Convivenza serena con le diversità culturali: basta la tolleranza o è necessario il rispetto reciproco?
Alla luce dei nuovi fatti di cronaca il tema della tolleranza è sempre più oggetto di speculazioni e controversie. Un dibattito senza fine che si intensifica ogni volta che i mass media ci danno notizia di fatti tragici legati all’immigrazione.
Fatti che mettono a dura prova la nostra capacità di “sopportare” le diversità altrui, poiché “tollerare” in fondo, significa anche sopportare gli effetti della diversità su di noi, e questo non è per niente facile. La criminalità multietnica ha un impatto emotivo devastante sulla nostra società, e accresce la paura che l’immigrato voglia imporci le proprie tradizioni e il proprio modo di rapportarsi al mondo.
E’ innegabile che dare accoglienza a chi sbarca giornalmente sulle nostre coste, significa anche “adottare” le caratteristiche salienti delle loro tradizioni, tuttavia questo non deve annullare o rinnegare la nostra identità, ma semplicemente fare in modo che la multietnicità diventi una fonte di ricchezza da cui trarre vantaggio. Difficile, ma forse non impossibile.
Sappiamo bene che le differenze che ci fanno sentire disagio e disorientamento esistono inevitabilmente, e l’immigrazione fuori controllo ha perciò dei contraccolpi rilevanti per il nostro paese, ciò nonostante possiamo cercare di mettere da parte paure e ostilità e trovare una chiave di lettura che ci permetta di convivere pacificamente con chi è diverso da noi, rifiutando la violenza e l’imposizione di valori che non riconosciamo.
Pretendendo inoltre l’osservanza delle nostre leggi e offrendo non la tolleranza, che quasi sempre esclude l’uguaglianza, ma il rispetto. Un rispetto che deve essere necessariamente reciproco, in modo tale che l’integrazione delle diverse culture e religioni sia possibile o addirittura conveniente e produttivo.
“Il rispetto è l’apprezzamento della diversità dell’altra persona, dei modi in cui lui o lei sono unici” (Annie Gottlieb)
Sabrina Cau