“Ieri, all’ennesima riunione in tema di riordino delle carriere, ci è stato presentato un correttivo che, per la terza volta, non corregge proprio nulla dello sciagurato riordino del 2017, e che noi bocciamo senza mezzi termini poiché non tiene in debito conto le diverse legittime aspettative del personale, e non sana una sola delle tante sperequazioni esistenti tra le diverse Forze di polizia.
Fra i tanti annosi problemi, abbiamo evidenziato, per l’ennesima volta, come rimanga, pesante come un macigno, l’indegna problematica dell’incongruenza nel trattamento economico per chi nel Comparto sicurezza supera concorsi interni. Chi lo fa, infatti, riceve l’onore del grado, l’onere delle maggiori responsabilità, ma guadagna meno di quanto, complessivamente, prendeva prima.
E’ davvero una cosa vergognosa, tanto più che il meccanismo che rende possibile tale scempio vale solo e unicamente per il Comparto Sicurezza e non per il resto del pubblico impiego. Giusto perché i poliziotti sono i più sacrificati e quelli che rischiano la vita ogni giorno, perché non fargli guadagnare anche meno di quanto gli spetterebbe? La risposta è sempre quella buona per tutte le stagioni: ‘perché non ci sono i soldi’. Il lavoro di chi porta la divisa, però, non può e non viene mai meno, anche se questo sembra non importare a chi tiene le redini di questo ingrato Paese”.
E’ la denuncia di Valter Mazzetti, Segretario Generale dell’Fsp Polizia di Stato che, dopo la riunione di ieri del tavolo tecnico sui correttivi al riordino delle carriere, torna sulla questione per cui la Federazione sindacale batte i pugni da tempo. “Si tratta – spiega Mazzetti – degli effetti distorsivi nell’elaborazione degli assegni ad personam da corrispondere a chi, partendo dalla qualifica di vertice di un determinato ruolo, supera un concorso interno e accede al ruolo superiore.
Chi partecipa al concorso interno partendo da un incarico di vertice nel proprio ruolo, ha normalmente un’anzianità e altri parametri tali da guadagnare in pratica più di chi, pur trovandosi nel ruolo superiore, ha quegli stessi parametri per così dire ‘più bassi’. Per ovviare a questo viene riconosciuto ai vincitori di concorso un assegno ad personam che gli consenta di conservare lo stipendio di prima – quello del ruolo inferiore, ma che è più sostanzioso -, senza che, però, esso possa essere modificato, perché in pratica ‘assorbe’ in sé tutti gli eventuali miglioramenti che intervengono per il ruolo superiore cui si è giunti.
Questo è totalmente ingiusto – conclude Mazzetti -, non solo perché tutte le indennità accessorie sono comunque bloccate al livello della qualifica rivestita in precedenza, ma anche e soprattutto perché, in caso di rinnovo del contratto, chi è giunto al ruolo superiore con concorso interno non potrà percepire alcun aumento”.