“Di Maio e il M5S non hanno in alcun modo proposto sostegni alla famiglia, di Family Act non ce n’è neanche l’ombra e Italia Viva ha fatto sparire il tema dalla sua agenda comunicativa, il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri del Pd ha quantificato in 2.8 miliardi di euro in tre anni le risorse destinate alla famiglia, meno di un miliardo l’anno” ha continuato Adinolfi ricordando amaramente che destinare a 17 milioni di famiglie italiane meno di un miliardo di euro l’anno, significa destinare meno di cinque euro al mese a ciascuna di esse.
Ripercorrendo gli annunci degli ultimi mesi riguardanti azioni a favore delle famiglie, ci assale un senso di amarezza, per non dire di più. La cronologia delle chiacchiere sulle politiche pro-family la ricorda brevemente Adinolfi: “A 15 giorni dalle elezioni europee (11 maggio 2019) Di Maio, De Michieli, Rampelli e Carfagna si abbracciavano in foto con il Presidente del Forum delle associazioni familiari, promettendo 16 miliardi di euro in sostegno pro-family. Il giorno seguente (12 maggio) flashmob con Meloni davanti a Montecitorio con passeggini vuoti e un enorme striscione con la scritta ‘reddito di maternità’.
Il 20 maggio Di Maio portava in Consiglio dei ministri il ‘decreto famiglia’ con misure di immediato sostegno compreso un assegno fisso per ogni figlio e la detrazione fiscale del 19% delle spese sostenute come pannolini e latte in polvere.
Il 21 maggio il ministro della Famiglia leghista Fontana, annunciava un ‘piano per la famiglia’ da 10 miliardi di euro. Con il cambio di governo alla prima stesura della finanziaria Italia Viva di Renzi annunciò un ‘Family Act’ e il Pd rilanciò assicurando l’introduzione di un assegno da 240 euro per ogni figlio, molto simile al modello richiesto dal presidente del Forum delle associazioni familiari nell’incontro dell’11 maggio”.
Adinolfi prosegue sottolineando che tutti conosciamo la fine della storia: “I rappresentanti di M5S, Fratelli d’Italia, Pd e Forza Italia non hanno dato alcun seguito concreto agli impegni assunti con la foto dell’11 maggio. Né Meloni né alcun parlamentare di Fratelli d’Italia ha presentato anche solo un disegno di legge per istituire in Italia il reddito di maternità, eppure bastava copiare il progetto di legge di iniziativa popolare depositato dal Popolo della Famiglia in
Corte di Cassazione e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 10 novembre 2018. Il “decreto famiglia” portato in Consiglio dei ministri da Di Maio il 20 maggio è stato affondato da Salvin che non poteva consentire che a cinque giorni dalle elezioni quel risultato fosse intestato al M5S”.
L’impegno sbandierato è stato tutto concentrato sugli asili nido, ma in realtà la stragrande maggioranza delle famiglie non avrà alcun beneficio dalla manovra economica varata da Pd, M5S, Italia Viva e LeU.
“Per le famiglie numerose, ridotte quasi in povertà, per le quali tutti i partiti politici si erano impegnati a varare il “fattore famiglia” (quello che noi del PdF preferiamo chiamare più chiaramente “quoziente familiare”) prima delle elezioni del 4 marzo 2018, nulla è arrivato.
Niente di niente, altro che riforma fiscale. Per combattere la denatalità e incentivare le giovani coppie a mettere su famiglia e fare figli, niente di niente” incalza Adinolfi, che ribadisce come a chiacchiere sono tutti d’accordo nell’affermare che la peste bianca d’Italia è la tragedia chiamata culle vuote, ma quando dalle chiacchiere si deve passare alla produzione tutto si arena.
“Serve un cambio di passo e di paradigma, chi crede che le politiche per la vita e per la famiglia siano la priorità necessaria per disincagliare questo Paese dalla palude in cui è affondato, deve lavorare al rafforzarsi di chi di queste politiche ha fatto il senso stesso della propria azione” affermano dal Popolo della Famiglia Sardegna, perché “affidare le politiche familiari a questi partiti equivale ad affidare a Dracula la banca del sangue: se ne ciberà per darsi
sostentamento, restituendo nulla”.
“L’ennesimo insulto alla famiglia sia almeno di definitivo insegnamento e provochi il necessario disincanto così come la spinta a sperimentare strade nuove fino ad ora considerate non degne di “voto utile”. Ma se il voto utile l’avete dato a chi è inutile rispetto alle battaglie che dite di avere a cuore, non credete d’averlo clamorosamente sprecato? Non ripetete ancora questo tragico errore” ha concluso Mario Adinolfi, presidente nazionale PdF.