“Questa decisione non è sicuramente sufficiente per contrastare la crisi delle popolazioni”, ha detto la deputata algherese che nei giorni scorsi ad Alghero ha partecipato a una conferenza sul riccio di mare, organizzata dalla V Commissione consiliare della Regione Sardegna presieduta dall’onorevole Pietro Maieli.
“In questa occasione sono intervenuti gli operatori del settore a cui è stato dato ampio spazio per esprimere considerazioni e istanze” ha spiegato Paola Deiana. “Sicuramente è necessaria la chiusura di specifiche aree, il monitoraggio e una programmazione seria sulla gestione della risorsa, la cui popolazione, soprattutto a causa della pesca abusiva e indiscriminata, ha subito un forte declino”.
La parlamentare si era già occupata della questione. Nei mesi scorsi, infatti, aveva incontrato a Casa Gioiosa, sede del Parco Regionale Naturale di Porto Conte, i direttori e referenti delle Aree Marine Protette della Sardegna, i ricercatori della Fondazione IMC di Oristano e dell’Università degli Studi di Sassari e la Regione.
“La gestione della pesca del riccio di mare è molto complessa. E’ importante ascoltare le istanze di tutti gli operatori del settore: non solo pescatori, ma anche ristoratori e ricercatori”, ha ribadito la deputata che sta lavorando per promuovere azioni utili per la protezione e tutela del prezioso echinoderma.
C’è un altro aspetto estremamente importante e di cui si deve tenere in considerazione. “Il riccio di mare – ha sottolineato la parlamentare del Movimento 5 stelle – sono organismi brucatori che si nutrono di alghe e sono in grado di desertificare totalmente i fondali, così come una sua sovrappopolazione potrebbe portare, invece, a fondali poveri di vegetazione. I ricci rivestono un importante ruolo ecologico nel delicato equilibrio dell’ambiente marino. Per questo è necessaria la massima prudenza rispetto alle azioni da predisporre”.
Ma non solo, nell’ottica di una eventuale riduzione delle giornate di pesca, Paola Deiana e il collega Alberto Manca stanno lavorando affinché vi possano essere forme di compensazione anche attraverso i fondi Feamp. Per questo hanno chiesto un appuntamento presso il Ministero delle politiche agricole.