Quest’oggi compie gli anni il più grande realizzatore della storia della Nazionale italiana: Luigi Riva, detto Gigi. Nato a Leggiuno il 7 novembre del 1944, nella sua carriera ha segnato 35 reti in 42 presenze con la maglia azzurra (record ancora imbattuto), ma soprattutto ha condotto il Cagliari alla vittoria del suo unico scudetto, diventando così una leggenda per i sardi. Un legame indissolubile quello tra il giocatore ed il capoluogo sardo, nato però non nel migliore dei modi.
L’arrivo a Cagliari
Riva racconta che quando arrivò a Cagliari per la prima volta, fu tentato di riprendere subito il primo aereo e tornare indietro. Nel ’64 il capoluogo sardo non era così sviluppato, infatti nei dintorni dell’aeroporto c’era il nulla. Dopo l’iniziale timore, però, il giocatore si ambientò ed iniziò ad apprezzare il clima, le passeggiate al Poetto, i pranzi con i pescatori in riva al mare: una vita serena lontana dai riflettori. Proprio per questo l’attaccante non accettò mai la proposta della Juventus, neanche a fine carriera.
Per certi versi lui viene definito ancora oggi l’emigrato al contrario: in quegli anni la popolazione si spostava dal sud verso il nord, mentre Riva fece totalmente il contrario. Scelse di restare nella “sua Terra”: sicuramente ha perso qualcosa in termini di notorietà, ma in compenso gli è rimasto il grande amore che i sardi hanno nei suoi confronti.
“Quando vedevo la gente che partiva alla 8 da Sassari e alle 11 lo stadio era già pieno, capivo che per i sardi il calcio era tutto. Ci chiamavano pecorai e banditi in tutta Italia e io mi arrabbiavo. I banditi facevano i banditi per fame, perché allora c’era tanta fame, come oggi purtroppo. Il Cagliari era tutto per tutti e io capii che non potevo togliere le uniche gioie ai pastori. Sarebbe stata una vigliaccata andare via, malgrado tutti i soldi della Juve. Dopo ogni partita spuntava Allodi che mi diceva “Dai, telefoniamo a Boniperti”. Ma io non ho mai avuto il minimo dubbio e non mi sono mai pentito.”
La promozione in Seria A e lo scudetto
Giggirriva arrivò in Sardegna nella stagione 1963-1964, conducendo i rossoblù nella massima serie italiana a suon di gol: 8 reti in 26 partite. L’anno seguente la squadra sarda stupì tutti con il sesto posto ottenuto da neo promossa, ma con l’allenatore Manlio Scopigno che i rossoblù fecero il salto di qualità: nella stagione 1968-1969 il Cagliari arrivò secondo in classifica, con Riva che segnò 21 reti, conquistando il titolo di capocannoniere. Nel 1969 l’attaccante sfiorò la conquista del Pallone d’Oro, vinto per soli quattro voti in più da Gianni Rivera. Nella vita, però, ci si rialza sempre, e “Rombo di Tuono” lo fece a modo suo, portando il Cagliari alla conquista dello storico scudetto nel 1970. Riva segnò in quel campionato 21 gol, ma tutti ricordano con precisione la rete in rovesciata contro il Vicenza.
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Un corpo troppo fragile
La stagione successiva allo scudetto doveva essere quella della consacrazione di “Rombo di Tuono”, ma la sfortuna ci mise il suo zampino: nel corso del match tra Italia e Austria il difensore Norbert Hof falciò Riva, rompendogli tibia e perone. Domenighini è il primo che si avvicinò all’attaccante, urlante perché conosceva il dolore. Un grave infortunio che non fermò l’attaccante, tanto che tornò in campo ad altissimi livelli l’anno successivo, segnando 21 reti e portando il Cagliari al quarto posto in classifica.
Da quel momento, però, la parte finale della sua carriera fu caratterizzata dagli infortuni fino a quello del 1976, quando a seguito di un contrasto con il milanista Aldo Bet subì un grave strappo all’adduttore della coscia sinistra: uno stop che lo costrinse al ritiro.
Il mondo del calcio si era follemente innamorato di “Rombo di Tuono” e fu il grande giornalista Gianni Brera a raccontare tale amore nero su bianco:
“Il giocatore chiamato Rombo di Tuono è stato rapito in cielo, come tocca agli eroi. Ne può discendere solo per prodigio: purtroppo la giovinezza, che ai prodigi dispone e prepara, ahi, giovinezza è spenta”.
La sua vita a Cagliari
Dopo la carriera da calciatore, Riva si dedicò alla carriera da dirigente. Nel 1976 fondò la scuola calcio a suo nome, la prima in Sardegna. Dal 1990 al 2013 è stato prima dirigente e poi team manager della Nazionale; proprio agli inizi degli anni Novanta Riva vide giocare Francesco Totti pronosticando un futuro luminoso per lui.
Gigi Riva ora vive ancora a Cagliari, ma ormai da tempo si vede sempre di meno tra le vie del centro.
“La Sardegna mi ha dato affetto e continua a darmene. La gente mi è vicino come se ancora andassi in campo a fare gol. E questa per me è una cosa che non ha prezzo.”, disse il giocatore