per il Lavoro, Diritto allo studio, Scuola, Università, Formazione professionale. Sono previste una sessione mattutina e una pomeridiana laboratoriale (a partire dalle 14). Nel corso dei lavori, si alterneranno Anna Cammalieri, Direttore Ufficio Scolastico Regionale; Maria Raffaella Lamacchia, Dirigente Dipartimento istruzione, formazione e lavoro, sez. istruzione Università, Regione Puglia; Fabrizio Proietti, MIUR Direzione Generale per gli Ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione; Ettore Acerra, MIUR Coordinatore del servizio ispettivo nazionale; Rosalba Bonanni, MIUR Direzione Generale per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione; Cataldo Rusciano, MIUR Dirigente tecnico USR Puglia.
Lo scorso 27 giugno il Miur ha reso pubblici i dati sulle iscrizioni scolastiche per l’anno 2019-2020: i dati, hanno certificato, come le famiglie negli ultimi cinque anni si siano aggrappate alla tradizione dei licei: su 542.654 richieste di iscrizione alla prima superiore, infatti, il 54,6 per cento si è affidato a un classico, uno scientifico, un linguistico (i licei sono in crescita di iscritti dal 2014-2015). Le scuole tecniche (economiche, tecnologiche, turistiche) sono in lieve ripresa, circa il 31 per cento del totale che si affaccia alla secondaria superiore. La scelta degli undici indirizzi di istruzione professionale e dei percorsi di formazione professionale (IeFp), invece, è in vistoso calo, gli iscritti sono il 14,4 per cento del totale contro il 15,2 dell’anno precedente. Dal 2003 è iniziata una discesa continua e rapida con due accenni di risalita nel 2009 e nel 2012 che non hanno invertito la tendenza negativa: i Professionali non sono istituti cercati in un Paese che tutt’oggi poggia la sua tenuta economica sulla piccola e media impresa e quando nel resto d’Europa – in Germania, soprattutto – le scuole del fare hanno altri numeri ed altri risultati.
Una ricerca della Fondazione Agnelli del febbraio 2018 ha spiegato una questione che, probabilmente, le famiglie italiane hanno intuito da tempo: i Professionali italiani (nella ricerca anche i Tecnici, in verità) danno minori garanzie di occupazione. Nello specifico, solo il 42,7 per cento dei diplomati tecnico-professionali trova un lavoro nei due anni successivi alla Maturità. La dispersione – ovvero gli studenti che non arrivano alla Maturità – resta alta e troppe classi sono diventate luoghi di aggressività studentesca nei confronti di docenti lasciati in solitudine.
“Il Dlgs 61/2017– spiega Cosimo Preite, Dirigente Scolastico IISS E. Giannelli di Parabita – intende introdurre nei professionali una didattica personalizzata che possa permetteread ogni studente di rafforzare e innalzare le proprie competenze per l’apprendimento permanente, a partire da quelle chiave di cittadinanza, nonché di orientare il proprio progetto di vita e di lavoro.Insomma un riavvicinamento tra “filiera formativa” e “filiera produttiva”, secondo un sistema duale di ispirazione tedesca, recita infatti il Decreto “… formare figure professionali di livello intermedio per l’assunzione di ruoli operativi, con adeguate responsabilità in relazione alle attività economiche di riferimento; ed offrendo risposte articolate e dinamiche alle domande del mondo del lavoro e delle professioni, tali da far percepire i saperi appresi come utili, significativi e riscontrabili nel reale.”
Caratteristiche della nuova riforma sono:
• nuovi indirizzi: si passa da 6 a 11. Il profilo dei nuovi indirizzi è stato predisposto in modo innovativo e sempre più coerente con il sistema produttivo che caratterizza il “Made in Italy”.
• nuovo modello didattico, basato sulla personalizzazione, sull’uso diffuso ed intelligente dei laboratori, su un’integrazione piena tra competenze, abilità e conoscenze.
• didattica orientativa, finalizzata ad accompagnare e indirizzare le studentesse e gli studenti in tutto il corso di studi.
• maggiore flessibilità.
• materie aggregate per assi culturali.
• biennio sostanzialmente unitario, seguito da un triennio finalizzato all’approfondimento della formazione dello studente.
• raccordo tra il sistema dell’istruzione professionale e il sistema di istruzione e formazione professionale
• reversibilità dei percorsi, sia con la possibilità di passaggio tra percorsi IeFP e IP, sia con l’accesso all’esame di qualifica o diploma professionale per gli studenti degli IP, previo riconoscimento dei crediti formativi, attraverso la personalizzazione dei percorsi (P.F.I.; 264 ore nel biennio, spazi di flessibilità nel triennio).
Viene, inoltre proposto un nuovo modello organizzativo prevedendo:
una QUOTA AUTONOMIA (pari al 20% orario complessivo del biennio e del triennio): per perseguire gli obiettivi di apprendimento relativi al profilo in uscita dell’indirizzo di studi anche attraverso il potenziamento degli insegnamenti obbligatori.
Galli SPAZI FLESSIBILITÀ (pari al 40% orario complessivo del 3°, 4°, 5° anno): per declinare i profili dell’indirizzo di studi in percorsi formativi aderenti ai fabbisogni del territorio e coerenti con le priorità indicate dalle Regioni nella propria programmazione.
“Una maggiore flessibilità – aggiunge Preite – organizzativa/didattica, un insegnamento/apprendimento più significativo e vicino alla realtà, la personalizzazione dei percorsi per corrispondere alle diversità degli stili cognitivi e alle differenti capacità di apprendimento degli studenti, alle loro sensibilità e attitudini, ai differenti livelli motivazionali , sono certamente funzionali ad un maggior coinvolgimento dei ragazzi e ottimi deterrenti per l’abbandono degli studi: l’obiettivo è trasformare gli istituti professionali in reali “scuole territoriali dell’innovazione”.